Amazon accetta le regole Ue sugli e-book

Amazon: boom di utili ma tasse a zero

Amazon si accorda con la Commissione Ue e non imporrà agli editori le stesse condizioni offerte dalla concorrenza

Amazon ha fatto la sua fortuna grazie alla vendita di libri digitali ma negli anni è stata spesso accusata di portare avanti un politica non proprio limpida. Ad esempio, nel 2014 il colosso dell’e-commerce è finito ai ferri corti con la casa editrice Hachette salvo poi trovare un accordo dopo circa 7 mesi di trattative. Oggi l’azienda di Seattle ha finalmente accettato le norme per la concorrenza del mercato degli e-book stabilite dall’Unione Europea chiudendo così un contenzioso che dura da 2 anni a questa parte.

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Nel 2015 la Commissione Ue aveva aperto un’indagine su Amazon in merito al trattamento offerto agli editori del Vecchio Continente e in particolare per quanto riguarda il mercato inglese e tedesco. Il sito di e-commerce fino ad oggi ha imposto a queste aziende di offrirgli le stesse condizioni garantite alla concorrenza o di informarlo sui dettagli degli accordi stretti con altri rivenditori online. Amazon voleva essere a conoscenza di aspetti come il prezzo, le modalità promozionale e il modello commerciale di distribuzione. Dall’indagine, Bruxelles ha tratto la conclusione che questo comportamento ha frenato l’innovazione del settore europeo.

L’accordo stretto con l’Ue, che ha una durata di 5 anni, prevede che Amazon rinunci a richiedere le stesse condizioni offerte dalla concorrenza. L’azienda di Jeff Bezos dovrà inoltre consentire agli editori di rescindere il contratto a 120 giorni dalla firma nel caso in cui il prezzo di vendita del singolo e-book sia legato a quello dello stesso libro su una piattaforma concorrente. Nel caso in cui Amazon non rispetti queste condizioni sarebbe costretto a pagare una multa pari al 10% del fatturato.

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Amazon ha quindi chiuso il contenzioso con Bruxelles relativo agli e-book ma deve ancora rispondere delle accuse di evasione fiscale. Il sito di e-commerce si sarebbe avvantaggiato di una tassazione favorevole grazie ad accordi stretti con il Lussemburgo. Un procedimento simile è stato aperto anche dalla magistratura italiana. Questa ritiene che Amazon tra il 2009 e il 2014 abbia nascosto ben 130 milioni di euro di profitti al Fisco. Il sito di e-commerce potrebbe quindi subire la stessa sorte toccata prima ad Apple e poi a Google, che ieri ha firmato la pace con l’erario pagando un risarcimento di 306 milioni di euro.