Ue indecisa sui dazi sui pannelli solari cinesi, quali sono i pro e i contro?

Secondo il Wall Street Journal l’Unione Europea è favorevole ad imporre dazi del 46% sui pannelli solari cinesi. La questione ha diviso i produttori del Continente in due fronti

Domani il Commissario per il Commercio dell’Unione Europea, Karel De Gucht, porterà a Bruxelles la proposta di imporre dazi doganali sui pannelli solari prodotti in Cina. Secondo il Wall Street Journal prevale la volontà di approvare tale provvedimento. Il quotidiano statunitense stima che le imposte che i produttori orientali dovranno pagare per importare in Europa si aggireranno attorno al 46%, anche se saranno previste tariffe diverse a seconda del singolo caso. Il provvedimento ha il compito di proteggere le aziende nel settore solare del Continente costrette a convivere con la concorrenza sleale di prodotti cinesi venduti a prezzi non concorrenziali.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Favorevoli

Il comitato italiano delle aziende produttrici di pannelli (IFI) si è detto favorevole al provvedimento perché restituirebbe la legalità al settore dei pannelli solari, sommerso da prodotti cinesi venduti a prezzi fuori mercato. Secondo l’IFI l’importazione dei prodotti orientali ha sì inizialmente favorito la crescita delle aziende europee ma ha anche portato il settore su “una strada di non ritorno verso l’affermazione del monopolio dei prodotti cinesi a scapito di una crescita progressiva e sostenibile dell’industria nazionale ed europea”, come ha sottolineato Alessandro Cremonesi, Presidente del comitato.

Contrari

Il partito dei contrari è guidato dall’Alliance for Affordable Solar Energy (AFASE) con il supporto di altre 300 aziende del settore. Per perorare la propria causa il consorzio porta uno studio indipendente redatto da Prognos, secondo cui l’imposizione di dazi provocherebbe un danno enorme all’industria del solare europea. La dimunzione delle importazioni provenienti dalla Cina porterebbe ad un calo della domanda interna all’Unione. Con una tassazione del 20% Prognos stima che si perderanno 115mila posti di lavoro lungo tutta la filiera, mentre con dazi al 60% i dipendenti senza lavoro sarebbero 242mila e si perderebbero 27 miliardi di euro di valore aggiunto. Oltre a ciò si metterebbe anche a rischio il raggiungimento della grid parity, cioè il pareggio di costi fra energia solare e le altre fonti energetiche convenzionali.

Leggi anche:  Smeup investe nell’intelligenza artificiale: annunciata la partnership strategica con Userbot

La decisione definitiva sarà presa entro il 5 giugno, giorno ultimo in cui l’Ue potrà imporre i dazi sui prodotti cinesi.