Eugene Kaspersky: «Siamo tutti responsabili»


Annunciando a Milano Endpoint Security 8 e Security Center 9 – due novità in materia di sicurezza enterprise – Kaspersky Lab esorta a proteggere gli “endpoint” fissi e mobili con le tecnologie più aggiornate

 

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Forse il risultato della corsa non è stato all’altezza delle aspettative di un major sponsor della Ferrari, ma Eugene Kaspersky si è presentato come al solito molto carico davanti ai giornalisti europei riuniti a Milano a poche ore dal Gran Premio F1 a Monza. Carico, ma, per sua stessa ammissione, pessimista. E non per la sua grande passione automobilistica. «È destino che io debba sempre comunicarvi le notizie peggiori, ha esordito introducendo gli speech di Alexander Erofeev, Stefan Tanase e Ilijana Vavan, tre dei top manager europei di Kaspersky Lab (www.kaspersky.com) che hanno preso parte al press tour in Italia. «Il fatto è che dopo 20 anni nel settore della computer security si diventa per forza paranoici».

Il fondatore dello specialista russo di antimalware non può certo sentirsi deluso per i risultati economici e di mercato di un’azienda considerata a livello mondiale come il vendor numero 4 per quantità di endpoint protetti con le sue tecnologie e numero uno o due in molte classifiche nazionali riferite alle vendite retail e Soho. Secondo Ilijana Vavan, vice president per le vendite enterprise in Europa, nel 2010 Kaspersky Lab registra una crescita di quasi il 40% dei fatturati e si appresta, a cavallo tra 2011 e 2012, ad attaccare con determinazione il segmento di fascia medio-alta con due prodotti enterprise annunciati in anteprima a Milano e appena rilasciati ufficialmente in un mega evento nella Times Square newyorkese. «Non posso dirvi molto delle caratteristiche di Kaspersky Endpoint Security 8 e Kaspersky Security Center 9 – ha dichiarato Vavan -, ma posso garantirvi che siamo davvero orgogliosi dello stato dell’arte raggiunto dalle nostre tecnologie con la versione 8 di Endpoint Security e dei livelli di integrazione con la console gestionale racchiusa in Security Center. Siamo pronti ad affrontare il forte grado di consumerizzazione delle infrastrutture informatiche nelle grandi imprese e il suo impatto sulla sicurezza».

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Perché Kaspersky vede così nero in questo ambito? «Perché dopo aver assistito alla criminalizzazione del problema sicurezza, ai risvolti palesemente economici degli attacchi virali, ora temo una deriva qualitativa – ha risposto Eugene Kaspersky a Data Manager -. In questi ultimi due anni abbiamo registrato attacchi come Stuxnet, molto temibile, ma anche molto mirato e soprattutto ben scritto. Ma gli attacchi si fanno sempre più frequenti e i difetti nei codici maligni aumentano, diventa difficile immaginarne gli effetti collaterali su infrastrutture vitali come la rete elettrica o i sistemi di gestione dei trasporti. Per questo insistiamo tanto sulla protezione totale degli endpoint, in qualsiasi ambito. Ogni singolo utente, consumer o professionale, deve sentirsi responsabile nei confronti di tutti gli altri».

Molto preoccupato per i continui attacchi registrati delle reti di “botnet” – le macchine-zombie che, soprattutto per colpa degli antivirus inesistenti o poco aggiornati, vengono catturate e eterodirette dai criminali informatici – è anche Stefan Tanase, brillante senior security researcher di Kaspersky Lab in Romania. A inquietare, oltre al ruolo sempre più importante di smartphone e tablet – pericolosamente esposti al rischio di scippo e smarrimento – è in particolare il fenomeno dello spyware e del furto di password e dati sensibili: «Per la prima volta nel 2010 abbiamo superato quota centomila per le “firme” virali aggiunte ai nostri database solo per il malware mirato al furto delle informazioni», segnala Tanase.

Segnali ancora piuttosto ambigui arrivano invece dal mercato in relazione al grado di “preparedness” e coscienza del fenomeno nelle aziende. Presentando una indagine che Kaspersky Lab ha effettuato tra oltre 1.300 aziende di ogni dimensione in undici nazioni sviluppate e in area Bric, Alexander Erofeev, director of Market Intelligence & Insight in Kaspersky Lab, evidenzia come il rischio sicurezza informatica abbia addirittura superato il senso di minaccia che gli imprenditori avvertono nei confronti della crisi economica e dei danni alla reputazione delle loro aziende. «Ma al tempo stesso – conlude Erofeev – in molte nazioni, Italia compresa, è alta la percentuale di aziende che si sentono perfettamente protette e ritengono piuttosto che il problema riguardi solo i loro concorrenti».

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«È un senso di sicurezza molto pericoloso – avverte però il fondatore di Kaspersky Lab -. In realtà nessuno può dirsi immune dai rischi».