ORACLE: I BIG DATA CAMBIANO I DATA CENTER


Un report realizzato dalla società fotografa l’evoluzione dei data center a livello mondiale e in Italia

Aziende prese di sorpresa dal fenomeno “Big Data”, questa in estrema sintesi la conclusione cui è giunta Oracle (www.oracle.com/it) alla luce dei risultati del report “Next Generation Data Center Index Cycle II”, la cui seconda edizione giunge a un anno di distanza dalla prima. Questa rilevazione mostra un miglioramento nelle performance generali di molte organizzazioni secondo quanto misurato in tre aree chiave come: raggiungimento della flessibilità, perseguimento della sostenibilità, “upportabilità” del data center.

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Calcolando una media complessiva di questi tre sottoindici, le aziende hanno ottenuto un punteggio di 5,58 (l’Italia 4,81, in crescita rispetto al 4,5 della scorsa edizione) su una scala compresa tra 0 e 10 (dove 10 indica la più sofisticata strategia di data center possibile, secondo la valutazione della società di analisi Quocirca), contro il 5,22 toccato nel primo report.

La percentuale di imprese intervistate dotate di data center esclusivamente interni è scesa dal 60% al 44%. Quelle che si avvalgono di data center esterni sono aumentate dal 40% al 56%. Molte più aziende prevedono ora l’esigenza di una nuova struttura per data center nell’arco dei prossimi due anni, dal 27% al 38%. La sostenibilità è di nuovo nell’agenda delle aziende: nella prima indagine diminuiscono gli intervistati che affermano di non possedere un piano di sostenibilità (6,39% contro 13,19%), mentre il numero  di responsabili di data center che ricevono una copia della bolletta elettrica è salito dal 43,16% al 52,19%.

Il report indica che molte aziende prevedono considerevoli investimenti per portare i rispettivi data center a un livello di sofisticazione tale da poter gestire il fenomeno dei “Big Data”.

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Per quanto riguarda l’Italia, Sergio Esposito, country leader Oracle server and storage systems, Oracle Italia, sintetizza le tendenze emerse dallo studio: «L’80% delle aziende vorrebbe far evolvere il proprio data center nei prossimi 2 anni; si sta standardizzando lato Application Server, ma gli ambienti sono ancora molto eterogenei; la virtualizzazione dei server sta crescendo, ma il livello è ancora basso». Inoltre, l’aspetto più negativo che evidenzia Esposito riguarda l’allineamento IT-business che risulta piuttosto arretrato, così come il livello di automazione nei data center. Gli aspetti positivi, secondo il manager di Oracle, sono che aumenta la conoscenza e la consapevolezza delle potenzialità del Cloud computing e si attenua la questione sicurezza nel Cloud come problematica che ne frena l’adozione.

Nominato di recente come responsabile per l’Italia, Pier Francesco Di Giuseppe avrà un ruolo di raccordo e coordinamento delle singole linee di business che rispondono singolarmente a livello europeo. Incontrando la stampa, Di Giuseppe, che è anche vice president sales Oracle Applications per il mercato communications, media & utilities per l’area Western Europe, ha spiegato la vision della società: «Cloud computing, social media/social networking, mobilità e Big Data-information management sono tecnologie che modificheranno il modo di operare delle aziende. Le prime due sono presenti nel progetto delle Fusion Applications, lanciato recentemente». Anche riguardo i Big Data, secondo il country leader, Oracle giocherà un ruolo di primo piano. Infine ha illustrato il concetto “Oracle on Oracle” che vede la società impegnata (con sviluppi interni e acquisizioni) a proporre un’offerta completa e integrata di tecnologie.