Perché l’Intelligenza Artificiale che ha finito Pac-Man è una gran bella notizia

Ci sono voluti 35 anni per portare a termine il videogioco che ha segnato un’intera epoca. Un risultato che va oltre i numeri

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Una data importante, non solo per chi è cresciuto sognando una palla gialla che rincorre fantasmini blu. L’Intelligenza Artificiale di Microsoft ha finito Pac-Man, cioè è arrivata a ottenere un punteggio di 999,9990 che, a quanto pare, è la cifra massima che si può raggiungere. Una notizia del genere che interesse ha oltre la mera statistica? Beh, prima di tutto segna un ulteriore barriera frantumata dagli algoritmi di nuova generazione, in grado non solo di risolvere problemi numerici ma anche di districarsi tra i labirinti di un videogame. In secondo luogo, la pietra posta da Microsoft rappresenta il punto da cui partire per assegnare all’AI task più avanzati, che possono ricadere anche in ambito medico e scientifico. Non è troppo azzardato immaginare lo stesso scenario di Pac-Man trasportato sul display di una sala operatoria, dove le mura sono arterie, i fantasmi elementi da evitare e i premi pezzi di tessuto da rimuovere. Esagerato? Forse no.

Futuro meccanico

Le abilità dell’uomo hanno un limite, evidente, ed è quello che unisce corpo e psiche. Dove non può arrivare la fisicità ci pensa la mente, l’immaginazione, che però da sola non può risolvere i problemi. La declinazione di tutto ciò, a livello tecnologico, ha come risultato lo sviluppo robotico applicato a diversi ambiti. Chi teme l’ascesa delle macchine dovrebbe considerare come queste possano compiere attività naturalmente precluse all’uomo perché complesse e rischiose. L’abilità degli algoritmi non viaggia solo su un piano bidimensionale (causa-effetto) ma anche dinamico, in cui il machine learning svolge un ruolo essenziale nel prendere decisioni con il minor grado di rischio, ottimizzando le risorse a disposizione. Lasciare che sia l’intelligenza Artificiale a decidere per noi vorrebbe dire sfruttare modelli su cui già oggi basiamo molte delle nostre scelte, seppur in maniera automatica. La scommessa sarà integrare strumenti di apprendimento in contesti attualmente estranei ma che potranno trarre vantaggi concreti dagli applicativi di nuova generazione.

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