BYTE and SINFO ONE Risorse a valore


Le aziende e i loro dipendenti sono il target di due tra i più innovativi provider italiani di tecnologie e servizi. A Parma, Sinfo One rivendica per i suoi Erp un ruolo di profonda innovazione anche oltre i confini dello specifico contesto industriale. A Torino Byte affronta per conto delle maggiori aziende italiane le problematiche amministrative connesse a paghe e contributi nonché la parte di gestione del personale, facendo ampia leva sulla sua tecnologia per una efficace strategia di outsourcing. Due tematiche apparentemente diverse, un solo messaggio: il software per abilitare il cambiamento e focalizzarsi sul business

 

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Gli spazi di movimento delle tecnologie sviluppate dai protagonisti di questa inedita cover story a due voci, sono solo apparentemente diversi. Da un lato gli impersonali capitali di conoscenza e di esecuzione gestiti dal software Sinfo One (www.sinfoone.it). Dall’altro il capitale umano, affidato alle cure amministrative delle piattaforme paghe di Byte (www.bytesh.com) e degli strumenti di gestione della carriera del software Cezanne, che Byte ha integrato nella propria offerta.

Sinfo One

In realtà le due organizzazioni ci raccontano una storia molto simile. Quella di una tecnologia che ha smesso di essere sovrapponibile all’automazione, all’accelerazione di procedure immutabili. La tecnologia del software oggi dev’essere intesa soprattutto come veicolo di cambiamento, come fattore abilitante di un nuovo modo di fare business. Un catalizzatore di valore che dovrebbe consentire a chi adotta le tecnologie, specie quelle collaborative e a forte componente di integrazione del Web, di sfruttare al meglio quei capitali di conoscenza e persone, concentrandosi sull’ottimizzazione dei processi, non sul continuo controllo della quotidianità e degli errori.

Il ponte gettato sul vuoto di una tecnologia troppo spesso in passato spacciata per miracolistica, quel pragmatismo tipico della cultura imprenditoriale di questo felice territorio, rappresentano uno degli ingredienti del successo di Sinfo One. Due fattori importanti nel suo modus operandi sono il dialogo, interno alle service line e all’ecosistema dei clienti, e una puntuale politica di formazione delle risorse aziendali attraverso un programma molto serrato e stimolante di incontri e corsi.

Questo continuo interscambio consente a Sinfo One di presidiare meglio i mercati e crescere più velocemente. «Limitandosi al pur fondamentale dialogo con il cliente si rischia di non vedere tutti quei “mal di pancia” che emergono da una visuale complessiva del cliente in relazione all’intero mercato, al sistema dei suoi fornitori», afferma Paola Pomi, che nell’azienda fondata dal padre riveste il ruolo di responsabile dell’innovazione.

Una azienda come Sinfo One oggi cerca «di impattare sulle dinamiche organizzative che abilitano l’innovazione e fanno sì che il vantaggio, il valore che possiamo portare al cliente, si concretizzi», osserva ancora la Pomi. Non più l’Erp del consuntivo a fine bilancio, ma uno strumento predittivo, anticipatore e abilitatore delle future tendenze. Una capacità di controllo della macchina aziendale che permette di non farsi distrarre dagli intoppi dei singoli ingranaggi per concentrarsi su quello che la macchina può e deve fare.

Byte

Anche la funzione delle soluzioni Byte non è solo quella, pur fondamentale, di aiutare il cliente a districarsi in una giungla normativa e contrattualistica che non ha uguali nel mercato internazionale del lavoro.

Secondo Roberto Gamerro, amministratore delegato dell’azienda torinese, si sta parlando di strumenti che permettono di calarsi decisamente nelle realtà procedurali di imprese che hanno organizzazioni del lavoro e processi anche profondamente diversi tra loro. «Quando negli uffici del personale si introducono strumenti di questo tipo bisogna ripensare tutto il funzionamento dell’azienda, perché prima di tali soluzioni l’azienda funzionava su procedure concepite all’epoca della carta e adesso è cambiato tutto». La gestione delle risorse umane comportava tutta una serie di verifiche, controlli, catene di autorizzazione basate su flussi cartacei. Ma perché tenere in piedi certi apparati quando, avverte Gamerro, «il software può controllare e supervisionare il lavoro di migliaia di dipendenti?». Il responsabile Hr può diventare, come del resto il Cio, un valido aiuto regista del management, occupandosi delle regole di base e, ancora una volta, dell’ottimizzazione.

Il cambiamento

Certo, il cambiamento bisogna volerlo, metabolizzarlo. Ma in questo senso il ruolo di partner come Sinfo One e Byte – tra l’altro sempre più orientati a modalità di erogazione delle tecnologie sotto forma di servizio, che permettono di consumare il software senza sprechi, con tempi di implementazione ridotti e immediati ritorni economici – non si limita all’abilitazione, ma è anche quello della palestra di apprendimento e del continuo affiancamento e supporto.

Parafrasando il claim adottato recentemente da Sinfo One, insieme il cambiamento è più facile.

roberto_gamerro 

Un marchio da anni riconosciuto dalla medio grande impresa come protagonista del mercato del software delle risorse umane e dell’Hr outsourcing
(intervista raccolta il 28/06/2010)

È una storia che affonda le sue radici negli anni Settanta, quella di Byte, realtà torinese specializzata nel software per la gestione, soprattutto amministrativa, delle risorse umane aziendali. Una storia che inizia nel 1974 per iniziativa di cinque soci che intuiscono l’importanza dell’automazione per tutti gli aspetti riguardanti paghe e contributi, due tematiche già allora particolarmente complesse nel quadro normativo che l’imprenditoria italiana deve rispettare. Una storia lunga più di 35 anni, in cui Byte ha maturato una strategia di prodotto e un business model che oggi le consentono di essere uno dei maggiori attori del mercato del software Hr, un protagonista con molte idee forti in testa e una invidiabile presenza nel mondo delle aziende medio-grandi italiane.
Racconta a Data Manager Roberto Gamerro, che è entrato in Byte nell’anno 2000 ed è stato nominato nel 2006 direttore generale dalla società di private equity che aveva rilevato dall’originale compagine il 70% del pacchetto azionario. «Il mio arrivo in Byte è legato alla cessione di un ramo d’azienda Hr da parte di Formula a Byte. Prima della cessione mi occupavo della linea di prodotto Cezanne, che non solo viene tuttora distribuita da Byte, ma è una componente importante della sua strategia».
Nel 2001 Byte si interessa a una possibile quotazione in Borsa. Tra gli azionisti ci sono infatti nomi di prestigio come Fiat e Banca Commerciale Italiana, che affianca Byte come advisor. Ma la situazione sui mercati precipita e il progetto di offerta pubblica viene accantonato. Nel 2005, prosegue con il suo racconto Gamerro, il cambio di management comporta per il gruppo automobilistico una rifocalizzazione che si ripercuote in Byte con l’ingresso come socio di maggioranza della società Sofipa, gestore di fondi private equity del gruppo Unicredit. Nel 2007 Sofipa passa al 100% di controllo e nomina Gamerro amministratore delegato e presidente.

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Provider tecnologico e outsourcer
Dilungarsi su questi aspetti tecnici della lunga parabola di Byte non è un esercizio inutile. «Il fatto di appartenere a un fondo di private equity è una delle nostre specificità – osserva Gamerro -, specialmente in un contesto in cui alcune aziende di software, inclusi nostri diretti concorrenti, hanno alle spalle piccoli gruppi di soci fondatori o capitali di famiglia». Quando Sofipa subentra ai fondatori di Byte, su Gamerro ricade una responsabilità importante: «Rivedere la missione aziendale in una ottica più moderna e di servizio e incrementarne il valore». Un obiettivo perfettamente centrato. Con circa 650 dipendenti in Italia e una prima presenza europea in Polonia, Byte nel 2009 ha superato i 49 milioni di euro di fatturato e il budget 2010 prevede una crescita a 54 milioni. Un successo niente affatto trascurabile in una fase congiunturale come questa. Ma è la strategia implementata da Gamerro e dai suoi collaboratori a risultare vincente. Così come risulta convincente l’articolato messaggio rivolto soprattutto alle imprese dalle medie dimensioni in su, che emerge dalla riuscita del modello di business di Byte. Che cosa dice questo messaggio? In sostanza, che gli aspetti amministrativi legati agli stipendi dei dipendenti sono una giungla troppo complessa e mutevole per non essere delegata a uno specialista in materia, alla sua piattaforma software service-oriented e soprattutto alle sue strutture di monitoraggio e training sensibili a ogni minima variazione della normativa in materia retributiva e contributiva.
La lezione della Byte guidata da Gamerro non si limita a un principio che può apparire fin troppo banale. Anche il modello di go-to-market adottato in questi ultimi cinque anni da Byte può essere molto eloquente. «Dal 2007 a oggi Byte ha raggiunto il 51% dei suoi fatturati erogati in base a una formula di outsourcing», precisa infatti Gamerro, il restante 49% deriva dalla vendita di licenze per l’uso del software. La struttura della piattaforma realizzata da Byte consente all’azienda di agire sul mercato attraverso la duplice leva del provider tecnologico e dell’outsourcer. Una formula, quella dell’outsourcing che per i clienti Byte si può articolare a diversi livelli, dal facility management (Byte ha per esempio rilevato l’intera struttura di gestione delle paghe in Alitalia) all’erogazione della piattaforma paghe in modalità Software-as-a-Service. C’è anche un aspetto qualitativo che aiuta a comprendere meglio la svolta impartita da Gamerro qualche anno fa: «Uno degli elementi chiave della nostra vision era uno spostamento di focus dall’ufficio personale al dipendente e ai suoi capi». Nella visione di Byte le attività amministrative più complesse e onerose, come la pianificazione delle ferie, o la programmazione delle trasferte e il successivo controllo di budget e note spese, non possono assorbire tutte le funzioni di uffici che devono potersi concentrare sull’aspetto fondamentale delle regole. Byte ha sviluppato le sue tecnologie proprio come strumento che, anche attraverso l’uso dei nuovi dispositivi mobili, abilita il singolo dipendente a una gestione diretta di molte di queste funzioni e parametri. «Uffici e responsabili del personale fissano le regole, le tecnologie di Byte si occupano di verificare che queste regole siano rispettate». In questo modo, spiega Gamerro, gli uffici del personale, alleggeriti di molti grattacapi, possono inserirsi più facilmente in ciò che conta davvero: l’adeguamento dell’azienda alle nuove esigenze del mercato, la revisione dei processi, il cambiamento.
Le linee di prodotto e servizi disponibili oggi da Byte riguardano, come si è detto, il comparto amministrativo delle paghe, il livello più propriamente gestionale della risorsa umana nell’intero ciclo di vita dalla selezione e reclutamento fino alla formazione e valutazione interna (tutti aspetti afferenti alla piattaforma Cezanne) e infine quello del controllo degli accessi e la sicurezza. In tutte le tre aree Gamerro individua diversi bacini di potenziale di crescita. «Byte è una azienda che oggi gestisce in outsourcing quasi 200 mila cedolini al mese. Sono oltre un milione i posti di lavoro in Italia in qualche modo toccati dal software utilizzato in licenza, quasi tutti in aziende di grande notorietà». Gran parte dell’ulteriore espansione della base clienti avverrà, secondo il Ceo di Byte, attraverso l’adozione di nuovi servizi da parte degli stessi, in particolare in segmenti come la gestione delle trasferte, o attraverso l’upgrade dei servizi che vengono erogati in outsourcing, dove c’è la tendenza da parte dei clienti a trasferire verso Byte responsabilità sempre più ampie, specie per quanto concerne il controllo e la certificazione dei cedolini. Oggi il mondo imprenditoriale avverte la nuova esigenza di dominare l’aspetto dei processi interni, della loro corrispondenza con gli obiettivi di business. E questo, quando si ha a che fare con il capitale umano, è un fattore chiave.

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L’evoluzione di Byte
La direzione evolutiva di Byte, che è anche alla ricerca di una espansione in direzione di nuovi segmenti di mercato da presidiare (come la Pubblica amministrazione, settore in cui vanta già diversi importanti clienti) e di nuovi modelli, prevede per la piattaforma Hr importanti cambiamenti orientati alla personalizzazione e all’adeguamento con i processi aziendali. «Abbiamo svolto un lavoro di definizione di strumenti che permettono di calare la nostra applicazione sulle aspettative di business del singolo cliente. Il direttore di un villaggio vacanze può avere un’applicazione Hr diversa da quella utilizzata da un’azienda farmaceutica, o da una catena di supermercati», conclude Gamerro. Un adattamento “taylor made” di una piattaforma comune, che si basa sulla possibilità di definire singoli eventi amministrativi concatenati a loro volta in processi più articolati.
Un effetto collaterale della revisione del framework tecnologico della piattaforma Byte, sarà la capacità di indirizzare anche nuove tipologie di operatori, come gli studi professionali e le società specializzate in servizi di outsourcing, che sulla base del software realizzato a Torino potranno costruire una offerta di servizi, «e permetterci di raggiungere clienti con cui non siamo strutturati per relazionarci direttamente», conferma Roberto Gamerro.
Dopo i suoi primi 35 anni, la nuova fase di Byte si apre dunque all’insegna di un rinnovamento che lo specialista di software amministrativo è certo di poter trasferire a vecchi e nuovi clienti, in una ottica di reciproca generazione di valore.

 

Al momento di andare in stampa riceviamo il seguente comunicato:

Sofipa SGR (Gruppo Unicredit), per conto dei fondi mobiliari chiusi Sofipa Equity Fund (SEF) e Sofipa Equity Fund II (SEFII) ha stipulato un accordo con il gruppo ADP [multinazionale, presente anche in Italia, che opera nel settore Hr, ndr] per la cessione della propria partecipazione in Byte Software House, pari al 94.89% del capitale sociale, di cui 32,67% di proprietà di SEF e 62.22% di proprietà di SEFII.
Il corrispettivo per la cessione delle partecipazioni sarà determinato in modo definitivo in base a parametri predefiniti da rilevare alla data del closing, ed è stimabile nell’intorno di complessivi 33 milioni di euro. L’esecuzione della cessione è sospensivamente condizionata all’ottenimento dell’autorizzazione dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato.

paola_pomi 

Da oltre 25 anni nel mondo Erp, è alla continua ricerca di soluzioni innovative per la gestione delle imprese di differenti segmenti di mercato

Arriva come spesso accade dal mezzo l’ennesimo, virtuoso caso di eccellenza e creatività del software italiano. Nel mezzo della pianura emiliana, nel mezzo di una clientela fatta di marchi nazionali, fortemente rappresentativa dell’industria alimentare e delle merci confezionate, dentro a una delle software house di media grandezza che interpretano al meglio la scuola “nostrana” del gestionale. Guardando le famose lattine di concentrato che affollano gli scaffali della sala di rappresentanza, arredata con un campione esemplificativo dei grandi marchi che utilizzano il software Sinfo One, viene la tentazione di parlare, senza il minimo connotato negativo, di Erp in salsa di pomodoro. Ma nella sede di via Benedetta, tra il centro di Parma e l’autostrada, Paola Pomi, laurea in ingegneria elettronica e una competenza sul campo a dir poco invidiabile, preferisce piuttosto affrontare il tema di come, da un quarto di secolo a questa parte, Sinfo One riesca a sviluppare innovazione e trasformazione di processo, consentendo ai clienti di valorizzare, attraverso l’automazione, le rispettive competenze. E soprattutto di come si riesce a realizzare questo trasferimento di innovazione e valore, tenendo al tempo stesso testa alla concorrenza e alle difficili condizioni di mercato. «L’innovazione è tanto più concreta, digeribile dal cliente, diffusa, quanto più mirata a risolvere problemi specifici», afferma l’erede del co-fondatore dell’azienda, Rosolino Pomi. Sua figlia Paola, ambasciatrice di Sinfo One in questo incontro con Data Manager, riveste il ruolo di responsabile offering & innovation e non si può dire che non sia motivata proprio su quest’ultima. «Marketing, vendite, processi interni, comunicazione: tutto deve essere riesaminato in chiave innovativa. Non facile, ma indispensabile per rimanere sul mercato». Il trucco per aggirare l’ostacolo della naturale tendenza alla conservazione, sembra volerci dire la Pomi, è partire dal basso, da un singolo aspetto, dal particolare, ignorando i grandi progetti di trasformazione che tanto spesso rischiano di avere un inizio senza mai incontrare una fine. L’esperienza di Sinfo One è che da questi “nuclei di accrescimento” le aziende imparano ad apprezzare il valore e il gusto del cambiamento, inventano nuove idee e da qui innescano un circolo virtuoso di trasformazione.

25 anni di esperienza
«Le innovazioni del futuro hanno radici profonde di esperienza», esordisce Paola Pomi.
Di trasformazioni in questi 25 anni ne ha subite parecchie Sinfo One, costituita nel 1984 come Pragma da Rosolino Pomi e due altri soci. Tutti e tre provengono dalle risorse informative di Barilla, la “Fiat di Parma”, che sarà naturalmente tra i primi clienti. «Si sviluppano così, racconta la figlia del fondatore, due macrofiloni, uno legato all’industria e al controllo di gestione, l’altro orientato a rispondere alle esigenze dell’indotto bancario in termini di application maintenance e, in una certa misura, alla creazione di applicativi specifici per l’area finanza-titoli delle banche».
Dal primo macrofilone nasce l’ambizioso progetto di Erp “all’italiana” che ancora caratterizza l’offerta di Sinfo One, la piattaforma Si Fides, costruita intorno all’iniziale nucleo dedicato alla contabilità gestionale e gradualmente esteso al supporto delle attività di magazzino, vendita, produzione e così via. Alla fine degli anni Novanta si rafforza sul mercato italiano la presenza dei sistemi Erp di matrice internazionale, e Pragma stringe un’alleanza con JD Edwards.
Partendo dallo zoccolo duro rappresentato dai servizi erogati alla clientela storica come Barilla e dagli utenti della piattaforma Si Fides, ormai una settantina di aziende, la software house comincia a macinare le sue soluzioni più innovative, articolate, spiega Paola Pomi, «su sei verticalizzazioni: nell’alimentare, la cosmetica, il capital budget delle banche, le commesse metalmeccaniche, il fashion e nel ceramico». Le verticalizzazioni cominciano, come si è detto, a riguardare anche il comparto di Pragma focalizzato sulla piattaforma JD Edwards. «Se fino all’anno 2000 e al processo di adeguamento all’euro la moda era costituita dai grandi progetti di adozione di estese piattaforme Erp, oggi l’approccio è ovunque molto diverso, più all’italiana. È la filosofia dell’add on, del “pre-cablato”, ossia di quei processi codificati e pre-configurati nella piattaforma gestionale, con tempistiche di implementazione molto ridotte».
Alla soglia dei suoi vent’anni Pragma rivede anche le proprie strategie marketing aggiungendo al brand originario Pragma, allora un po’ inflazionato nell’industria del software, il suffisso Sinfo, una formula che richiama le capacità “sinfoniche” della squadra di sviluppatori e consulenti, ormai giunta alla soglia delle duecento persone, e la positività di quel SI iniziale.
Nel 2007, per una maggiore riconoscibilità di una offerta fin troppo ampia e diversificata, l’azienda decide per uno scorporo in tre realtà separate distinte. Nasce così Sinfo One che assume le competenze accumulate con la clientela industriale mentre Si Next e Si Grade proseguono la tradizione al servizio degli applicativi e dei prodotti verticali per i clienti finanziari.

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Semplicità e innovazione
Sinfo One oggi è una realtà di 120 persone organizzata con una struttura di amministrazione, marketing, vendite e una serie di “service line”: Si Fides, Oracle JD Edwards, Business Intelligence e Performance Management, tecnologie 2.0 orientate alla gestione innovativa dei contenuti e alle architetture Soa, una divisione di application maintenance e infine un filone legato all’ottimizzazione di processo a livello della supply chain che, come spiega la Pomi, «è svincolata da prodotti specifici, ma ha una funzione di volano di progetti orientati alla trasformazione e al change management». Nell’ambito della direzione generale Paola Pomi coordina gli aspetti dell’innovazione in tutte le linee di business, mantenendo una forte specializzazione nell’ambito dei processi, del controllo di gestione e del ciclo attivo e coordinandosi con le attività di pre-vendita per tutti i nuovi progetti delle divisioni di Sinfo One. «Sono una persona molto concreta e anche se dal 2004 mi occupo ufficialmente di innovazione, la mia esperienza è legata ai progetti in campo Erp. Alla fine il mio ruolo è quello di pensare in grande, ma proporre ai clienti piccoli passi percorribili, ho imparato da mio padre che per fare innovazione vera si devono avere i piedi ben piantati per terra, sapere ottimizzare il valore».
Una delle leve principali di questo ruolo di intermediatore tra tecnologia e innovazione si chiama Sinfo College, un’iniziativa nata da un’esigenza di formazione interna, ma aperta oggi anche alla partecipazione dei clienti. Come è avvenuto con il corso in pianificazione della produzione gestito dalla service line specializzata in soluzioni per la Supply chain. «Abbiamo incaricato i consulenti di questa divisione di organizzare un evento interno che permettesse di fare il punto teorico sulla pianificazione della produzione, un tema che ancora oggi le aziende italiane vedono come un lusso. Un vero e proprio corso teorico focalizzato sulle politiche di planning, i modelli push pull e molto altro», racconta la Pomi. Quando alcuni clienti sono venuti a conoscenza di questa iniziativa, il corso interno si è trasformato in evento allargato, che ha coinvolto i rappresentanti di aziende dei settori del farmaceutico, dell’alimentare, dei trasporti. «Il clima era straordinario, nessuno doveva vendere niente e si è creata subito fiducia, la possibilità di usare con il cliente un vocabolario comune».
Dal lavoro delle service line ERP e Business Intelligence emergono soluzioni come Sinfo@Trade, una raccolta di strumenti di gestione e di indicatori per il governo e la gestione della filiera di relazione tra grande distribuzione e il trade dal punto di vista degli sconti, delle promozioni e del controllo di gestione e finanziario. Dall’esperienza relativa alla pianificazione nasce invece Step, Sistemi Tecnologici di Pianificazione, con il preciso obiettivo di aiutare il cliente nel dare efficienza a processi di fornitura ormai estremamente complessi. Una complessità che Sinfo One affronta con strumenti che siano sempre di facile adozione all’interno della struttura tecnologica e organizzativa del cliente. «Ci siamo resi conto che l’innovazione deve sempre partire da esperienze molto concrete. Ci occupiamo da tempo di aspetti come la gestione dei contenuti in ottica 2.0, ma per molti clienti era difficile percepire il ritorno di progetti troppo estesi. Così abbiamo studiato una soluzione per la Pmi che soddisfa le esigenze di documentazione legate al controllo qualità (bolle, fatture, note di credito), integrando in un sistema di content management documenti e dati generati o presenti sulle piattaforme Erp.
Realizzando su queste piattaforme un entry level che porta vantaggi concreti in breve tempo abbiamo permesso ai nostri clienti di dotarsi di piattaforme tecnologicamente molto avanzate con investimenti e impatti organizzativi contenuti».
“Technology, Business. Together” è il pay off che lo scorso anno ha contraddistinto il 25° anniversario di Sinfo One. Una fucina di tecnologie orientate al ritorno economico, all’efficienza di imprese che non si accontentano più di soluzioni generaliste difficili da governare, ma privilegiano un software realizzato con i presupposti dello sviluppo su scala industriale e gli obiettivi del “su misura”. Un software che consenta di crescere. Together.