Huawei risponde alle accuse degli USA

Il governo ha messo al bando i prodotti consumer della cinese, ponendo a serio rischio anche la costruzione dell’infrastruttura 5G. Il motivo? “Solo questioni di concorrenza”

Solo qualche settimana fa, il governo americano aveva fatto pesanti pressioni sulle telco del paese per escludere dai loro listini il Mate 10 Pro, device professionale di Huawei. Varie le motivazioni ma incentrate sul dubbio che lo smartphone, come gli altri del gruppo, servisse solo a monitorare e informare la Cina circa le abitudini e le vite personali dei cittadini USA. A seguito di tale ban, a rischio sono andate anche le infrastrutture 5G che il gigante di Shenzen avrebbe portato in varie parti degli States, in tempo utile a effettuare i primi test in vista del lancio ufficiale nel 2020. Oggi Huawei risponde alla Federal Communications Commission affermando la sua innocenza, in una battaglia che attualmente è solo presunta, rimandando le accuse al mittente.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Cosa succede

“Huawei è un’azienda al 100 per cento di proprietà dei dipendenti. Nessuna agenzia governativa ha mai tentato di intervenire nelle nostre operazioni o decisioni. Le autorità statunitensi non dovrebbero basare le loro decisioni su speculazioni e voci. Prodotti e soluzioni del marchio sono usati in oltre 170 paesi al mondo e godono di un riconoscimento senza pari. In 30 anni nessun operatore ha mai riscontrato problemi di sicurezza con le nostre apparecchiature, anzi li aiutiamo a eliminare barriere come il digital divide, portando la connessione in zone rurali e difficilmente raggiungibili”.

Stando al gruppo, le mosse limitative degli USA hanno il solo scopo di rallentare la concorrenza con aziende interne (Verizon, AT&T, ecc.) soprattutto dal punto di vista infrastrutturale. Ci sarà da capire cosa succedere a questo punto in America, almeno per quanto riguarda l’aggiornamento di reti e torri, che in Europa e Asia prosegue a ritmi sostenuti, anche grazie alla compagnia cinese.

Leggi anche:  Resilienza informatica senza compromessi: Carhartt sceglie Rubrik