Facebook è già stufo di essere Charlie

Due settimane dopo aver supportato la campagna per la libertà di satira, Zuckerberg censura le immagini del profeta Maometto

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Era l’8 di gennaio quando Mark Zuckerberg scriveva dal proprio profilo Facebook: “Un estremista in Pakistan mi ha condannato a morte per essermi rifiutato di bannare un contenuto su Maometto ritenuto offensivo. Noi siamo convinti che voci diverse, anche se qualche volta offensive, possano rendere il mondo in posto più interessante e migliore”. Evidentemente quella convinzione si poggiava su troppa sabbia. Nelle ultime ore Facebook ha accettato di censurare dei disegni del profeta Maometto sotto richiesta della Turchia, rendendole invisibili per gli iscritti del paese. Si tratta di lavori già pubblicati da Charlie Hebdo tra cui alcuni ritenuti responsabili dell’attacco terrorista alla redazione parigina. Si tratta di un’azione che ha scaturito diverse critiche nei confronti di una piattaforma che si è attivata spesso in favore delle libertà sociali e politiche, almeno a parole.

Cosa è successo

Come riporta la BBC, Facebook ha bloccato un numero non specificato di pagine che “offendono il profeta Maometto” dopo aver ricevuto un ordine da parte del tribunale di Ankara. a quanto pare la richiesta legale avrebbe portato alla censura delle immagine incriminate rendendole inaccessibili ai navigatori turchi. La mossa di Facebook potrebbe essere un metodo per raggiungere un compromesso con le forze dell’ordine della Turchia per evitare un blocco totale della piattaforma all’interno del paese. E’ risaputo infatti come in passato i social network apertamente contrari agli ordini del regime di Ankara, come Twitter e YouTube, erano stati bannati e resi irraggiungibili dagli iscritti all’interno del confine turco. Come dire: anche noi siamo Charlie ma solo se non toccate il nostro business.

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