Trapianto di testa: la nuova frontiera

E’ un medium insolito quello che annuncia questa importante scoperta in campo medico. Eppure, grazie all’intervista realizzata su “Oggi”, in uscita il 19 giugno, gli italiani sono pronti a scoprire che, tra un paio d’anni, saranno possibili trapianti di testa

Colui che sostiene questa nuova frontiera è un neurochirurgo di Torino, Stefano Canavero, giunto agli onori delle cronache per aver riportato allo stato cosciente una ventenne in coma da due anni, grazie alla stimolazione elettrica.

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Il progetto

Il progetto porta il nome di HEAVEN/GEMINI che sta per Head Anastomosis Venture with Cord Fusion. Nel concreto, come evoca il nome, si tratta della possibilità di fondere due diversi tratti di midollo spinale: quello di un corpo donato col moncone nel collo del soggetto ricevente.

L’iniziativa è stata descritta sulla rivista Surgical Neurology International, che ha commentato le prospettive di Canavero sostenendo che si tratta di un campo completamente nuovo per la medicina contemporanea.

La procedura in concreto

Il neurochirurgo nel corso dell’intervista espone le modalità ipotetiche di svolgimento dell’intervento e nel dettaglio spiega come ricostruire la continuità del midollo spinale. Il medico spiega che particolari materiali chimici potrebbero ripristinare l’integrità di una fibra nervosa tagliata.

L’intervento si svolge in ipotermia profonda (15 gradi centigradi), per tutelate il cervello.

Donatore e ricevente

Il donatore ideale è un soggetto deceduto per un trauma cranico puro, senza lesioni importanti negli altri organi, oppure chi ha subito un ictus fulminante.

Il ricevente potrebbe essere chi è affetto da malattie neuromuscolari degenerative o un individuo tetraplegico.

Il precursore

I rischi di un intervento del genere emergono facendo riferimento al precursore di questa teoria rivoluzionaria, Robert J. White, neurochirurgo dell’Ohio, il quale aveva ammesso che non era possibile riallacciare tutti i nervi della spina dorsale, impossibilità che avrebbe portato alla totale paralisi dal collo in giù.

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Come White, anche Canavero ha effettuato esperimenti su scimmie, in particolare sui macachi, utilizzando polimeri inorganici detti fusogeni che dovrebbero ricompattare la lesione al midollo.

Le opinioni

Il direttore dell’Istituto di Neurochirurgia dell’Università Cattolica, Giulio Maira commenta così: “E’ una notizia estremamente inattesa e mancano ad oggi le basi sperimentali e di conoscenza che possono permettere di affermare tanto”. Per Maira questo progetto sarebbe troppo complicato perché le lesioni al midollo sono un problema grave.