eGovernment, successi e insuccessi


“Quasi il 75% degli Enti Locali ha un progetto di eGovernment attivo, oltre il 50% più di due e il 25% tre o più. Oltre il 65% delle province e quasi l’80% dei Comuni hanno in programma di avviare un’iniziativa di innovazione nei prossimi 12 mesi, più del 45% almeno due progetti”
. Ma siamo sicuri che stiamo parlando del nostro Paese? Sì, con queste parole e questi numeri si apre il “Rapporto 2010 dell’Osservatorio eGovernment” della School of Management del Politecnico di Milano, presentato lo scorso febbraio. Lo stesso rapporto, però, purtroppo non prosegue con cifre così confortanti. “Dopo 10 anni di eGovernment italiano”, si legge subito dopo, “ancora solo il 16% delle Amministrazioni dà la possibilità agli utenti di inoltrare online i documenti e meno dell’8% rende possibile avviare e concludere per via telematica l’intero iter relativo al servizio richiesto”. Ma ciò che è peggio, secondo i risultati dell’indagine, è che al momento quasi la metà dei progetti gestiti in autonomia dalle Province e oltre il 60% nel caso dei Comuni fallisce. Il rapporto percentuale si inverte se i progetti sono gestiti insieme ad altri enti, meglio se sono le Province a rappresentare le capofila di un aggregato di Comuni. Certo in questi casi i tempi di realizzazione si allungano a causa di una maggiore complessità, ma i risultati sono migliori.

Lo studio rileva che per il successo delle iniziative di eGovernment la dimensione dell’Ente è poco rilevante, mentre risulta determinante la presenza di persone che credono davvero nella bontà del progetto, sia tra i politici che tra il personale amministrativo, insomma ci vuole un forte commitment, e influisce anche l’esistenza di un contesto socio-economico stimolante. Ma personalmente credo sia necessario e determinante avere un’idea precisa dei risultati che si intendono raggiungere e affidarsi a società che possano garantire l’ottenimento degli obiettivi prefissati del servizio che si vuole implementare. Ci vuole un forte coinvolgimento dei fornitori di IT anche perché, secondo lo studio del Politecnico di Milano, oltre il 60% degli Enti non ha un piano pluriennale per l’innovazione e, oltretutto, meno del 60% si preoccupa di definire quali siano i costi di manutenzione ordinaria e meno del 50% di quella evolutiva. Per questo, sono le conclusioni dell’Osservatorio eGovernment, anche quando una soluzione è avviata con successo, nel 40% dei casi c’è la possibilità che muoia dopo un paio di anni per mancanza di fondi. A tre anni di distanza, sentenzia il rapporto, nella Pubblica Amministrazione Locale un progetto su due fallisce e persino due su tre nel caso l’iniziativa sia avviata da un’aggregazione di Comuni.

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Una carenza di programmazione che i fornitori non possono far finta di non vedere, limitandosi a rispondere alle richieste degli Enti con un progetto che soddisfa solo momentaneamente le necessità di servizio delle Amministrazioni, senza una vision a lungo termine. Una lacuna che va sicuramente colmata.

Quali sono, secondo la survey, le tecnologie implementate e quali interessano ora maggiormente le diverse Amministrazioni locali? L’80% degli Enti ha attivato almeno una Pec (Posta elettronica certificata) e il 60% utilizza la firma digitale, poco diffuse invece le altre tecnologie: pagamenti tramite Internet, archiviazione elettronica e conservazione sostitutiva. Ma, assicura lo studio, diverse Amministrazioni (tra il 50 e il 70%) hanno in corso progetti che riguardano proprio queste tecnologie.

Gli spazi di manovra per l’innovazione sono dunque ancora molto ampi, i soldi da investire probabilmente pochi. Bisognerebbe non sprecarli.