Ancora più attenzione al canale e ampliamento dell’offerta nel futuro di Sophos Italia

marco d'elia sophos

Allo studio nuove iniziative per i partner mentre continua il rinnovo del Partner Program

Tra i vendor di sicurezza è sempre molto di moda parlare di offerta integrata, soluzioni con un raggio d’azione sufficientemente ampio per risparmiare alla clientela i mal di testa provocati da prodotti progettati per rispondere solo a un certo tipo di minaccia – e qualche volta nemmeno a quella – e l’onere di interfacciarsi con una pletora di fornitori, team d’assistenza, reseller ecc. Proclami a parte, però, i fornitori in grado di mantenere le promesse non sono molti. Sophos costituisce un’eccezione. Storicamente forte nell’endpoint protection – antivirus, crittografia per pc, server e dispositivi mobili –  l’azienda angloamericana grazie a una strategia perseguita con tenacia, ha imposto la propria leadership anche nella protezione delle reti, il comparto Unified Threat Management (UTM) della classificazione Gartner. A far da collante tra queste due categorie distinte di offerta un’architettura ribattezzata Syncronized Security, frutto di una intuizione che risale alla fine dello scorso decennio quando il management di Sophos cambiò rotta prima di altri per intercettare i trend tecnologici più innovativi.

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Al cuore di questa strategia, una tecnologia sviluppata in proprio, supportata da una serie di acquisizioni mirate. «Il progetto iniziò a concretizzarsi nel 2011 con l’acquisizione di Astaro, fornitore di soluzioni di network security» ricorda Marco D’Elia, country manager di Sophos Italia. “Successivamente l’esigenza divenne quella di integrare tutte le componenti della nostra offerta. Con un imperativo: fare in modo che endpoint e strumentazione di rete si parlassero tra di loro». Da allora l’architettura di sicurezza Sophos si è costantemente evoluta e oggi consta di quattro elementi principali. Heartbeat, lo strato di middleware che combina le funzionalità avanzate dei Next Generation Firewall (NGF) con quelle dell’agent Sophos installato sull’endpoint, il secondo strato di protezione, frutto dell’acquisizione di SurfRight, azienda olandese proprietaria della soluzione HitmanPro; il layer di sicurezza interno ai gateway di navigazione esploso dalle soluzioni verticali – posta elettronica, navigazione, ecc. – e Sophos Central, la console di gestione.

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«A fronte di minacce sempre più pervasive, APT e ransomware su tutte, la nostra soluzione di sicurezza riesce a risalire velocemente al malware e bloccarlo. Prima rimuovendo le chiavi di cifratura e poi isolando la subnet. Heartbeat inoltre, disponibile oggi in cloud sull’endpoint, tra meno di un anno lo sarà anche sull’endpoint on premise. Il nostro obiettivo infatti è quello di arrivare alla completa integrazione tra i due mondi» spiega D’Elia. Non solo. «Sophos Central eroga i propri servizi a più utenti. Il cliente finale che gestisce l’endpoint protection, le componenti di firewall e le soluzioni verticali di navigazione e posta elettronica, e gli stessi partner che possono così gestire in modo autonomo e proattivo le problematiche dei clienti. Uno strumento a disposizione del canale per erogare servizi aggiuntivi, capace di trasferire valore a entrambe le categorie principali di partner Sophos, mondo endpoint protection e UTM/network security.  Strutturata così, la nostra offerta ci consente di mettere in campo una strategia di cross selling valutata in termini molto positivi da parte del canale, un network Più di  700 partner attivi e quattro distributori. L’offerta che proponiamo loro infatti riesce a essere complementare perché a prescindere dalle esperienze accumulate dal partner, aggiunge valore in termini di competenze e servizi da proporre ai clienti. In linea con le peculiarità del mercato italiano, un sistema frammentato composto soprattutto da PMI, in cui i contenuti del servizio offerto è sicuramente più avanzato rispetto a quello di altri paesi» conclude D’Elia.