La password della banca? Dentro un anello

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Token ha sviluppato un anello che sfrutta la biometria per autenticare account, aprire la porta di casa e avviare l’automobile. Arriverà entro il 2018 negli USA

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La biometria è l’eterna promessa della sicurezza digitale. Se in ambito enterprise esistono già diverse soluzioni che sfruttano i caratteri distintivi di ognuno per l’autenticazione, il resto del mondo deve accontentarsi del riconoscimento dell’impronta sullo smartphone o al massimo dell’iride. Eppure, uno dei vantaggi della biometria è che può essere applicata praticamente a ogni situazione e integrata con tecniche per nulla futuristiche. Pensiamo a Token e al suo progetto di realizzare un anello che conservi, al suo interno, le informazioni e i dati personali di chi lo utilizza. Nella parte che viene indossata conserva un sensore che, come il Touch ID dell’iPhone, immagazzina la parte del dito atta ad abilitare l’accesso dopo la prima installazione. Ma a cosa serve?

Anello intelligente

L’idea del produttore è quella di velocizzare una serie di operazioni che normalmente necessitano di una key di ingresso, semplicemente con l’appoggiare il dito sulla porzione da sbloccare. Un progetto del genere non avrebbe senso se dietro non vi fossero già dei provider interessati. Tra questi citiamo MasterCard, Microsoft e HID, la compagnia che sviluppa il protocollo di autenticazione ospitato dalla maggior parte dei lettori di smart card negli uffici. Quello che fa l’anello è sostituire la carta di credito o la chiave di casa e della macchina per dar vita a un panorama di protezione più sicuro e personalizzato.

Ovviamente, per concretizzare tutto ciò servono ricevitori in grado di azionarsi al contatto e presto ne vedremo in molte città degli Stati Uniti, tra cui Salt Lake City, Miami, Chicago e Filadelfia, con New York che verrà aggiunta entro il 2018. Concretamente, Token monta un sensore ottico a infrarossi, che comunica con gli accessori supportati. Basta far scivolare il dito sull’anello per attivarlo e far riconoscere l’impronta (anche se non si tratta di un fingerprint vero e proprio) registrata in precedenza. Qualora l’anello dovesse essere perso o rubato, non servirebbe a violare la privacy dei reali possessori, perché sprovvisto appunto del dito abilitato allo sblocco.

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