IDC Multicloud Conference 2019, cos’è la seconda rivoluzione del cloud

Il settore della Sanità è in ritardo nell’adozione del multicloud ibrido ma si prevede una crescita esponenziale nel breve termine

Gli ambienti multicloud stanno diventando la norma nelle imprese di medie e grandi dimensioni, ed è il momento di fare il punto su un trend in crescita

IDC ha organizzato la Multicloud Conference 2019 per capire in che modo la seconda rivoluzione della nuvola sta assumendo i contorni di uno switch tecnologico persistente presso le aziende di medie e grandi dimensioni. Se cresce l’adozione del cloud infrastrutturale, aumenta anche la sofisticatezza delle applicazioni, che sempre più spesso portano le imprese a valutare l’approccio a servizi differenti, che più di ieri si adattano a specificità peculiari. In tale contesto, gli ambienti multicloud stanno diventando la norma nelle società di medie e grandi dimensioni, tant’è che IDC calcola che oggi meno del 30% utilizzi ancora una singola piattaforma cloud, e che molte siano già ben indirizzate verso cloud multipli, di provider diversi.

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Ma possiamo considerare un ambiente multicloud come la somma di più cloud? Non proprio: il multicloud è un concetto a cui possiamo affiancare il termine “includere” e non “spostare”. Dietro la sua assunzione c’è il superamento dei diversi linguaggi che il cloud ha contribuito a creare, perché modo nuovo di approcciare la tecnologia. A conti fatti, il multicloud permette di mantenere la particolarità di ogni soluzione senza perdere i vantaggi generali della nuvola. «Il multicloud non è un’utopia ma un luogo comune, dove la vicinanza permette di aumentare la densità. Pensiamo al machine learning, alla IA, alle ulteriori inferenze che la prossimità dei dati permette». Possiamo riassumere così, con un sunto dell’intervento di Carlo Alberto Carnevale Maffè, Docente di Strategia Aziendale, SDA Bocconi, la giornata messa in piedi da IDC.

Secondo Sergio Patano, Associate Research Director, IDC Italia: «Entro il 2020, oltre il 90% delle aziende utilizzerà servizi e piattaforme cloud in modalità multicloud, ma non tutte avranno implementato strumenti e processi per un efficace management. Il multicloud è ormai una scelta obbligata per chi desidera innovare e migliorare la propria competitività, ma richiede certamente nuove competenze, strumenti adeguati di governance e soprattutto una corretta strategia d’adozione. Oggi è urgente adottare una strategia multicloud anche se dietro vediamo sfide direttamente connesse alle strategie. Tra le sfide, urge risolvere il problema della non facile portabilità delle applicazioni tra le IaaS, così come la scarsa possibilità di monitoraggio e gestione unificati. L’idea della difficile integrazione tra infrastruttura on-premise per hybrid, ha spesso frenato la sua adozione, non sempre a ragione. Il CIO deve sicuramente fare i conti con orchestrazione, sicurezza e cost optimization ma una corretta implementazione del multicloud risponde a tutto ciò».

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Un sentiment condiviso dalle compagnie che hanno preso parte alla IDC Multicloud Conference 2019 è che per sfruttare le opportunità del multicloud, le organizzazioni devono pianificare attentamente la gestione delle risorse cloud e la possibile interazione tra le varie piattaforme. Un approccio business-centric e gli opportuni acceleratori aiutano a superare le difficoltà di adozione.

Per Marco Mancuso, Core and Cloud Practices Director EMEA di Hitachi Vantara: «Il cuore di una moderna platform si fonda su cinque fattori. In primo luogo, la necessità di una strategia strutturata, che includa le esigenze dei team operativi ma anche quelli del business. Poi ripensare il portfolio delle applicazioni ma anche valorizzare la piattaforma di accelerazione, che abiliti il DevOPS. Non possiamo poi dimenticare la sicurezza e la privacy, così come la compliance delle applicazioni e, infine, la scelta del partner più adatto. Risulta necessario un cambio culturale, che abiliti l’ottenimento di un set di servizi completi, dai cloud advisory a quelli di modernizzazione, in linea con una strategia multicloud specifica».

Videointervista a Marco Mancuso, Core and Cloud Practices Director EMEA di Hitachi Vantara

Ormai sappiamo che il cloud è il futuro della gestione IT. Ma sappiamo bene cosa c’è dietro? «Fino a qualche anno fa non avevamo molta scelta in quanto a data center. Oggi possiamo installare l’hardware di cui abbiamo bisogno, anche preferendo le soluzioni che ci danno i vantaggi più sostanziali in termini di ottimizzazione dei costi. Cosa spinge la scelta di questo o quel sistema, ossia del multicloud? Ci sono degli elementi imprescindibili: dalla non realizzazione della infrastruttura in zone a rischio sismico, la presenza di un personale in grado di lavorare dall’interno, poi la vicinanza di altri sistemi convergenti, magari da installare in futuro» è il pensiero di Massimo Mattioli, Pre-sales Manager di Supernap Italia.

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Videointervista a Massimo Mattioli, Pre-sales Manager di Supernap Italia

Con l’avvento del cloud è necessario avere degli strumenti che possano proteggere i dati ovunque essi si trovino, anche on-premise. Per questo, le piattaforme di data management non solo devono poter interagire con i vari cloud usando il loro linguaggio ma anche facilitare la migrazione, al fine di avere una “way-out strategy” semplice, veloce e ottimizzata in caso di necessità.

Lo sa bene Vittorio Bitteleri, Country Manager Italy di Commvault, quando afferma che: «La decisione di andare sul multicloud è spesso una questione che l’IT manager subisce dall’alto, perché ricevuta dalle indicazioni di business. Questo, volendo aprirsi a nuove opportunità, a un mercato maggiore, pone l’evidenza di ottenere una più ampia governance dei dati, raggiungendo le informazioni ovunque esse siano. Ciò aumenta la complessità del dato e realizza il bisogno di  coprire la presenza dei contenuti a 360 gradi, sfruttando un livello superiore di conoscenza».

Videointervista a Vittorio Bitteleri, Country Manager Italy di Commvault

Adottare una strategia per la gestione del multicloud è, ad ogni modo, un’operazione complicata. Soprattutto se l’obiettivo finale è manipolare applicazioni complesse, destinate a scambiarsi grandi quantità di dati, ci sono elementi, quali la latenza di rete, la sicurezza o la localizzazione dei dati, che fanno la differenza. «In 40 anni di esperienza di gestione di database, abbiamo fatto tesoro delle best practice elaborate dalla nostra ingegneria e dal nostro supporto, riuscendo a riversare tale esperienza in una serie di modelli machine learning che sono alla base dell’Oracle Autonomous Database. Autonomous DB fa parte della nostra strategia che mira a fornire un aiuto concreto alla forza lavoro, proponendo un database automatizzato che miri a minimizzare l’errore umano, ad aumentare il proprio livello di sicurezza e ad auto-ottimizzarsi per garantire migliori prestazioni» sottolineano Riccardo Romani e Riccardo Iommi, rispettivamente Responsabile Pre-sales Systems Sud Europa e Responsabile Pre-sales Systems Italia di Oracle.

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Videointervista a Riccardo Romani e Riccardo Iommi, Responsabili Pre-sales Systems (Sud Europa e Italia) di Oracle

A conclusione, l’intervento di Fabio Alghisi, Enterprise Account Manager, Nutanix: «L’orientamento delle aziende verso soluzioni multicloud è un trend ormai consolidato. Le strategie di adozione e i rischi relativi connessi alle attività di migrazione, la gestione e il controllo talvolta lo sono meno. Si può sviluppare la propria strategia di adozione limitando tali eventualità? Sì, abbandonando l’idea dei silos e affrontando la questione con una modalità omogenea. Bisogna partire dal pianificare il passaggio, dallo strutturarsi internamente, dal cambiare la cultura aziendale, fino ad adottare soluzioni cloud native, che valorizzino l’orchestrazione. Nutanix lavora proprio per questo, per semplificare cioè la gestione e l’integrazione, con un occhio fondamentale ai costi».

Videointervista a Matteo Uva, Sales Manager Commercial Accounts di Nutanix