La digitalizzazione è chiave per la resilienza della filiera alimentare nel post-COVID

Industria 4.0: la convergenza tra IT e OT richiede la supervisione dell'intero sistema informativo

Il COVID-19 ha puntato i riflettori come mai prima sulla filiera alimentare globale, esponendo debolezze e disuguaglianze, specialmente nei paesi in via di sviluppo dove i mercati sono più vulnerabili. La crisi ha causato un blocco della domanda e dell’offerta e ha immobilizzato molti agricoltori, commercianti e distributori. Ha sollevato seri interrogativi sull’efficienza di un sistema alimentare che potrebbe beneficiare in modo significativo della trasformazione digitale

A cura di Pier Giuseppe Dal Farra, IoT Industry Expert di Orange Business Services

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La popolazione mondiale conta sul commercio globale per avere accesso a cibo fresco e sicuro. Solo l’anno scorso, il totale degli scambi di importazione ed esportazione di animali, vegetali e prodotti alimentari, compresi gli alimenti trasformati, tra i 27 paesi dell’UE e il resto del mondo è stato di 324 miliardi di euro. La pandemia, tuttavia, ha evidenziato quanto fragile sia la filiera alimentare. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite prevede che la pandemia raddoppierà la fame acuta entro la fine del 2020.

La complessità di portare il cibo dal campo fino alla tavola

L’indisponibilità di manodopera agricola, le difficoltà di trasportare i prodotti alimentari ai mercati locali, i problemi logistici dovuti alla chiusura delle frontiere e i cambiamenti nella domanda dei consumatori sono fattori che hanno avuto un impatto enorme sulla catena alimentare globale.

Tutti abbiamo capito le complessità legate al portare il cibo dal campo alla tavola: molti stabilimenti di trasformazione alimentare sono costretti a chiudere a causa dei focolai di coronavirus tra i lavoratori, mentre gli agricoltori si sono trovati a dover buttare prodotti deperibili a causa dell’interruzione della filiera e del calo della domanda dei consumatori. Dairy Farmers of America stima che gli agricoltori gettino via 14 milioni di litri di latte ogni giorno.

Organizzazioni come la Banca Mondiale e i Ministeri dell’Agricoltura del G20, dell’Africa e dell’America Latina stanno collaborando per affrontare l’insicurezza alimentare durante la pandemia e guidare il cambiamento nel “new normal”. La digitalizzazione è già stata individuata come una priorità. In Kenya, ad esempio, la Banca mondiale sta sfruttando le tecnologie digitali, insieme a start-up di tecnologia agricola, per migliorare i raccolti e i meccanismi di consegna. Le tecnologie includono test del suolo e potenziamento delle reti di mercato per aiutare gli agricoltori a far fronte alle restrizioni della pandemia e alle sue conseguenze.

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La pandemia ci ha insegnato una dura lezione sulla filiera alimentare

La pandemia ha sensibilizzato l’opinione pubblica sulla produzione alimentare. Ha evidenziato  quali cambiamenti fondamentali devono essere apportati alla nostra filiera alimentare per nutrire una popolazione globale in rapida crescita e far fronte a eventuali crisi future. Per fornire una prospettiva, gli agricoltori dovranno produrre il 70% in più di cibo entro il 2050 per sfamare quasi 10 miliardi di persone, secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Allo stesso tempo, la catena del valore dell’agricoltura dovrà affrontare il problema della crescente urbanizzazione e della distribuzione alimentare.

La trasformazione digitale ha il potenziale per creare sistemi alimentari più resilienti, efficienti e sostenibili. Può anche aiutare a soddisfare la crescente domanda dei consumatori di alimenti più puliti e sicuri e l’interesse circa la provenienza degli alimenti. Amazon si è già inserito in questa tendenza con l’acquisto di Whole Foods Markets, una grande catena di alimentari biologici.

Siamo quello che mangiamo

Secondo il Barometro Globale sul COVID-19 di Kantar, la pandemia ha accelerato la tendenza a preferire cibo di provenienza locale o nazionale. I consumatori prestano molta più attenzione all’origine dei prodotti, per avere garanzie sulla sicurezza alimentare e della filiera e per desiderio di sostenere l’economia locale.

La pressione sui rivenditori di generi alimentari durante questo periodo senza precedenti ha spesso avuto un impatto negativo sull’esperienza dei clienti. Di conseguenza, i negozi di alimentari online dovranno lavorare sodo per riconquistarli. A livello globale, secondo Kantar, i consumatori trovano la spesa online del 25% meno soddisfacente rispetto a un negozio fisico. Gli spacci delle aziende agricole, tuttavia, si sono dimostrati un’ancora di salvezza vitale durante la pandemia e questo ha spinto i consumatori a porsi domande su freschezza del cibo, sicurezza alimentare e km0. Molti intendono continuare a fare acquisti dai fornitori locali anche nel futuro.

I governi mostrano un nuovo interesse per integrità, tracciabilità e sicurezza degli alimenti. Nel Regno Unito, ad esempio, la Food Standards Agency sta cercando di rafforzare i suoi processi di sicurezza alimentare a seguito dell’epidemia di coronavirus. La tecnologia può migliorare la trasparenza del settore agricolo, con un impatto positivo su tracciabilità, sostenibilità e qualità del prodotto.

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Orange Business Services, ad esempio, sostiene Marine Harvest nella sua strategia di digitalizzazione. L’azienda globale di prodotti ittici produce il 20% del salmone d’allevamento in tutto il mondo: l’allevamento del salmone e la lavorazione del pesce si svolgono nelle regioni remote di paesi come il Canada e la Norvegia. L’affidabilità della rete è fondamentale. L’infrastruttura globale gestita da Orange fornisce a Marine Harvest l’accesso a dati mission-critical da tutti i siti e in tutte le fasi del ciclo di produzione del pesce.

Secondo un recente rapporto di Lux Research, il settore agroalimentare deve abbracciare le tecnologie digitali in modo da poter soddisfare le richieste dei consumatori di offerte di prodotti personalizzati e gestire una catena di fornitura globale più integrata e omnicanale.

“Le aziende alimentari che resistono alla conversione digitale non saranno in grado di tenere il passo con chi innova con attenzione al digitale e dovranno affrontare costi di ricerca e sviluppo più elevati, tempistiche di sviluppo prodotto più lunghe e il calo della quota di mercato”, spiega Harini Venkataraman, Lead Analyst di Lux Ricerca.

La digitalizzazione può supportare i produttori più piccoli

La trasformazione digitale non è solo per le multinazionali. Secondo l’International Finance Corporation, può aiutare a fare passi in avanti con l’agricoltura e ad affrontare la frammentazione nei mercati controllati da piccoli produttori.

La Fondazione per il Commercio Equo e Solidale stima che 500 milioni di fattorie forniscano fino all’80% del cibo per la maggior parte del mondo in via di sviluppo. Eppure molti di questi agricoltori vivono al di sotto della soglia di povertà. La digitalizzazione può aiutarli a ottenere rendimenti migliori dai loro raccolti, ad aprire i mercati e a sfuggire dalla trappola della povertà.

Uno studio della Federazione nazionale dei cereali e dei legumi della Colombia e dei data scientist presso il Centro internazionale per l’Agricoltura Tropicale ha mostrato come il machine learning possa aumentare significativamente la produttività, ad esempio. I coltivatori di mais del paese che hanno utilizzato le linee guida generate dall’intelligenza artificiale prodotte dal team hanno visto i loro raccolti quasi raddoppiare, passando da 3,5 tonnellate per ettaro a oltre 6 tonnellate per ettaro.

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La produttività non è l’unico settore dell’agricoltura che gli strumenti digitali possono aiutare. In Africa, ad esempio, Orange ha sviluppato servizi innovativi a sostegno degli agricoltori. Orange Madagascar e Orange Mali stanno sperimentando micro assicurazioni climatiche, proteggendo gli agricoltori a basso reddito da rischi specifici contro i cambiamenti climatici e soluzioni di micro-risparmio.

In altre aree della produzione di seminativi, una combinazione di IoT e AI dimostra enorme potenziale nella diagnosi precoce delle malattie delle colture, nel monitoraggio dei livelli dell’acqua e nell’ottimizzazione delle date di raccolta. Gli agricoltori utilizzano sensori wireless a terra e intelligenza artificiale per controllare il momento ottimale per piantare semi, ad esempio, e identificare le erbacce che devono essere eliminate. I droni possono essere impiegati per calcolare la densità di vegetazione delle colture.

Il digitale sostiene il passaggio dell’UE a un sistema alimentare sostenibile

La digitalizzazione gioca un ruolo fondamentale nella strategia Farm to Fork dell’UE. Questo è cruciale per il Green Deal europeo, che ha l’obiettivo di rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutro entro il 2050. La strategia Farm to Fork riconosce che la sostenibilità dei sistemi alimentari è una questione globale e che i sistemi alimentari dovranno sapersi adattare alle crisi.

La strategia sottolinea come il COVID-19 abbia dimostrato “l’importanza di un sistema alimentare robusto e resiliente, che funzioni in tutte le circostanze e sia in grado di garantire l’accesso a una fornitura sufficiente di cibo a prezzi accessibili per tutti i cittadini”.

“La crisi del coronavirus ha dimostrato la nostra vulnerabilità e quanto sia importante ripristinare l’equilibrio tra attività umana e natura”, spiega Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea.

Un futuro trasparente per la filiera alimentare

Il COVID-19 ci ha costretti a guardare in modo approfondito alla provenienza del nostro cibo e alla resilienza della supply chain. Tutti desideriamo maggiore trasparenza nella filiera per comprendere meglio ciò che mangiamo e quanto sia sostenibile la sua produzione. Allo stesso tempo, l’ecosistema agricolo è sottoposto a un’enorme pressione per nutrire una popolazione globale in continua espansione.

Una filiera alimentare agile e connessa digitalmente e una produzione tecnologicamente avanzati sono fondamentali per trasformare il settore e per far convivere le nostre esigenze di consumatori e quelle del nostro pianeta.