Blomming, un network per il social commerce

“Vogliamo far emergere la creatività tutta italiana potenziando e rendendo redditizia la loro presenza online.”

1 1Blomming.com, è una piattaforma di e-commerce che permette alla community dei maker o sell-sumer, esponenti di una nuova possibile economia peer-to-peer che sta sorgendo in Rete, di vendere dove preferiscono – sul proprio blog, sito professionale, Facebook i propri prodotti. Finalmente “chi fa cose”: artisti, artigiani, designer, stilisti o semplici appassionati, può condividere online la sua creatività con amici, conoscenti e sconosciuti – e possibilmente venderla online. Ne abbiamo aprlato con i due fondatori, Alberto D’Ottavi e Nicola Jr. Vitto

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Qual è la storia di Blomming ?

Nicola e io ci siamo conosciuti in Rete. Lui, esperto di e-commerce, voleva sviluppare un’idea imprenditoriale rivolta a giovani artisti e stava cercando possibili partner. Mi ha trovato su http://1generation.net, LinkedIn e Infoservi.it, scoprendo che abbiamo competenze e interessi complementari. E abbiamo iniziato a lavorare assieme in pochissimo tempo. I Social Media, insomma, ci hanno velocizzato team building e sharing di informazioni.

Poi abbiamo passato ore e ore, ritagliate da mille altre attività “produttive”, a commentare e discutere via Skype segnali diversi provenienti da imprenditoria, mercato, tecnologia, innovazione sociale eccetera, finché non abbiamo trovato un’idea che ci convinceva

E’ stato difficile trovare una soluzione semplice, ma quando siamo arrivati a definizioni come “YouTube dell’E-commerce”, o “Twitter degli oggetti” abbiamo capito che eravamo sulla strada giusta,anche se tutta in salita

User generated goods ,ancora un passo avanti per gli utenti?

In effetti sì. Le grandi iniziative del Web 2.0, apparentemente gratuite o monetizzabili solo su grandissimi numeri, sono state in realtà palestre per nuovi comportamenti, nuove logiche organizzative, nuovi approcci distributivi o di filiera. Dal modello Wikipedia sono nate Innocentive per la scienza, 37Signals per le grandi aziende e tutto quello che oggi chiamiamo Enterprise 2.0. Il blog, in senso esteso, ha ribaltato il mondo della comunicazione aziendale. E così via

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Ora le persone hanno imparato il valore non tanto della presenza sul Web, quanto dello stabilire una rete di relazioni di qualità. L’hanno fatto giocando e pubblicando le foto delle feste (un tormentone dello User-generated Content) ma ora si trovano con un valore che sanno amministrare. Ed è chiaro che il passo successivo è usarlo

Qui vediamo due grandi opportunità. La prima è appunto quella che chiamo delle “User-generated Goods”, i beni fisici creati e venduti direttamente da una miriade di piccoli produttori. Trendwatching.com li chiama “Sellsumers”, ma in Italia non è niente di nuovo, anzi. Siamo maestri dell’artigianato di qualità, della micro-imprenditoria, delle PMI. Ne ho parlato con Chris Anderson, il direttore di Wired, e anche lui dice che il nostro sistema è potenzialmente messo molto bene per affrontare le nuove sfide (vedi http://infoservi.it/vapeo). Così inizialmente ci rivolgiamo, per esempio, a giovani designer e stilisti, appassionati del fai-da-te, micro-realtà che già vendono come negozi, artigiani o altri esercizi. E’ quella creatività tutta italiana che sta cercando di emergere sul Web e vuole potenziare e rendere redditizia la presenza online.

Ma si tratta di un primo tassello di una strategia più ampia. Il secondo elemento, infatti, deriva dall’osservazione che il limite tra comunicazione e pubblicità si fa sempre più sottile. Le persone in Rete parlano spontaneamente dei prodotti che amano ai loro amici, ma se interviene l’azienda la magia si rompe. I brand, quindi, devono trovano nuovi modi di essere presenti in Rete, di attivare i propri “evangelist” lasciando che operino in modo spontaneo. Il Web di oggi è diverso: non si tratta di essere “destinazione” su cui fare “traffico”, ma di essere hub, centri stella, snodi della rete. Di abilitare, in una parola. Per questo stiamo lavorando a un’offerta business che sarà basata sulla possibilità di far creare applicazioni da terze parti… ma questo è ancora confidenziale

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Quali saranno le features disponibili?

Blomming offre già, anche se stiamo ancora finendo i test, un sistema di embed, appunto come i video di YouTube. Vieni da noi, metti foto, informazioni e prezzi dei tuoi prodotti, copi qualche riga di codice e la incolli nella tua pagina Web. Chi passa da lì clicca, aggiunge al carrello e paga. Tu spedisci. Fine. Ci occupiamo noi di tutte le questioni complicate. Ma questo è solo il primo passo: stiamo già disegnando l’applicazione per farti fare lo store su Facebook e altro ancora

Come ti accennavo prima, però, stiamo lavorando anche a un’offerta per Developer e Corporate

Dal punto di vista tecnologico cosa c’è sotto?

Giro la domanda a Nicola: “Utilizziamo tecnologie open source quali Ruby (Ruby On Rails, Sinatra, etc.), PostgreSQL, Memcached e tante altre. Crediamo nei servizi web, Software as a Service e nel Cloud Computing, per questo stiamo utilizzando Heroku (sistema basato su Amazon EC2) come piattaforma di deployment live”.

Io aggiungo che c’è anche tanta community 🙂

L’era del 2.0 a che punto è? Inizio, fine o….?

Il Web 2.0 è nato in una conferenza del 2004, e sancito in un paper di Tim O’Reilly pubblicato nel 2005. Ha creato nuovi modelli di business e di sviluppo Web, e influenzato pesantemente gli esistenti. E’ poi sfociato nel boom del Social Networking che in Italia stiamo vivendo adesso, ma che negli Stati Uniti è dato per acquisito. Si è quindi passati a reinventare l’esperienza mobile, soprattutto ricollegando il digitale al fisico tramite geo-localizzazione eccetera – vedi Foursquare. Ora laggiù lavorano sul reinventare il publishing con iPad e giocattoli simili, e in generale reinventare la fruizione delle news user-generated. Quindi, stando alle definizioni, il Web 2.0 è finito da qualche anno. Il che non vuol dire che non si lavori sulle dinamiche social, che sono ovviamente il perno di molta parte dell’Internet business.

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Nicola Jr. Vitto: Ha un’esperienza di otto anni in software engineering e IT management su web, e-commerce e finanza. Sommelier e Startupper, ha lavorato per Prometeia e ricoperto diversi ruoli in Yoox dove presta ancora consulenza.

Alberto D’Ottavi: Esperto di innovazione digitale. Giornalista in ambito tecnologia dal 1991, ha fatto set-up e lancio di ZDNet Italia e Computer Bild Italia. Ha co-fondato il gruppo Netwo e ha partecipato al lancio del First Generation Network. E’ docente di Tecniche dei Nuovi Media Integrati in NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, Milano. Il suo blog è www.infoservi.it