Google lancia la developer preview di Android Things OS for IoT

Il sistema operativo per l’Internet delle Cose non è altro che un rebrand del già conosciuto Brillo orientato però verso i piccoli oggetti connessi

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L’annuncio è arrivato in settimana: Brillo diventa Android Things OS for IoT. Alla fine è questa la realtà: il progetto una volta conosciuto come Brillo, lanciato dal palco del Google I/O 2015, è diventato ATO for IoT, un pacchetto di risorse software con cui creare il motore di tanti dispositivi connessi, dagli indossabili alle automobili, passando per gadget domestici e televisori. All’interno della suite sono presenti il solito Android SDK, l’Android Studio Integrated Development Environment (IDE) e i Google Play Services; nessuno stravolgimento dunque, anche per consentire a chi aveva già cominciato a lavorare sul sistema precedente di continuare senza intoppi. Quello che cambia è nel tempestivo supporto che Big G fornirà in merito ad aggiornamenti e novità, proprio come fa per gli OS dedicati a smartphone (Android) e wearable (Android Wear) e nella volontà di concentrare in un singolo contesto tutto il mondo di sviluppo IoT, per incentivarne l’adozione.

Hardware e software

Oltre alle motivazioni correlate al marketing, un’importante integrazione di Android Things è nell’apertura all’utilizzo su hardware di terze parti, come Raspberry Pi 3, Intel Edison e NXP Pico. Inoltre, una prima tornata di update porterà a bordo di ATO, Weave, il protocollo di comunicazione che Google aveva introdotto nel 2015, come componente del precedente Brillo e che si unirà a Nest Weave, la soluzione proprietaria usata del brand acquisito nel gennaio del 2014 dalla stessa compagnia di Mountain View. Tutti gli altri dettagli in merito ad Android Things si trovano sulla nuova pagina dedicata sul portale per gli sviluppatori disponibile a questo indirizzo.

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