MAKR SHAKR ROBOTIC BAR IL COCKTAIL DEL FUTURO

MAKR SHAKR ROBOTIC BARUna parte di Coca-Cola, una parte di rum Bacardi e una parte di KUKA Robotics. Sono  questi gli ingredienti della ricetta che Carlo Ratti con il suo studio di progettazione ha portato a Milano, testando in anteprima il robot barman che sarà lanciato da Google in California il 15 maggio. Il progetto, chiamato Makr Shakr, è stato sviluppato con il sostegno del World Expo Milano 2015. «Le tecnologie digitali stanno cambiando l’interazione tra persone e prodotti» – ha affermato Carlo Ratti, che insegna al Massachusetts Institute of Technology, dove dirige il MIT Senseable City Lab, da lui fondato nel 2004. La prima cosa da dire è che le strade del marketing di prodotto sono infinite. Quando sono frutto di una collaborazione tra i leader di mercato ciascuno nel proprio settore – però – può accadere qualcosa di nuovo, che apre la strada non solo a una nuova esperienza per i consumatori, ma anche a un modo di sperimentare. Nell’era della società liquida, dove forma e contenuto si scambiano di ruolo, dove l’esperienza è ubiqua e multipla, anche il braccio robotico di KUKA lascia gli spazi della produzione industriale per diventare cool al centro della scena. I ricercatori e ingegneri del MIT Senseable City Lab hanno progettato un bar robotico, capace di preparare un googol (pari a 100 volte la potenza di 10) di combinazioni di drink, immaginate dai consumatori stessi: le persone inventano le ricette dei propri drink, le macchine controllate in modo digitale le realizzano. I consumatori possono scaricare una app sui propri dispositivi e mixare gli ingredienti come se fossero dei barman virtuali. Il cocktail è poi realizzato da tre braccia robotiche, che sono in grado di shakerare un Martini, improvvisare un Mojito e persino tagliare finemente delle fette di limone. Chissà cosa ne avrebbero pensato Ernest Hemingway, amante di cocktail e drink di ogni sorta, ma che aveva una preferenza proprio per il Mojito, o Giuseppe Cipriani, fondatore dell’Harry’s Bar di Venezia – oppure – Dorothy Parker, che confessò: «Amo bere un Martini, due per essere al meglio, dopo tre finisco sotto al tavolo, dopo quattro sotto al barman». Con Makr Shakr dietro al bancone, per la crudele scrittrice l’epilogo avrebbe avuto un sapore robotico.

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