Passepartout, l’innovazione gestionale

Con il crescere della potenza e della fruibilità degli strumenti software è cresciuta ancora più velocemente la complessità dei dati da analizzare e soprattutto la necessità di governare proattivamente il flusso dei dati disponibili e non di subirlo passivamente. Se dovessimo analizzare un elemento che, negli ultimi tempi, ha contribuito a rinnovare molte delle imprese italiane, faremmo riferimento alla fatturazione elettronica. A fronte di un obbligo tecnologico – in molti casi mal gestito dalle organizzazioni – grandi e piccoli attori si sono ritrovati a dover rivoluzionare un processo certamente fondamentale del proprio operato, integrato nell’esistenza stessa dell’azienda. Al traguardo dei trent’anni di attività, chi meglio di Passepartout per raccontare un simile trend e dare una più ampia panoramica sull’attuale dimensione della trasformazione digitale nazionale? «Nei nostri trent’anni, ne abbiamo viste davvero di tutti i colori» – ci dice Simone Casadei Valentini, direttore progettazione, assistenza imprese e commercialisti di Passepartout.

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«La fattura elettronica ha sicuramente dato un’accelerazione a coloro che finora avevano resistito al cambiamento, più per una chiusura perimetrale culturale che tecnica. Le operazioni tradizionali – carta e penna ma anche via fogli elettronici – non restituiscono più un senso di adeguatezza ai tempi odierni, in cui gli automatismi possono davvero permettere al business di ottimizzare i flussi e risparmiare sui costi. In qualità di software company, non facciamo altro che rispondere alle esigenze del mercato, in un certo senso facendo anche da abilitatori di innovazione, in campi che non sempre sono aperti alle evoluzioni». Come spesso accade, il panorama servito da Passepartout è quello in cui, dopo l’aver abbracciato una determinata e nuova soluzione, diviene impensabile tornare indietro. Lo switch, come anticipato, è più nella testa che nei limiti tecnici, in un mondo che, grazie al cloud, vive sempre meno di requisiti localizzati e sempre più di ambienti as a service. «Quello che notiamo è che chi è salito al bordo del mood della fatturazione elettronica acquisisce una propensione maggiore all’aggiornamento. Ancora una volta, la leva del cambiamento è un requisito normativo, ma gli effetti sono tangibili, perché attivano un’operatività nuova, una visione allargata dei processi e una esigenza di semplificazione e agilità che coinvolge l’impresa nel suo complesso. Un simile contesto ci richiede di essere molto più proattivi nel recepire le novità normative che, nel caso della fatturazione elettronica, vanno tradotte in tempi brevissimi in funzionalità del software. Dal canto suo, il Sistema di Interscambio ha cercato di rendere meno doloroso il passaggio, addolcendolo in ogni sua forma. Il prossimo step è lo scontrino elettronico che sarà una rivoluzione anche più grande di quella della fattura elettronica».

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LA PRIORITÀ DELL’AUTOMAZIONE

Il vecchio adagio “la business intelligence trasforma i dati in informazioni”, deve ora misurarsi con una nuova complessità caratterizzata da dati sempre più fluidi. Nei vari segmenti di azione, si può riscontrare una priorità comune alle aziende che si affacciano a un percorso di digital journey? Secondo Casadei Valentini sì: «Un denominatore comune è l’automazione. Ancora oggi, molte attività che potrebbero essere gestite da un software intelligente avvengono in manuale. Anche le email, che pure godrebbero dall’avvento di maggiori automatismi, restano piattaforme prive di funzionalità avanzate, che occupano risorse teoricamente da dedicare ad altro. Il motivo? Si teme che l’ingresso di soluzioni smart possa far perdere di mano i flussi operativi ma, ovviamente, non è così. Tramite formazione ed eventi sul territorio acceleriamo questo progresso tecnologico, mettendo sempre al centro il cliente, inserito in un ambiente personalizzato che ne cura i più specifici dettagli, per tutte le finalità di business».