Cellebrite vittima degli hacker

La compagnia che avrebbe aiutato l’FBI a violare l’iPhone di San Bernardino ha subito un furto di dati pari a 900 GB

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Per diverse settimane, nel 2016, ha tenuto banco la vicenda FBI-Apple circa lo sblocco dell’iPhone 5C appartenuto al killer della strage di San Bernardino, negli USA. Alla richiesta della polizia di hackerare il terminale bloccato con una chiave di sicurezza, la Mela aveva risposto di non poter accedere allo smartphone, sia per motivi etici che tecnici. Per questo, dopo vari tentativi di convincimento, l’FBI era ricorsa all’aiuto di una compagnia estera per accedere a quella che considerava come una prova determinante nelle indagini sull’autore dell’attacco terroristico, ucciso nei momenti successivi al massacro. Seppur manchino elementi certi, lo sblocco dell’iPhone pare sia stato effettuato da Cellebrite, azienda israeliana specializzata in operazioni di violazione informatica.

Gli hacker violati

La stessa che nel fine settimana ha subito un pesante attacco, con la sottrazione di circa 900 GB di dati, tra cui nomi utente, password e altre informazioni dei dispositivi appartenenti al gruppo. Un comunicato della società ha confermato il breach, parlando di “accesso non autorizzato a un server web esterno che conteneva un database di backup di my.Cellebrite, il sistema di gestione delle licenze usato prima di una recente migrazione. Quello che è certo è che si tratta di una mossa illegale, per cui stiamo lavorando con le autorità per assicurarci di scoprire da dove è partita”. Non sembra che l’attacco sia una forma di risposta all’aiuto fornito all’FBI ma sono ancora in corso tutte le indagini del caso per accertarlo.

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