Snowden, cinque anni fa il Datagate

Nessun rimpianto per la gola profonda della NSA, che ha sconvolto nel 2013 il mondo della sicurezza informatica

Ripensa a quel giugno del 2013 ed è ancora convinto di aver fatto bene. Cinque anni fa, Edward Snowden rivelava al mondo quello che è stato definito Datagate, un caso non solo mediatico internazionale, che ha messo in luce le operazioni di spionaggio e monitoraggio della National Security Agency. Parlando in occasione dell’anniversario, il ragazzo ha spiegato al Guardian di non aver rimpianti in merito: “Avevo molta paura all’inizio ma alla fine mi ha dato un senso di libertà.

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C’era uno scopo dietro a tutto questo e non si poteva certo tornare indietro”. Sebbene molte persone affermino come non molto sia cambiato da quella data, Snowden non è d’accordo. “La gente ha ragione nel dire che vige ancora una sorveglianza di massa ma non è così che si misura il cambiamento, si guarda indietro prima del 2013 e si guarda a quello che è successo da allora. Tutto è cambiato”.

Operazione riscatto

Più che altro, ciò che è cambiato è nella maggiore convinzione che oggi le persone hanno circa i metodi con cui i governi tentano di spiare gli utenti. “Stati e aziende approfittano della nostra ignoranza. Ma adesso lo sappiamo, abbiamo conoscenza, siamo impotenti nel poter fermare tutto ma almeno ci stiamo provando. Le rivelazioni ci hanno resi più uniti e legati nella battaglia”.

Al momento Snowden dovrebbe essere ancora in Russia, sicuramente in una situazione di maggiore tranquillità ma di esilio lontano dalla patria. Come spiega nell’intervista, il suo lavoro si concentra nello sviluppare soluzioni di protezione sopratutto per attivisti e giornalisti, un approccio alquanto pragmatico alla sorveglianza globale che ancora pende sulle nostre teste.

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