IBM: studio 2009 sui top manager della supply chain

Lo studio globale IBM sulla supply chain (Global Supply Chain Study), basato su interviste faccia a faccia con quasi 400 dirigenti di supply chain in 25 paesi, rivela che il 70 percento dei partecipanti ritiene che la sfida numero uno sia rappresentata dal volume schiacciante e dalla frammentazione dei dati, nonché dall’incapacità di dare significato alle informazioni. Tuttavia, correggere questo problema di “visibilità” è in fondo alla lista delle priorità, perché è un compito oneroso e difficile, i compartimenti sono più che mai stagni e gli intervistati affermano di essere troppo impegnati su altri fonti.

I leader della supply chain riconoscono la minaccia costituita dalle zone d’ombra delle informazioni, ma esprimono solo un cauto ottimismo rispetto all’adozione di misure finalizzate a usare le informazioni per un reale vantaggio competitivo. Appena il 16 percento si è dichiarato efficace nell’integrazione e nella visibilità delle informazioni in tutta la supply chain con i partner esterni.

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Lo studio evidenzia che la maggiore opportunità per questi dirigenti è costituita da dispositivi intelligenti e sistemi ERP integrati, che offrono una visibilità in tempo reale: previsioni/ordini, programmi/impegni, scorte in transito e stato delle spedizioni. Automatizzare il rilevamento in tempo reale con dispositivi intelligenti aumenta la flessibilità, la velocità e l’accuratezza, per promuovere un migliore processo decisionale.

Lo studio globale sulla supply chain, intitolato The Smarter Supply Chain of the Future (La supply chain più intelligente del futuro), è stato realizzato dalla Supply Chain Management Practice di IBM Global Business Services, in collaborazione con IBM Institute for Business Value, che sviluppa insight strategici basati sui fatti per i senior business executive. Alle interviste strutturate hanno preso parte dirigenti della supply chain in 29 settori, che hanno parlato apertamente delle sfide più impegnative.

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Gestione del rischio: un timore incombente
Secondo lo studio, il problema numero due per questi dirigenti riguarda la necessità di ottenere visibilità e la flessibilità per gestire il rischio, con il 60 percento degli intervistati che dichiara un’escalation del rischio tra i propri timori. Gli ultimi dieci anni sono stati costellati da appelli all’azione: alimenti e giocattoli contaminati, atti casuali di terrorismo e, più di recente, la drammatica contrazione dell’economia globale, che destabilizzerà le catene di fornitura parallelamente al taglio delle spese o al fallimento dei partner commerciali.

Tra gli intervistati, solo il 31 percento gestisce le prestazioni della supply chain così come il rischio, ma con strumenti e processi separati. I dirigenti citano la mancanza di processi standardizzati, i dati insufficienti e le tecnologie inadeguate tra gli ostacoli principali che impediscono un’efficace gestione del rischio. I dirigenti delle supply chain di maggiore successo incorporano la gestione del rischio nei propri piani e si servono di tool predittivi analitici per mitigarlo e identificare nuove opportunità.

“Per quanto importanti siano quest’anno concetti come ‘più economico’, ‘più veloce’ e ‘migliore’, stiamo iniziando ad avvertire un messaggio chiaro sull’assoluta necessità di avere una maggiore visibilità e flessibilità per gestire il rischio”, spiega Sanjeev Nagrath, Global Leader, Supply Chain Management, IBM Global Business Services. “Una crisi in un paese o in una regione può propagarsi molto rapidamente in tutta l’economia mondiale, generando un’enorme turbolenza. Ora che le catene di fornitura sono diventate più complesse, globali e sottoposte a maggiore pressione, i dirigenti che abbiamo intervistato ritengono di dover generare molta più intelligence in tutte le loro supply chain, se vogliono prevedere anziché reagire”.

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Il rapporto IBM invoca una catena di fornitura futura accuratamente equipaggiata, interconnessa e intelligente. Riunisce la capacità del know-how umano e l’eccellenza tecnologica per fare un uso ottimale dei dati generati dalle macchine – che escono da sensori, tag RFID, contatori, attuatori e GPS. Tutta la supply chain sarà connessa, non solo tra clienti, fornitori e sistemi IT in generale, ma anche parti, prodotti e altri oggetti intelligenti utilizzati per monitorare gli eventi all’interno della catena. Le decisioni nella supply chain saranno inoltre più intelligenti su due fronti: saranno automatizzate, per risposte in tempo reale a una serie di stimoli esterni, ed elimineranno la latenza e aumenteranno la certezza riguardo agli esiti delle azioni intraprese dai responsabili decisionali aziendali.

Inoltre, la funzione di leadership diventerà più strategica. Secondo i dirigenti della supply chain intervistati per lo studio, la maggior parte supervisiona funzioni tradizionali, quali distribuzione e logistica (77 percento), pianificazione della domanda/offerta (72 percento) e approvvigionamento e procurement (63 percento). Ma alcuni salgono al livello di Chief Supply Chain Officer, posizionandosi tra gli altissimi dirigenti e orchestrando la strategia attraverso l’esecuzione nelle complessità delle catene di fornitura globali di oggi, in un mercato sempre più volatile.

IBM sostiene che il ruolo del Chief Supply Chain Officer si evolverà anche in quello di “chief collaborator”, riunendo gli stakeholder (anche quelli all’esterno della supply chain allargata, come le autorità regolatorie, le organizzazioni finanziarie e la pubblica amministrazione) e agevolando la pianificazione congiunta e la mitigazione del rischio. Le abilità di negoziazione e di gestione degli stakeholder saranno componenti della competenza della supply chain del futuro.