Muhammad Yunus Leadership & Cambiamento


Sconfiggere la povertà per salvare il mondo

Ict e business sociale come leve del cambiamento

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In un momento in cui nessuno vuole sentire parlare di banche, Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006, ha dimostrato che non solo è possibile credere in un mondo migliore, ma che si può trasformare in realtà l’utopia di cancellare la povertà dalla faccia della Terra. Per farlo non bisogna – però – commettere l’errore di vivere come se avessimo un numero infinito di giorni davanti.

Fondatore della Grameen Bank, la “banca dei poveri”, Yunus ha sviluppato il sistema del microcredito rendendolo uno strumento efficace nella lotta per la sopravvivenza di milioni di persone. Yunus parla a tutti: giovani e vecchi, manager e operai, banchieri e diseredati, riformisti e conservatori perché «ognuno di noi può fare qualcosa per rendere il mondo un posto migliore».

Nel suo ultimo libro “Building social business” (tradotto in Italia da Feltrinelli, con il titolo “Si può fare”) Yunus pone l’accento sull’imprenditoria sociale come un fenomeno nuovo in grado di rifondare il concetto di mercato e di valore.

Anche il Comune di Milano, in vista dell’Expo 2015, collaborerà alla nascita di un laboratorio della Grameen Bank per sviluppare progetti attraverso i quali si potranno realizzare iniziative di business sociale e di microcredito. Non solo. Il capoluogo lombardo sarà la sede della prima filiale italiana con la partnership di UniCredit e Università di Bologna e la definizione degli accordi entro la fine del 2010.

Il grande progetto di Yunus di una “banca dei poveri” ha avuto inizio nel 1976 e ha completamente rivoluzionato la prassi bancaria, eliminando la necessità di garanzie e creando un sistema basato sulla fiducia reciproca, la responsabilità e la partecipazione. Per il professor Yunus «il credito dovrebbe essere riconosciuto come diritto umano e chi non possiede nulla dovrebbe avere la massima priorità per ottenere un prestito».

La Grameen Bank ha fornito a dodici milioni di persone (il 10% della popolazione del Bangladesh) gli strumenti per uscire dalla miseria. In tutto il mondo, però, un miliardo e mezzo di persone vive con meno di un dollaro al giorno. «Se la tendenza non si modifica, entro il 2040 questo numero è destinato a raddoppiare. L’Ict, se correttamente applicata, è uno strumento che può aiutare a invertire questa tendenza. Perché ciò avvenga è necessario uno sforzo coerente e globale per usare la tecnologia informatica al massimo della creatività».

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Data Manager: Come nasce l’idea di Grameen Bank?

Muhammad Yunus: Abbiamo guardato come funzionano le altre banche e abbiamo fatto il contrario. La Grameen non è stata fatta in un giorno. È stato un cammino lungo, che però ci ha portato dai villaggi più sperduti del Bangladesh e le capanne di argilla della Tanzania, fino ai ghetti di Chicago. La Grameen nasce dalla messa in discussione del sistema bancario tradizionale che considera i poveri una casta di “intoccabili”. Il successo della Grameen Bank ha dimostrato che i poveri non solo si possono toccare, ma anche che conviene tenerseli stretti. Con mia grande sorpresa, ho verificato che la restituzione dei microprestiti senza garanzia è molto più sicura di quella dei prestiti altamente garantiti. La percentuale di rimborso dei nostri prestiti si aggira intorno al 98% perché i poveri sanno che quella è la loro unica occasione. I ricchi, invece, non temono la legge, sanno come manipolarla.

Che cosa è la povertà?

La povertà non è solo una questione statistica di reddito. Essere poveri è come vivere circondati da mura altissime. Noi non offriamo assistenzialismo, ma ci battiamo perché la popolazione dei villaggi del Bangladesh possa in autonomia procurarsi un tetto in grado di resistere alla pioggia, disporre di servizi igienici e di acqua potabile pulita, rimborsare 300 taka (otto dollari americani, ndr) alla settimana, mandare i figli a scuola, assicurare a tutta la famiglia tre pasti al giorno e controlli medici regolari.

Quando pensiamo di tenere il mondo in una mano e lo guardiamo dall’alto, tendiamo a diventare arroganti. Per comprendere il mondo bisogna guardarlo dal basso, con gli occhi e il cuore di chi non ha nulla. La povertà non dipende dall’ignoranza o dalla pigrizia delle persone, ma dal carente sostegno da parte delle strutture finanziare dei Paesi. In Bangladesh l’80% dei poveri è entrato nei programmi del microcredito, ogni villaggio è stato raggiunto. Il social business e il microcredito sono utili per produrre profitti, ma anche per creare occupazione, aiutare i giovani nel settore delle energie rinnovabili, nella sanità e in tanti altri ambiti.

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Non teme la resistenza da parte dei grandi gruppi finanziari?

All’inizio sì. Oggi, so che il cambiamento di visione è possibile. Ma so anche che a molti di loro non interessa sapere chi siamo e come lavoriamo. Dico sempre che gli esperti finanziari sono come gli allenatori di calcio che non hanno mai visto un pallone o giocato una partita. Quando mi annunciano l’arrivo di un consulente finanziario so già come andrà a finire. Bisogna cambiare modo di pensare. Eliminare direttamente la povertà: questo dovrebbe essere l’obiettivo principale. Bisogna smascherare l’assunto che una ripresa dell’economia nazionale coincida con il miglioramento della vita dei poveri. Lo sviluppo deve essere concepito come un diritto dell’uomo, non come un fatto di crescita del prodotto interno lordo.

Perché i poveri sono esclusi dal controllo del potere finanziario?

Perché non lo ereditano alla nascita. E perché nessuno li ritiene affidabili. Siamo abituati a pensare che i poveri non siano degni di fiducia, ma forse sono le banche a non meritare la fiducia dei poveri. Gli Stati per aiutare i poveri del mondo si sono dotati di apparati complessi e di arsenali di regole. In molti casi tutto questo vanifica risorse e sforzi.

Fin da subito Grameen ha creduto nelle donne. Perché?

Prima di tutto per il desiderio di bilanciare una discriminazione di genere, ma soprattutto perché le donne sono un fattore determinante di sviluppo. Essere poveri è una dura esperienza per tutti, ma per una donna lo è in misura ancora maggiore. La pratica ha dimostrato che le donne sono più attente alla gestione economica e si preoccupano di costruire un futuro per i figli. Migliorare le condizioni di vita delle donne, significa incidere positivamente sullo sviluppo di tutto il gruppo sociale di appartenenza.

Il suo più grande desiderio?

Entro il 2050, lasciarsi la povertà alle spalle come un ricordo del passato: i nostri figli dovranno andare nei musei per trovarne testimonianza. Milano potrebbe essere il posto adatto per inaugurare un museo dedicato alla povertà. Anzi, proprio grazie alla sua creatività Milano, con l’Expo del 2015 e con i progetti del Grameen Creative Lab, potrà dare un contributo originale e significativo a questa missione.

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La globalizzazione secondo Yunus?

La globalizzazione è un sistema di vasi comunicanti, in cui i piccoli cambiamenti possono produrre scosse sempre più forti in ogni parte del mondo. Nel futuro, anche l’economia di mercato per difendere se stessa dovrà affrontare il problema di una più equa distribuzione delle risorse, perché la povertà è la vera minaccia alla pace nel mondo. In questo scenario, le imprese sociali avranno un ruolo sempre crescente. Quando si riconoscerà pienamente il loro valore, il mercato lavorerà per raggiungere gli obiettivi sociali in modo efficiente, così come fa per raggiungere gli obiettivi di lucro.

Quale è il ruolo della tecnologia?

La tecnologia dell’informazione e delle telecomunicazioni inciderà sempre di più sulla conoscenza, sulla formazione del consenso e quindi sulla selezione di una classe dirigente in grado di guidare il cambiamento. Sapere e potere non saranno più appannaggio di classe ristretta. Ogni potere fondato sul controllo dell’accesso alle informazioni condanna se stesso. La Cina dovrà in tempi rapidi rivedere le sue posizioni. Se riusciremo a garantire libera circolazione delle idee, delle merci, dei capitali non saranno solo i poveri a beneficiarne. Da tempo mi batto per la creazione di un Centro internazionale di Ict per l’abolizione della povertà globale. L’Ict può dischiudere ai poveri del mondo, uomini, donne, giovani, nuove forme di partecipazione nell’economia globale.

La lezione che non ha mai dimenticato?

Quella di mia madre: quando prendeva una decisione non c’era nulla che potesse distoglierla. Aveva sempre un po’ di denaro da parte per i parenti più poveri. Ho imparato da lei la tenacia e la pazienza. Grazie a lei, ho compreso che tipo di uomo volevo diventare.

Che cosa è il potere?

La capacità di creare il cambiamento. Tutti abbiamo questo potere.