Il tramonto della settimana lavorativa dalle 9 alle 18, dal lunedì al venerdì

Il dilemma del responsabile IT: prima la sicurezza o prima il cloud?

Il passaggio dalla settimana lavorativa di sei giorni a una di cinque è avvenuto quasi cent’anni fa ed è ancora la norma – ma perché? L’emergenza connessa al COVID-19 potrebbe essere lo stimolo di cui le imprese hanno bisogno per trasformare la settimana lavorativa tradizionale?

A cura di Massimo Dino Ceresoli, Head of Global Services Southern Europe di Orange Business Services

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La pandemia di COVID-19 ha costretto le imprese di tutto il mondo a modificare ogni abitudine. Oggi milioni di dipendenti lavorano da casa e collaborano con i colleghi tramite videoconferenza. La normale giornata lavorativa dalle nove alle diciotto e la settimana lavorativa dal lunedì al venerdì non esistono più, almeno per il momento.

Potrebbe essere arrivato il momento di introdurre una settimana lavorativa di quattro giorni? Lavoreremmo dal lunedì al giovedì, con un fine settimana di tre giorni. L’idea ha fautori di altissimo profilo: il primo ministro neozelandese Jacinda Adern ha lanciato l’idea di una settimana lavorativa di quattro giorni per aiutare a ricostruire l’economia del paese all’indomani del COVID-19.

Gli argomenti a favore di nuovi orari di lavoro

Le aziende e i paesi che hanno fatto l’esperimento hanno riportato risultati positivi. Nel 2019, Microsoft Japan ha scoperto che, grazie alla settimana di quattro giorni, le vendite sono aumentate di quasi il 40%. I dipendenti prendevano il 25% in meno di permessi e il 92% dei lavoratori ha dichiarato di apprezzare la settimana più breve. Questi sono risultati particolarmente interessanti, dato che il Giappone ha alcuni degli orari di lavoro più lunghi del mondo.

Nel 2018, Perpetual Guardian, una società neozelandese di servizi finanziari, ha passato tutto il personale – 240 persone – da cinque a quattro giorni di lavoro settimanale, a piena retribuzione. Per monitorare questo esperimento, sono stati coinvolti accademici della Auckland University of Technology e, ancora una volta, i risultati sono stati positivi: la produttività è aumentata del 20% e non c’è stato alcun calo della quantità totale di lavoro svolto, i livelli di stress del personale sono scesi dal 45% al ​​38% e le valutazioni sull’equilibrio tra vita privata e lavoro sono cresciute dal 54% al 78%. Secondo uno studio della Henley Business School nel Regno Unito, il 77% dei lavoratori ha affermato che una settimana di quattro giorni migliorava la qualità della vita.

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Questo argomento potrebbe avere sfondato nel mainstream, ma rimangono aspetti da considerare. Non tutti i lavori possono semplicemente passare a una settimana lavorativa di quattro giorni e comprimere lo stesso numero di compiti in un lasso di tempo più breve – come fare per i turnisti, come il personale infermieristico e quello dedicato alla raccolta dei rifiuti? Il valore di alcune figure chiave è diventato evidente nella crisi del coronavirus, quindi anche loro dovrebbero beneficiare di una riduzione della settimana lavorativa. Quando la città di Goteborg in Svezia ha introdotto una giornata di sei ore per alcune infermiere, sono diventate più sane, più felici e più energiche. Questa riduzione delle ore giornaliere è un modello che potrebbe rivelarsi ancora più utile per i lavori non d’ufficio.

Quali sono le sfide?

Tuttavia, molte aziende sono contrarie. Nel 2019 il Wellcome Trust ha cancellato i piani per una settimana lavorativa di quattro giorni perché considerava l’esperimento troppo complesso dal punto di vista operativo, in particolare come staffare il back office e le funzioni di supporto. Altre questioni sollevate dai datori di lavoro includono la convinzione che sia un provvedimento troppo costoso e che renda troppo complicato supervisionare i dipendenti. Uno studio britannico, sostenuto dal partito laburista e scritto dall’economista Robert Skidelsky, mette in guardia contro l’aumento del rischio di burnout nel caso i lavoratori tentassero di stipare cinque giorni di lavoro in quattro.

Anche il CBI (Confederation of British Industry, l’equivalente della nostra Confindustria) si è espresso contro la settimana di quattro giorni in quanto ritiene che potrebbe essere poco compatibile con il lavoro flessibile, che invece considera “sempre più essenziale”. Al contrario, secondo YouGov, il 63% dei britannici è a favore della settimana lavorativa di quattro giorni: tuttavia, ciò potrebbe essere connesso al fatto che gli inglesi lavorano più ore che in qualsiasi altra parte dell’UE.

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Anche il servizio clienti pone una sfida: le aziende che vogliono implementare una settimana lavorativa dal lunedì al giovedì non possono aspettarsi che i clienti non esigano lo stesso livello di servizio il venerdì. La soddisfazione sul lavoro dei dipendenti rispetto alla soddisfazione dei clienti è chiaramente una dinamica importante.

Il ruolo della tecnologia

Gli strumenti digitali possono svolgere un ruolo di supporto alla settimana di quattro giorni. Le soluzioni di servizio clienti basate sull’intelligenza artificiale (AI) come i chatbot e l’automazione dei processi robotici (RPA) potrebbero gestire le richieste del servizio clienti tramite un meccanismo di supporto alternativo che non si basa sul personale in ufficio – o addirittura sui lavoratori umani. Questi strumenti potrebbero potenzialmente gestire il carico di lavoro del venerdì, se l’azienda decidesse di concedere ai dipendenti un fine settimana di tre giorni.

Da molto tempo c’è preoccupazione all’idea che l’IA possa sostituire molti posti di lavoro: la settimana di quattro giorni potrebbe essere il catalizzatore per un dibattito su come bilanciare questa equazione? Se i lavoratori sono in grado di completare cinque giorni di lavoro in quattro ed essere altrettanto o più produttivi in ​​meno tempo, ciò potrebbe creare spazio per lavoratori aggiuntivi, quelli i cui lavori ripetitivi sono stati sostituiti da strumenti di intelligenza artificiale.

Inoltre, se il livello base di lavoro per persona è di cinque giorni di lavoro a settimana e gli esseri umani sono in grado di svolgere quella quantità di lavoro in quattro, a che servono IA, automazione e altre soluzioni tecnologiche? Ci sarebbe da discutere su come questo modello potrebbe dividere il lavoro in modo più equo e quale sarebbe il ruolo dell’IA e dell’automazione nella forza lavoro.

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I robot, gli altri strumenti di automazione e l’intelligenza artificiale potrebbero alleviare il carico di lavoro complessivo sui lavoratori umani, eliminando le attività ripetitive. L’automazione potrebbe entrare in gioco e potenzialmente dare ai lavoratori nelle linee di produzione e in altri lavori manuali la possibilità di una settimana di quattro giorni, recuperando tempo. Secondo una ricerca di Ricoh Europe, il 57% dei lavoratori europei ritiene che la tecnologia porterà a una settimana lavorativa di quattro giorni nel prossimo futuro poiché migliora produttività ed efficienza.

I tempi sono maturi?

Mentre i danni economici a lungo termine causati dal COVID-19 sembrano inevitabili, una settimana lavorativa di quattro giorni potrebbe aiutare alcune aziende a sopravvivere, afferma Andrew Barnes, CEO di Perpetual Guardian. “Molte aziende stanno prendendo in considerazione o implementando riduzioni nell’orario di lavoro e nella retribuzione, e la metodologia dell’esperimento di una settimana di quattro giorni è di concentrarsi in modo sicuro e rinnovato sulla produttività. Il processo elimina gran parte delle attività improduttive, rafforzando nel contempo la fiducia tra datori di lavoro e dipendenti. Le imprese che aderiranno avranno maggiori possibilità di sopravvivere a questa crisi temporanea e di mantenere l’occupazione per i propri dipendenti”.

Un fine settimana più lungo potrebbe essere la risposta all’esigenza di un futuro più equo? Mi piacerebbe poter dire di sì.