Tinder e Bumble sotto inchiesta per una cattiva gestione degli utenti

Negli Usa parte un’indagine per capire se le applicazioni per incontri hanno facilitato l’incontro con condannati sessuali

La sottocommissione House Oversight and Reform degli Stati Uniti (principale comitato investigativo della Camera dei rappresentanti) ha annunciato l’avvio di un’indagine su una manciata di app di appuntamenti, tra cui Tinder, Grindr e Bumble per aver presumibilmente consentito a minori e a condannati per reati sessuali di utilizzare i loro servizi, con una gestione non proprio limpida dei dati.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

In un comunicato rilasciato la scorsa settimana, il presidente della sottocommissione, Raja Krishnamoorthi, ha confermato l’invio di una lettera ufficiale alla Match Group Inc, la società madre delle app, col fine di ottenere le prime informazioni utili a indagare sui recenti rapporti secondo cui i responsabili dei software non sarebbero riusciti a identificare efficacemente gli utenti minorenni, “creando situazioni pericolose e inadeguate”.

Cosa succederà adesso

I servizi dovranno consegnare tutti i dati in possesso circa l’età dei suoi utenti, le procedure seguite per verificare la stessa età ed eventuali reclami sollevati in merito ad aggressioni, stupri o uso da parte di utenti legalmente minorenni.

«La nostra preoccupazione sull’uso da parte dei minori di tali app è sempre alta ma di recente accentuata dai rapporti secondo cui le medesime app permetterebbero anche a chi ha commesso reati sessuali di utilizzarle, almeno nelle versioni gratuite poco controllate, mentre quelle a pagamento sembrano avere dei limiti in più, in grado di filtrare meglio gli iscritti. Ma la protezione dai predatori non dovrebbe essere un lusso limitato ai clienti paganti» afferma Krishnamoorthi.

Tutta la vicenda si riferisce a un’indagine condotta da ProPublica, BuzzFeed e Columbia Journalism Investigations l’anno scorso, che ha aiutato a scoperchiare un contesto in cui sono avvenuti oltre 150 casi di aggressioni sessuali, partite da app di appuntamento, con il 10% che ha coinvolto abbinamenti tra utenti “puliti” e altri accusati di stupro o condannati. Al momento del rapporto, un portavoce del Match Group ha definito la questione “imprecisa”, pur senza commenti ufficiali sulla storia.

Leggi anche:  Intel spinge gli sviluppatori a realizzare app con l’IA