Ripresa del business, il motore è il cloud

Ripresa del business, il motore è il cloud

Perno essenziale della trasformazione digitale, il cloud si pone come ponte di collegamento tra tecnologie attuali e future

Oramai è dato per appurato: la pandemia che ha segnato buona parte del 2020 ha letteralmente sconvolto molti degli equilibri a cui il business moderno era abituato. Basti considerare la quantità di lavoratori che, dall’oggi al domani, si sono ritrovati a dover lasciare le scrivanie in ufficio e adattare le proprie abitazioni a postazioni, abbracciando software e piattaforme che, tra le pareti del posto di lavoro abituale, erano considerate solo come alternative di modalità tradizionali di contatto, comunicazione e condivisione. Ovviamente molte imprese erano già ben avviate su processi di trasformazione digitale ma se tante si sono trovate in difficoltà è perché i buoni propositi non sempre erano stati tradotti in modus operandi concreti.

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All’interno di un simile flusso rivoluzionario, il cloud ha rivestito un ruolo fondamentale, quale ponte di connessione, paradigma tecnologico, in grado di semplificare una nuova operatività, capace di riprendere, pur con velocità differenti, i ritmi lavorativi a più livelli. Ed è quello che emerge dai dati raccolti in una infobrief realizzata da IDC per Aruba Enterprise, da cui si evince come la Terza Piattaforma, che poggia su tecnologie dirompenti quali cloud, social business, Big Data, mobility, faccia da trampolino per la diffusione di tecnologie utili ad accelerare l’innovazione nelle aziende e nelle istituzioni. L’adozione e l’integrazione di tali tecnologie porta benefici duplici, sia per l’ottimizzazione dei processi IT che per quelli di business. Questo ha comportato una ridefinizione delle priorità di investimento, che sempre virano sul cloud.

Dalle interviste condotte da IDC, il 96% delle aziende considera il cloud oramai essenziale nei percorsi verso la digitalizzazione dei processi IT e di business. Il 18% utilizza solo una soluzione public cloud, il 21% prima il cloud, il 33% anche cloud mentre solo l’1% non ha affatto alcun servizio sul cloud. Il 57% vede nel cloud una risorsa fondamentale per gli sviluppi futuri ma non lo considera come piattaforma definitiva. Del resto, sono almeno cinque gli obiettivi che le società si pongono nell’adozione della nuvola. Il primo è aiutare il business ad espandersi in nuovi mercati o geografie; poi guidare l’innovazione del business; aiutare il business a creare nuove fonti di revenues; accedere più velocemente a nuove funzionalità (AI, Cognitive, IoT, ecc.); supportare le iniziative di Digital Transformation.

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Di fatto, il cloud public off-premise è lo strumento principe per raggiungere nuovi traguardi nell’era del business digitale. Per questo cambiano i KPI per la valutazione degli investimenti in servizio di public cloud. Il 26% riguarda la soddisfazione degli utenti finali e degli sviluppatori, il 31% il raggiungimento degli obiettivi della trasformazione su uno o due anni. Ma è giusto dare una certa enfasi anche all’affermazione del multicloud. In Italia, è già una realtà consolidata, con il 62% delle aziende che dichiara di usare servizi IaaS, PaaS o SaaS da vari provider. Tanto che, per IDC, entro il 2021 oltre il 90% delle aziende si affiderà a un mix di servizi di cloud privato (on-premises o dedicato), molteplici cloud pubblici e piattaforme legacy per rispondere alle proprie esigenze infrastrutturali.

Uno dei motivi nel successo del multicloud deriva dal fatto che le aziende ambiscono a creare un ambiente ibrido, in cui esaltare i vantaggi di trasportabilità di dati e applicazioni in modo automatizzato, dinamico e sicuro. Nonostante ciò, è ancora molto difficile avere un’unica policy di sicurezza tra vari cloud service provider. La governance continua a essere una sfida, così come la difficoltà nello spostare workload tra cloud provider e il timore di un vendor lock-in.

Sempre più in futuro, come per il multicloud, le imprese fruiranno servizi differenti da “luoghi” differenti, al fine di ottenere soluzioni che rispondano perfettamente alle proprie esigenze di business, di policy e normative. L’universo digitale è in continua espansione, tanto che IDC stima che entro il 2025 saranno prodotti dati pari 163 zettabyte: il 17% risiederà su public cloud, il 44% su hosted private cloud, il 34% su private cloud e il 28% on-premise. Il cloud è passato nel corso di pochi anni da mero strumento di contenimento dei costi a principale volano per portare innovazione in azienda, grazie alla possibilità di accedere rapidamente a tecnologie emergenti, quali l’IoT e l’Intelligenza Artificiale. Il multicloud è diventato il new-normal nella fruizione di servizi di cloud pubblico mentre il grado di maturità nell’adozione è confermato anche dal fatto che il cloud pubblico stia diventando strumento universalmente riconosciuto per archiviare, gestire e rendere sicuri i propri dati, oltre che per garantire la continuità del business. Ad ogni modo, la strada da percorrere porta verso il disegno di un cloud ibrido, in cui on-premise e off-premise collaborano, per offrire flessibilità, scalabilità e un time-to-market ottimizzato.

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