Il dato nella fabbrica

Il gruppo Seda sta trasformando il suo approccio alla produzione cartotecnica. L’obiettivo è creare una “infosfera” digitale del prodotto fisico a vantaggio di flessibilità, velocità e qualità

La trasformazione digitale di Seda Group International Packaging, che gestisce tredici impianti cartotecnici nel mondo, è un progetto ampio, concepito da tempo e oggi, anche in virtù dei vantaggi offerti dagli incentivi del Piano Industry 4.0, in piena fase di accelerazione. Un piano, racconta il suo change management director Alessandro Galaverna, che batte sui tre fronti dell’organizzazione, dei processi e dei sistemi e prevede tra i vari interventi la migrazione a un unico sistema Erp di gruppo. «Non stiamo parlando solo di software. Le persone in Seda devono sentire, non subire questo cambiamento – afferma Galaverna – e l’obiettivo non è solo di disporre di un sistema omogeneo, ma anche di accorciare la distanza tra clientela e processi produttivi, attraverso una maggiore flessibilità e velocità di esecuzione sul prodotto e sulla relazione col cliente, interno o esterno che sia». Sincronizzando meglio la trasversalità del processo operativo, spiega Galaverna, si ottiene un’azione più puntuale. «In quest’ottica, deve essere visto un progetto di integrazione tra processi “classici” della fabbrica e processi operativi nel back office e nel gestionale».

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Dalla forza all’intelligenza

Anche per quanto riguarda gli aspetti produttivi, prosegue Galaverna, Seda sta innalzando il livello di automazione in fabbrica, con l’adozione di robot già in funzione in alcuni impianti. «La nostra produzione avviene in fasi successive» – precisa il responsabile del progetto di rinnovamento di Seda. «Dalla materia prima, la carta, al prodotto finito». I robot intervengono nei vari passaggi della catena produttiva, dove Galaverna sta coordinando l’introduzione sia di un più elevato livello d’automazione nei processi di fabbrica sia di una più raffinata capacità elaborativa, in modo da ottenere un dato numerico puntale molto importante per la fase di pianificazione e di misura dell’efficienza di produzione. «Un tempo automazione e robot in fabbrica erano pura forza bruta» – osserva Galaverna. «Oggi, c’è sempre maggiore capacità di tradurre semplici dati in informazioni utili». Ma quali sono i vantaggi? «Abbiamo un impatto sulla linea degli operatori in fabbrica, sui clienti interni. Questi possono agire con una maggior consapevolezza del processo, a monte e a valle. Esternamente, disporre di informazioni più puntuali ci permette di pianificare, di gestire meglio la domanda, avendo un rapporto più stretto tra domanda e produzione». Le specifiche tecniche dei prodotti che escono dagli impianti Seda sono molto stringenti e disporre di una misura più rapida della qualità del prodotto può, per esempio, servire a garantire un sempre più puntuale “time to market” senza che questo vada a detrimento dell’efficacia produttiva. «In questo senso – aggiunge Galaverna – il contenuto informativo legato a un prodotto diventa un servizio in più fornito al cliente, oltre a renderci più reattivi».

Virtualizzare la macchina utensile

L’obiettivo verso cui tendere è la creazione di una sorta di “infosfera” del prodotto fisico, uno spazio popolato di informazioni digitali che permettono di gestire in modo ottimizzato le macchine fisiche, riducendo i tempi di produzione, di passaggio da una lavorazione all’altra, di guasto e di fermo-macchina. Dal punto di vista esecutivo, la separazione tra macchina utensile fisica e il suo modello virtuale deve tener conto del livello di diversificazione degli impianti Seda. Macchine di nuova generazione sono nativamente dotate della sensoristica necessaria per la generazione dei dati. I sistemi vecchi devono invece subire una fase di “retrofitting”. Questa complessa trasformazione viene gestita dal change manager. «Il mio è un ruolo di gestione della trasformazione digitale e culturale, evoluzione del CIO “tradizionale”, è una distinzione importante» – conclude Galaverna. La funzione IT oggi non può essere quella del “configuratore” delle tecnologie ma deve avvicinarsi al business, condividendone strategie e parlando lo stesso linguaggio.

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