Internet of Things e reti 5G, il 2020 che anno sarà?

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La capacità del 5G di diventare il catalizzatore della rivoluzione digitale dell’IoT, e non di rappresentare solo un’evoluzione della rete mobile, è tutt’altro che scontata. Operatori, player ICT e istituzioni dovranno affrontare la sfida della costruzione di un nuovo ecosistema competitivo

A un anno dall’asta di assegnazione delle frequenze e dopo un anno in cui il 5G ha occupato spesso le prime pagine delle testate specializzate, facciamo il punto sull’avanzamento dell’implementazione di questa rete nel nostro Paese e sulle reali prospettive di un mercato come quello dell’IoT che, sostenuto da questa nuova tecnologia, promette forti crescite nel 2020. Lo standard 5G infatti non è semplicemente un upgrade del 4G: le reti basate su 5G forniranno anche servizi di connettività mobile che, grazie alla bassa latenza e alla capacità di garantire connessioni con un gran numero di oggetti connessi, sono destinati a diventare il motore di molti nuovi progetti IoT.

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Ma la capacità del 5G di diventare il catalizzatore della rivoluzione digitale dell’IoT, e non di rappresentare soltanto un’evoluzione della rete mobile, è tutt’altro che scontata. Operatori, player ICT e istituzioni dovranno affrontare la sfida della costruzione di un nuovo ecosistema competitivo (o meglio “coo-petitivo”) dove capacità di interazione e innovazione promettono di creare nuovo valore e aprire nuovi mercati, ma le cui regole del gioco sono tutte da esplorare.

ESPLODE LA DOMANDA DI VIDEOSTREAMING

Nonostante il digital divide che continua a caratterizzare il nostro territorio con differenze di capacità offerta tra centri urbani, aree rurali, Nord e Sud, i volumi di traffico continuano a crescere perché aumentano gli utenti ma soprattutto aumenta l’intensità dei consumi per singolo utente. Se il traffico Internet di rete fissa continua a crescere in stretta relazione alla diffusione delle piattaforme di streaming (come Netflix e DAZN), diventate un punto di riferimento per la visione di serie tv, film e sport – è il volume di traffico dati su rete mobile (nell’ultimo anno, cresciuto con un incremento superiore al 50%) che è destinato a esplodere quadruplicando entro il 2022, per effetto di un forte aumento dei consumi di ogni utente “umano” e per l’arrivo di molti oggetti connessi che inizieranno a scambiare informazioni in movimento e sul territorio.

Aumenta la fame di banda ed è evidente a cittadini e imprese che le reti 5G e ultrabroadband costituiranno l’infrastruttura portante del nuovo ciclo economico dove l’interazione e lo scambio di informazioni in tempo reale genereranno nuovi flussi economici e dove a fare la differenza nella competizione globale sarà la capacità di utilizzare le informazioni per creare valore, aprire nuovi mercati, far dialogare uomini e macchine, razionalizzare i costi e ridurre gli sprechi. Per questa ragione, operatori e istituzioni hanno iniziato a investire già negli anni scorsi preparandosi alla grande rivoluzione digitale che, come tutti i grandi fenomeni evolutivi di portata mondiale, presenta novità, sfide e sconvolgimenti economici non facili da affrontare.

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Il prossimo anno vedremo operatori, ICT provider, OEM, OTT, media broadcaster e anche le nostre istituzioni (es. Piano BUL) continuare a investire per rendere sempre più uniforme e distribuita la fruizione di applicazioni, informazioni e contenuti. Tutti guidati dalla consapevolezza che la rivoluzione digitale che riguarda ognuno di noi (nessuno escluso) non aspetta e se si vuole sopravvivere è essenziale farsi trovare preparati. Il 5G continuerà ad attirare investimenti (non solo da parte degli operatori) perché costituisce un vero e proprio cambio di prospettiva rispetto alle precedenti generazioni di servizi di telecomunicazioni, mentre l’ente di standardizzazione internazionale 3G Partnership Project (3GPP), che ha rilasciato nel 2018 la prima release denominata 5G new radio (NR), nel 2020 sarà ancora al lavoro sulla più importante release (n. 16) che coprirà una varietà di tematiche tra cui servizi multimediali, V2X, automazione della rete e nuove tecniche radio e sicurezza. Tuttavia, anche se il momento della piena implementazione della rete 5G non è ancora arrivato, le sperimentazioni in atto ci permettono di anticipare le evoluzioni. La prima ondata di offerte commerciali 5G è esplosa con molta risonanza. Tuttavia, per gli operatori la strada per implementare reti e servizi 5G in grado di generare ricavi incrementali è ancora lunga. Secondo le più recenti analisi IDC, in Europa le connessioni 5G entro il 2022 non rappresenteranno più dell’8% del totale delle connessioni mobili.

Le prime offerte 5G sono centrate sulla banda larga mobile per lo streaming di video ad altissima definizione, e per applicazioni di realtà aumentata e realtà virtuale rivolte al mercato dei consumatori. Ma la vera opportunità di guadagno incrementale per operatori ed ecosistema dei player ICT sarà quella del mercato business dove bisognerà aspettare, stimolare la diffusione e l’evoluzione dei casi d’uso ora in sperimentazione.

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SCATTA IL COUNTDOWN

Archiviata l’asta per l’assegnazione delle frequenze di fine 2018, lanciati i primi servizi nel 2019, nel 2020 scatterà il countdown per entrare realmente nell’era del 5G. Nel 2018 sono iniziate le sperimentazioni in diverse città (Milano, Prato, L’Aquila, Bari, Matera, Torino…) con servizi che spaziano dallo smart tourism ad applicazioni di smart city, infomobilità, monitoraggio ambientale e connettività fixed wireless access. Istituzioni, operatori e network equipment provider hanno investito molto e continueranno a investire nel prossimo anno concentrandosi sull’integrazione ed evoluzione delle reti 4G, sul ridisegno dell’offerta di servizi personalizzati ai consumatori e, soprattutto, sulla sperimentazione dello “slicing 5G” in vista della domanda delle grandi aziende e organizzazioni che emergerà nel medio termine. I primi servizi commerciali con tanto di piano tariffario sono stati lanciati nella scorsa estate e gli operatori sono già scesi in campo con offerte competitive per gli utenti di fascia alta disposti a spendere anche per acquistare gli ultimi modelli di smartphone che supportano i servizi 5G. Man mano che smartphone e tablet di ultima generazione arriveranno sul mercato, vedremo aumentare il numero degli utenti italiani a 1,2 milioni entro la fine del 2020.

Ma la rete 5G è un’opportunità interessante per la digitalizzazione delle imprese. Le reti 5G e ultrabroadband rappresentano l’infrastruttura portante dell’IoT. Anche se molti oggetti connessi hanno iniziato già da qualche anno a dialogare tra loro e con gli individui utilizzando le reti fisse, mobili (3-4-4.5G, NR-IoT), wireless (LPWA, WiFi, WiMAX, Bluetooth…) esistenti, lo standard 5G con velocità, tempi di latenza ridotti e un’affidabilità senza precedenti è destinato a cambiare lo scenario dello sviluppo economico e sociale. Inoltre, tutte le nuove tecnologie (intelligenza artificiale, robotics…) saranno interessate dall’avvento del 5G e di conseguenza tutti gli ambiti di applicazione del digitale ne saranno impattati, mentre i servizi di telecomunicazioni voce, dati, videoconferenza e di cloud computing, già molto migliorati con lo sviluppo delle reti a banda larga e 4G, già a partire dal 2020 faranno un grande passo in avanti come accessibilità, facilità di utilizzo e prestazioni.

IOT: LE IMPRESE NON UTILIZZERANNO SOLO IL 5G

Già da qualche anno (anche prima del 5G), l’industria della telefonia mobile aveva riconosciuto la necessità di sviluppare una connettività più adatta alle esigenze delle macchine e degli oggetti connessi. I primi risultati di tale sforzo sono stati l’implementazione di tecnologie di rete a bassa potenza su area ampia (LPWA), reti mobili a banda stretta (NB-IoT) ed evoluzione della tecnologia 4G (LTE) per la comunicazione tra macchine (LTE-M).

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Queste reti hanno consentito e consentiranno a molti dispositivi di comunicare sviluppando poco traffico, come per esempio nei casi della lettura dei contatori, il tracciamento della posizione o il monitoraggio di impianti distribuiti. In molti casi, il 5G amplierà notevolmente le capacità delle reti mobili per le comunicazioni machine-to-machine (consentendo una densità maggiore di tali connessioni, velocità più elevata e/o una latenza inferiore), integrando (e non sostituendo) reti installate nelle grandi imprese che hanno avviato progetti IoT di ampio respiro. Nello scenario IoT dal 2020 in poi, nel mondo delle imprese coesisteranno più tecnologie di rete (private e pubbliche) utilizzate per scopi diversi, fornite da provider diversi con livelli di servizio diversi, sempre più personalizzati e “ritagliati” sulle esigenze aziendali.

Daniela Rao senior director research & consulting di IDC Italia