Milioni di auto americane spiate dal governo

Il database delle auto statunitensi si è arricchito negli anni con informazioni private, come le foto di guidatori e passeggeri. Tutto legale grazie alla DEA

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Come se non bastasse il Datagte, le informazioni rubate da computer, smartphone e tablet. Come se Edward Snowden non avesse raccontato l’infamia di un’agenzia di sicurezza che metteva in pericolo le informazioni dei suoi concittadini, aprendo pesanti falle nelle reti informatiche. A scandalizzare ulteriormente il già critico panorama della privacy americana è l’American Civili Liberties Union, associazione in difesa dei diritti degli americani appunto. Secondo alcuni documenti ottenuti dalla ACLU, il governo americano avrebbe realizzato, nelle vesti della Drug Enforcement Administration (DEA), un enorme database con le informazioni degli automobilisti nazionali. Non parliamo solo di targhe e modelli di auto, su cui si potrebbe anche chiudere un occhio visto che il loro monitoraggio è fondamentale quando entrano in gioco incidenti stradali, furti e omicidi ma di tutte quelle informazioni accessorie per cui la DEA avrebbe dovuto chiedere il permesso, dovendo invadere pesantemente la privacy individuale.

Nessun segreto on the road

Il programma-spia riusciva a tracciare le targhe di ogni veicolo che transitava dinanzi alle centinaia di videocamere sparse per il paese (non è chiaro se si tratti degli autovelox) incluse le informazioni sull’orario e la direzione del viaggio. Alcune però riuscivano persino a catturare una foto del conducente e dei passeggeri in maniera talmente chiara da poter identificare senza troppa difficoltà le persone a bordo. Secondo il governo, il database sarebbe stato di supporto fondamentale per la risoluzione di alcune indagini: nel 2010 gli agenti sono riusciti a recuperare 2.443 chili di cocaina, 87 di eroina e 66.941 di marijuana, 345 kg di metadone e 31 armi da fuoco mandando all’aria un traffico pari ad oltre 80.000.000 di dollari. Che la sorveglianza stradale sia un metodo per aumentare sicurezza e controlli è un dato di fatto. Resta da capire, ed è ciò che si chiede l’American Civili Liberties Union, quanto le informazioni recepite siano al sicuro all’interno dei sistemi utilizzati dalla DEA. Hacker, criminali e altre organizzazioni di polizia potrebbero accedere, almeno in via teorica, ad un database che, seppur possa sembrare innocuo, rappresenta comunque una forma di violazione dei diritti fondamentali di ogni libero cittadino.

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