Conquistati dalle donne?

jenny lee

Nel mondo dei VC, il 2014 sembra essere l’anno delle donne. La storia di Jenny Lee, manager di GGV Capital e l’esigenza di un profondo rinnovamento

Un nuovo studio condotto dal Babson College rivela che la percentuale di donne partner in imprese statunitensi di venture capital è scesa dal dieci per cento nel 1999 al sei per cento nel 2014. Attraverso un’analisi delle prime 92 società di venture capital, si è osservato che il numero di donne presente nei VC corrisponde solamente al 4,2 per cento. Una percentuale destinata a scendere ancora più in basso se Sequoia Capital avesse rivelato il numero di soci appartenenti alla sua società. Sequoia ha rifiutato di fornire  queste informazioni, ma ha riconosciuto che tra i suoi partner di investimento non sono presenti donne.

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E Sequoia non è l’unico ad avere a cuore la privacy, se così si può dire. La maggior parte delle società di venture capital si rifiutano di fornire dati sulle loro partnership e sui loro soci di investimenti, sostenendo che questi dati siano un segreto commerciale.

La ricerca Babson ha rivelato che solo il 2,7 per cento delle 6.517 aziende che hanno ricevuto un finanziamento negli anni 2011-2013 ha avuto dirigenti di sesso femminile.

E ovunque si cerca di mascherare la realtà. Non vi è un sito web di VC che non abbia al suo interno immagini di donne o annunci di donazioni per sostenere le minoranze e combattere le discriminazioni. In sostanza si crea l’illusione che la diversità venga sostenuta. Lo stesso sito web della Andreessen Horowitz ha moltissime immagini di donne che danno l’idea di un gruppo promiscuo e all’avanguardia, ma in realtà nessuna donna figura tra i senior partner investment. Questo crea l’illusione che sostengano la diversità. E per molti ciò è sufficiente. Ma l’illusione come tale non è eterna e adesso sembrano venire alla luce tutte le carenze e le debolezze dei VC. Si avverte sempre di più l’esigenza di rinnovamento e di cambiamento di quelli che sembrano essere i soliti “corsi e ricorsi storici”.

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Pattern recognition

Il criterio di selezione dei partner da parte dei VC sembra avere anche un nome in codice. È il cosiddetto “Pattern recognition”. Mi spiego meglio. I dirigenti dei VC sostengono di poter riconoscere un imprenditore di successo, un brillante ingegnere, o un intraprendente dirigente d’azienda quando li vedono. Sembrerebbe una sorta di amore a prima vista, insomma. Tuttavia, non a caso si tratta di un amore che prevalentemente sembra indirizzarsi verso dirigenti di sesso maschile. Quello che è stato un modus operandi dei VC per anni e anni sembra ora destinato a entrare in crisi. I VC si trovano di fronte all’evidenza del loro anacronismo e della sterilità dei pregiudizi di vecchia data. Sembra che il 2014 sia l’anno delle donne angel investor a pieno titolo. Il web spopola di interviste di donne brillanti con qualifiche dirigenziali all’interno dei VC.

E proprio in questi giorni è emersa una nuova leader all’interno dei VC: Jenny Lee, manager di GGV Capital. Sembra quasi che dopo la straordinaria IPO di Alibaba, ormai non si possano staccare gli occhi dalla Cina per il mondo delle startup e dei venture. Sarà dunque la Cina la nuova frontiera degli investimenti hi-tech? È ancora presto per dirlo, ma sembra ci siano buone premesse.

Ma chi è veramente Jenny Lee?

Lee è un’investitrice di capitale di rischio con sede a Shanghai, che ha investito in aziende tecnologiche cinesi fin dal 2001. Il suo portafoglio di investimento ospita aziende importanti come YY, con una capitalizzazione di mercato di quasi 4,5 miliardi dollari; 21vianet, con una capitalizzazione di mercato che si aggira intorno a 1,2 miliardi dollari; e HiSoft, più tardi fusa con Vanceinfo per diventare Pactera. Il maggiore successo l’ha ottenuto proprio grazie ai suoi investimenti, ma la sua carriera è iniziata in maniera completamente diversa.

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Lee, nata a Singapore, è arrivata negli Stati Uniti quando aveva 18 anni per frequentare la Cornell University. Dopo la laurea e un master in ingegneria elettronica, e prima di tornare in Asia, ha lavorato nella divisione difesa di Singapore Technologies.

Dopo quattro anni, la carriera di Jenny Lee ha preso una piega diversa, incentrandosi sulla formazione aziendale e sul marketing. Così, si è trasferita di nuovo negli Stati Uniti per frequentare la Kellogg School of Management presso la Northwestern University. Dopo aver ottenuto il suo MBA, nel 2001 Lee si è trasferita a Hong Kong. Aziende come Alibaba e Baidu si sono consolidate in questo periodo, e Lee è stata in grado di giocare d’anticipo e diventare una protagonista importante nel mercato cinese dei VC.

Il segreto del successo

«Dal punto di vista di GGV – ha detto – il successo è stato possibile grazie a un incontro, a una convergenza». Secondo Lee, il merito della prima ondata di crescita di Internet in Cina si deve proprio alla diffusione di una mentalità aperta volta ad adottare le tendenze, i modelli di business che sono venuti fuori dall’Occidente. Quando si trova a parlare del suo successo personale, Jenny Lee lo attribuisce a due fattori: l’indipendenza e l’intuito. Tornata negli Stati Uniti, Lee ha portato con sé solamente due valigie e tanta determinazione, ma non conosceva nessuno. La sua sensibilità per il mercato – però – le ha permesso di farsi strada. Lasciandosi guidare dal mercato, Lee ha iniziato una corsa senza freno verso il successo. Intorno al 2005, Lee ha promosso le sue prime IPO. Nel 2004, ha investito in una società di sviluppo di outsourcing software (Hi-Soft) che è stata quotata in Borsa nel 2010. Nel 2008, ha investito nella società informatica 21vianet e in seguito ha guidato l’investimento in Sinosun Technology. Un successo dopo l’altro, proprio negli stessi anni in cui in Cina, i VC si stavano adoperando per costruire una propria identità.

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Una pagina bianca per nuove imprese

«Il mercato del venture capital in Cina è ancora in fase di sviluppo» – ha detto Lee. E la Cina si presenta come una «pagina bianca per le nuove imprese». Quando il mercato dei VC è iniziato, non era orientato verso la tecnologia. Al contrario, le imprese si sono concentrate su settori tradizionali come la manifattura e l’agricoltura.

La maggior parte dei dirigenti di VC in Cina non provengono da scuole di business cinesi, bensì sono tutte persone estremamente qualificate che ritornano in Cina dopo aver conseguito un percorso di formazione negli USA o in altre parti dell’Asia. Ma la maggiore peculiarità che contraddistingue i VC cinesi è stata sempre la diffusione di una cultura imprenditoriale favorevole alla leadership di genere femminile.

Jenny Lee potrebbe essere quindi un modello non solo per le donne che vogliono intraprendere la carriera nel mondo dei VC, ma anche per chiunque voglia credere nelle possibilità di rilancio della Cina. Chi vuole investire in Cina deve iniziare dal presupposto di partire dalla Cina per investire in una dimensione globale. Questo è il segreto secondo Jenny Lee. Non si tratta di un episodio singolare, ma del risultato di una tendenza che si sta sviluppando nel mondo dei VC.

Il lavoro di angel investor nei VC esce quindi dai suoi rigidi schemi per conquistare – o forse – per essere conquistato anche dal mondo femminile.