La Svizzera pronta ad accogliere Edward Snowden

Altro che stato neutrale. Se il giovane americano testimonierà contro le attività della NSA, Berna e Zurigo potrebbero accoglierlo senza grossi problemi

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Dove se ne andrà Edward Snowden quando lascerà i freddi lidi russi? La domanda era stata tra le più gettonate qualche settimana fa, quando il visto del ragazzo, informatore sulle attività della National Security Agency, stava per scadere e Mosca non si decideva sul rinnovo. Adesso, con quasi un anno avanti per decidere, la questione è decisamente più calma e si può ragionare sui movimenti futuri. Come un fulmine a ciel sereno si è diffusa oggi la notizia secondo cui Snowden potrebbe presto esser confinante dell’Italia. Tra i paesi che accetterebbero di buon grado l’approdo del ragazzo tra i propri confini c’è infatti la Svizzera che, attraverso un documento del procuratore generale, avrebbe studiato i pro e i contro dell’arrivo di Snowden tra le Alpi. I dubbi maggiori, vista la qualità di stato neutrale, arriverebbero nel caso gli Stati Uniti facessero richiesta di estradizione per Snowden, una volta atterrato sul suolo svizzero.

Dal freddo della Russia a quello di Berna

Il procuratore è stato chiaro: “Se Snowden arrivasse da noi per riportare sulle azioni illegale della NSA, garantiremmo tutta la protezione necessaria alla sua persona”. Nel documento si legge infatti come: “La Svizzera non può estradare un cittadino statunitense se è testimone di azioni che costituiscono un’offensiva politica o se la richiesta viene mossa da ragioni solo politiche”. A questo punto l’unico ostacolo al libero arbitrio svizzero potrebbero essere “ordini di carattere superiore”, relativi a motivi di interesse internazionale. Tradotto: se gli USA riuscissero a convincere le autorità che la libertà di Snowden rappresenta un pericolo per azioni future di anti-terrorismo, allora tutto sarebbe rimesso in discussione. Ma c’è un altro punto a favore dell’asilo di Snowden e della sua protezione: la convenzione di Ginevra. “E’ evidente che il ragazzo soddisfi tutti i requisiti di un rifugiato politico a cui deve essere garantito un asilo” – ha detto Sarah Progin, attivista sui diritti degli immigrati alla testata svizzera Sonntags Zeitung.

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