IBM, l’Internet delle cose è cognitivo

Industria 4.0, Internet of Things e tecnologie cognitive: le nuove frontiere di IBM Watson sono già qui, e gli esempi non mancano

Tra Industria 4.0 e trasformazione digitale, a Milano si è dipanato a metà ottobre un pomeriggio sul futuro che è già qui. Grazie al computing cognitivo di IBM Watson, che nella sua declinazione più recente diventa uno degli snodi essenziali dell’Internet of Things, con l’elaborazione dei dati ricavati dai miliardi di sensori sempre più incorporati nei dispositivi. L’evento IBM Business Connect 2016, tenutosi al Palazzo della Permanente nel cuore della città, ha visto una nutrita partecipazione, giudicata da Stefano Rebattoni, General Manager di IBM Global Technology Services, come “un ottimo segnale di cui tenere conto, in quanto indicazione di una curiosità attiva per quello che è un fenomeno e non un prodotto specifico di IBM o di altri: l’elemento centrale che unisce i fenomeni in atto è la trasformazione, come si sta vedendo per esempio nel settore automobilistico, in cui siamo di fronte alla fase 4.0, nella quale non si parla più di prodotto ma di servizio”.

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Esempi concreti

E di servizi, ma anche di prodotti con una componente innovativa che guarda caso è sempre più orientata ai servizi, si è parlato durante l’evento, con le testimonianze di alcune delle aziende che stanno utilizzando le soluzioni e i servizi Watson IoT, come The Weather Company, Whirlpool, Hera, SIT Group e Fullsix, con esempi quali le previsioni meteo in tempo reale e sempre più geolocalizzate o le tecnologie indossabili su caschi e giubbotti per verificare lo stato di sicurezza sul lavoro, oppure ancora i nuovi dispositivi per controllare e ottimizzare il funzionamento delle caldaie, i cassonetti intelligenti per la raccolta differenziata e i robot che cominciano a essere davvero utilizzati per interagire con l’uomo, come è il caso di Pepper, che parla tranquillamente 19 lingue.

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Investimenti di rilievo

Tutte applicazioni rese possibili dall’intelligenza cognitiva di Watson IoT, che attualmente, fa sapere IBM, “conta 6.000 clienti a livello mondiale che la utilizzano, rispetto ai 4.000 di appena otto mesi fa”. Non stupisce quindi che proprio all’inizio di ottobre la società abbia annunciato il potenziamento della scommessa in queste nuove frontiere, destinando più di 200 milioni di dollari al proprio quartiere generale Watson IoT di Monaco di Baviera, nel quadro un investimento globale da 3 miliardi di dollari per integrare il cognitive computing in Watson. L’investimento, che nelle parole dell’azienda è “uno dei più grandi mai effettuati in Europa”, rappresenta “la risposta alla crescente domanda dei clienti che vogliono trasformare le loro attività utilizzando una combinazione di IoT e tecnologie di intelligenza artificiale”.

Digitalizzare il mondo fisico

La sfida è grande, ma la posta in gioco è davvero elevata, perché come ha spiegato durante l’evento Deon Newman, Vice President Marketing IBM Watson IoT, “Internet of Things significa soprattutto digitalizzare il mondo fisico, e rendere possibili incrementi dell’efficienza operativa riducendo i costi”. E, dato che nei prossimi anni l’Internet of Things diventerà la principale fonte di dati sull’intero pianeta, si comprende l’importanza crescente del cognitive computing: il sistema Watson, spiegano in IBM, “utilizza l’apprendimento automatico e altre tecniche per comprendere i dati e trasformarli in informazioni utilizzabili; in questo modo può contribuire ad automatizzare le attività, consentire ai produttori di realizzare prodotti migliori, introdurre nuovi servizi innovativi e migliorare in generale la qualità della vita”.