Produrre dati integrati e strutturati in sanità

Smart city, vantaggi e criticità

Nel futuro della sanità, c’è la necessità di produrre dati integrati e strutturati attraverso nuove procedure, standard riconosciuti e tecnologie in grado di supportare le esigenze degli operatori, a beneficio dell’assistito e aumentando l’efficienza senza dimenticare la sicurezza

AgID ha recentemente affermato che il prossimo obiettivo dell’informatizzazione della sanità pubblica sarà favorire un’evoluzione del fascicolo sanitario elettronico (FSE), come punto di accesso unico delle informazioni cliniche del cittadino. All’interno del fascicolo, dovranno confluire i dati di ogni prestazione sanitaria fatta al cittadino. Sorge quindi la necessità che ogni referto ed esame diagnostico sia parimenti strutturato per poter essere integrato. AgID lavora alla definizione di nuove linee guida per migliorare e valorizzare l’integrazione dei dati generati da dispositivi medici, sensori indossabili e fascicolo sanitario elettronico. Data la mole di dati generati, sarà possibile per gli enti di ricerca, nel rispetto della privacy, usare questi input a fini di ricerca con enormi vantaggi clinici. Il nucleo minimo del fascicolo sanitario elettronico è costituito da: dati identificativi e amministrativi dell’assistito; referti; verbali pronto soccorso; lettere di dimissione; profilo sanitario sintetico; dossier farmaceutico; consenso o diniego alla donazione degli organi e tessuti.

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Dati e documenti di tipo integrativo del Fascicolo sono costituiti da: prescrizioni; prenotazioni; cartelle cliniche; bilanci di salute; scheda, programma e cartella clinico‐assistenziale relativi all’assistenza domiciliare; piani diagnostico‐terapeutici; scheda multidimensionale di valutazione relativa all’assistenza residenziale e semiresidenziale; erogazione farmaci; vaccinazioni; prestazioni di assistenza specialistica; prestazioni di emergenza/urgenza; prestazioni di assistenza ospedaliera in regime di ricovero; certificati medici; taccuino personale dell’assistito; relazioni relative alle prestazioni erogate dal servizio di continuità assistenziale; autocertificazioni; partecipazione a sperimentazioni cliniche; esenzioni; prestazioni di assistenza protesica; dati a supporto delle attività di tele monitoraggio; dati a supporto delle attività di gestione integrata dei percorsi diagnostico‐terapeutici; altri documenti rilevanti per i percorsi di cura dell’assistito.

Questo scenario pone problematiche sia di tipo tecnico sia di tipo procedurale. Proviamo a fare una analisi sommaria delle principali. Negli esami di laboratorio – chimici, ematologici, microbiologici e patologici – il dato non è sempre espresso nella stessa unità di misura e con lo stesso intervallo di riferimento, né l’esame è univocamente identificato sul territorio nazionale con uno stesso codice numerico. Quindi, ogni laboratorio dovrà provvedere a utilizzare macchine compatibili con il sistema LOINC (Logical Observation Identifiers Names and Codes), raccomandato dal DPCM sul FSE, per raggiungere il necessario grado di standardizzazione.

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Per gli esami radiologici – dove la complessità delle macchine genera una mole di dati elevata – si deve andare nella direzione di integrare la diagnostica per immagini con una refertazione mirata, che evidenzi puntualmente le problematiche con un lessico standard. Si dovrà evitare di inserire nei referti tutte le immagini ottenute, considerando quelle significative commentate secondo i dettami dello standard H7 Plus. Per la gestione dei pazienti cronici – per esempio, diabetici e soggetti a terapie anticoagulanti orali – la gestione della storia clinica è fondamentale sia a livello individuale sia a livello di studio clinico.

I pazienti spesso non sanno ricostruire la loro storia clinica, soprattutto quando i medici di base e/o gli ospedalieri modificano le prescrizioni. Anche le misure glicemiche individuali vanno digitalizzate e integrate nel FSE. La sfida consisterà nella costruzione della consapevolezza dei vantaggi derivanti da standardizzazione e tecnologia nel personale sanitario tradizionalmente non sempre avvezzo all’innovazione e alla gestione efficace di strumenti tecnologici.

Lorenzo Ivaldi – Comitato scientifico CLUSIT