La prima auto elettrica volante al test in Germania

Prodotto dalla Lilium Aviation, il prototipo può decollare in verticale ed essere pilotato da remoto, senza conducente

C’è chi deve ancora mettere sul mercato la prima auto che si guida sola e chi pensa già al futuro, a un veicolo autonomo che possa volare. La tedesca Lilium Aviation ha svolto una dimostrazione del suo Lilium Jet, un mezzo monoposto che è in grado di trasportare un passeggero sulle ali del vento, senza conducente e sfruttando un motore elettrico. Viste le dimensioni, il vantaggio maggiore sembra essere quello di un decollo e un atterraggio in verticale, come gli elicotteri, così da sfruttare anche spazi ristretti di manovra. Si tratta pur sempre di un prototipo quindi serviranno ancora test e miglioramenti vari prima che l’auto elettrica possa diventare realtà, ma c’è già chi parla di taxi pronti a scorrazzare per le autostrade delle nuvole pur di saltare il traffico in tangenziale.

[ot-video type=”youtube” url=”https://www.youtube.com/watch?v=ohig71bwRUE”]

Piena di motori

Il mezzo è composto da un motore elettrico che in realtà viene potenziato da 36 piccoli jet a reazione, dislocati sui 10 metri di lunghezza che ospitano 12 flaps mobili. In pratica, l’intera longitudine di Lilium Jet è fatta di motorini che spingono l’auto nella direzione voluta dal pilota remoto, che la gestisce con un telecomando, simile a quello dei droni. Stando alla compagnia, con un singolo ciclo di ricarica, il velivolo può coprire circa 300 chilometri alla velocità massima di 300 km/h. Oltre all’efficienza, uno dei capisaldi che sta guidando il lavoro del team tedesco è la sicurezza. A bordo di Lilium ci saranno tutti gli strumenti necessari a preservare la protezione dei passeggeri, come un paracadute e uno strumento chiamato “Flight Envelope Protection System”, che ha il compito di impedire al conducente (remoto o manuale qualora dovesse essere integrato) di compiere manovre azzardate, che violano gli standard imposti alle aziende.

Leggi anche:  Epson presenta la terza ricerca Climate Reality Barometer