Nuove scoperte avvicinano l’arrivo di un vaccino anti-malaria

Una ricerca svolta da un’università australiana promette la futura creazione di un vaccino contro la malaria, realizzato grazie all’identikit del parassita

E’ famosa per essere la malattia mondiale più aggressiva e diffusa. La malaria ogni anno conta 1 milione di morti e circa 250mila casi, tra cui soprattutto bambini e molto spesso nelle zone più disagiate del pianeta.

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Ora, grazie a una ricerca della Griffith University, in Australia, pubblicata sulla rivista Journal of Clinical Investigation, questa spiacevole realtà potrebbe cambiare, con la messa a punto di un vaccino contro la malattia infettiva trasmessa dalle punture di zanzara.

Lo studio

La speranza arriva da uno studio australiano sui topi, in seguito al quale è stato creato un vaccino utilizzando il parassita della malaria “attenuato” in precedenza con un agente chimico che gli impedisce di moltiplicarsi. I topi inoculati con una singola specie di parassita “attenuato”, presentano un’immunità alla malattia per 100 giorni. Secondo le ricerche, “la vaccinazione con parassiti chimicamente trattati, potrebbe essere utilizzata anche nella variante della malattia che attacca l’uomo”.

Finora gli studi hanno incentrato la loro attenzione sullo sviluppo di vaccini che puntano su proteine individuali, nella speranza di indurre una più ampia risposta immunitaria.

Micheal Good, dell’Istituto per la Glicomica dell’Università Griffith, spiega le problematiche a riguardo: “Il problema con quell’approccio, come è emerso ogni volta, è che le proteine mutano. Una piccola differenza in una qualsiasi delle proteine è spesso sufficiente per far sì che la risposta immunitaria che riconosce un ceppo non ne riconosca un altro. Poiché noi usiamo nel vaccino l’intero parassita, il nostro approccio elimina il problema”.

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Verso la sperimentazione

L’Università autrice delle scoperte è ora in cerca di volontari su cui effettuare le sperimentazioni. Malgrado queste ultime comportino il fatto di contrarre la malaria, Micheal Good afferma che la vita degli individui disposti alla sperimentazione non sarà in pericolo e questo perché l’infezione verrà arrestata prima che il soggetto sia contagiato. Le previsioni per il vaccino si aggirano attorno ai cinque anni, ovviamente se tutto andrà come previsto.