Facebook non censurerà gli annunci politici

Facebook, un singolo utente può essere targettizzato anche da 48mila aziende

Nonostante le prime voci, il social non negherà gli annunci destinati ai messaggi politici sulla sua piattaforma

La scorsa settimana, Facebook ha pubblicato un post sul blog che illustra in dettaglio la sua politica pubblicitaria. Se nei giorni scorsi si parlava della possibilità che il social network negasse, in toto, la possibilità di creare annunci pubblicitari mirati alla politica, adesso assistiamo a un parziale passo indietro. Rob Leathern, il direttore della gestione dei prodotti di Facebook, afferma nel post che la società “non è sorda” alle critiche che ha ricevuto, ma ha detto che non cambierà la sua posizione: «In assenza di regolamentazione, Facebook e altre società sono lasciate sole a progettare le proprie politiche. Abbiamo basato la nostra strategia sul principio che le persone dovrebbero essere in grado di esaminare e discutere in pubblico ciò che avviene nel mondo esterno». Un’idea che ben si ricollega al discorso di Mark Zuckerberg alla Georgetown University, dove l’imprenditore aveva affermato di non voler trasformare Facebook in una macchina “sorveglia politici”.

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Cosa fare per la pubblicità politica

Leathern ha aggiunto che Facebook sta pianificando di espandere alcune parti della sua libreria di annunci e delle norme sugli adv. Il più grande cambiamento sarà la capacità di distribuire un minor numero di annunci politici nel complesso, in quanto «vedere meno annunci di questioni politiche e sociali è una richiesta comune che sentiamo dalle persone». Il problema è che “meno” non è “nessuno”.

Con le elezioni presidenziali statunitensi del 2020 all’orizzonte, è molto probabile che alcuni annunci politici possano ancora trovare la loro strada per gli utenti di Facebook. Il social va decisamente contro la tendenza che vede altre società digital prendere posizione contro la comunicazione politica in rete, come se fosse del tutto sbagliata. Pensiamo a Google o a Twitter. Il rischio che si diffondano fake news c’è sempre e la nuova consapevolezza degli utenti a riguardo non pare essere abbastanza forte per ribatterle sul nascere.

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