Architettura e tecnologie. La trasformazione digitale nell’era della pandemia

Digital information system, tre modelli a confronto

Come trasformare il decision making in digital business. Se la pandemia Covid-19 sta cambiando gran parte di ciò che il business e la società danno per scontato, potrebbe anche essere l’incentivo necessario per portare a termine la trasformazione digitale

La trasformazione digitale, o digital business, è stata in cima alla lista dei must-have delle iniziative strategiche delle società di consulenza e dei vendor di IT per più di un lustro. Evolvendo dai suggerimenti precedenti, secondo cui le aziende devono diventare “data driven”, l’intero insieme del pensiero strategico può essere fatto risalire all’emergere dei big data già a metà degli anni 2000.

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The Economist nel suo special report “Data, data everywhere” del febbraio 2010 iniziava con una citazione: “Le informazioni sono passate da scarse a sovrabbondanti. Questo porta nuovi enormi vantaggi, ma anche grandi grattacapi”. Rileggendo il rapporto un decennio dopo, è sorprendente quanto poco sia cambiato, oltre a un aumento di un paio di ordini di grandezza nei volumi di dati e l’emergere di una nuova e ancora più grande fonte di dati: l’Internet of Things. Nell’introduzione di un’altra indagine sui big data del 2012, effettuata con Enterprise Management Associates, ho elencato cinque tipi generali di applicazioni aziendali abilitate dai big data: 1) generazione di ricavi e sviluppo del modello di business; 2) contenimento dei costi in tempo reale; 3) previsione in tempo reale; 4) monitoraggio degli articoli fisici; 5) reinvenzione dei processi di business. I contorni della trasformazione digitale come strategia aziendale erano già chiaramente visibili. Potremmo però chiederci perché rimane ancora in gran parte non implementata?

A mio parere, vi sono due ragioni principali: in primo luogo, è il tipo di progetto globale che interessa l’intero stack tecnologico – l’equivalente IT del cambio simultaneo di tutti e quattro i motori su un 747, e per di più in volo – cosa che richiede un cambiamento organizzativo sostanziale dal board all’area di produzione e ritorno. Tali iniziative sono estremamente difficili da portare avanti, tranne, forse, in una circostanza specifica, su cui tornerò tra un momento. In secondo luogo, molti dei suoi promotori provengono da un background di big data ed equiparano il data-driven con il big-data-driven, sottovalutando il ruolo e il valore dei dati tradizionali, cioè quelli che provengono dai sistemi operativi e sono caricati nel data warehouse, in un vero business digitale.

Mai sprecare l’opportunità della crisi

Al momento in cui scrivo, la pandemia Covid-19 infuria da più di sei mesi e, nonostante gli alti e i bassi dei tassi dei contagi e dei decessi, la maggior parte degli osservatori ritiene che la crisi sanitaria sia tutt’altro che finita. Nel frattempo, gli impatti economici stanno diventando più chiari, con le prospettive a breve e medio termine sempre più fosche e le prospettive a più lungo termine inconoscibili. Mentre alcuni settori, come la consegna a domicilio e la vendita al dettaglio online, ne traggono vantaggio, la maggior parte sta assistendo a enormi impatti in tutte le aree, dalle supply chain al coinvolgimento dei clienti e al telelavoro. La combinazione dei riflessi politici, sociali, macroeconomici e di business, spesso in aggiunta ai cambiamenti precedenti, ha costretto le aziende di molti settori a doversi reinventare, in molti casi da zero. Per esempio, le compagnie aeree e chi fabbrica aerei sono costretti a rimodulare le loro attività, dall’eliminazione dei quadrigetto alla trasformazione del traffico di passeggeri e merci a quello di merci più (forse) passeggeri. Tali cambiamenti tettonici nel business incidono notevolmente sull’IT, iniziando con l’analisi operativa e terminando con nuovi processi e nuovi sistemi informativi.

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La tendenza verso un ambiente senza contatti e fisicamente distante porta a nuovi livelli l’interazione digitale e la necessità di informazioni e di insights. L’aggiunta del just-in-case alla pianificazione just-in-time nelle catene di fornitura comporta il rinnovamento dei sistemi operativi e informativi. L’Internet of Things (IoT) ha improvvisamente fatto un altro balzo in avanti nelle potenzialità della produzione e distribuzione. Tutto fa parte della trasformazione digitale e tutto è guidato da esigenze di business immediate o imminenti. Quali circostanze migliori potrebbero essere immaginate per portare a termine la trasformazione digitale? E l’IT, così come il business, farebbe bene a considerare le somiglianze tra gli impatti delle pandemie e quelli probabili dell’emergenza climatica in rapida accelerazione e fornire ulteriore incentivo ad agire.

Dai big data al tesoro dei dati

Nel Diciannovesimo secolo, le terre selvagge dalla California alla Nuova Zelanda e dalla Lapponia al Witwatersrand in Sud Africa furono invase da corse all’oro, al grido di “c’è oro in quelle colline!”. E questo secolo ha la sua versione, “ci sono insights in quei dati!”. Proprio come pochissimi cercatori d’oro si sono arricchiti due secoli fa, i vantaggi dell’estrazione di big data sembrano essere sempre più limitati a poche grandi aziende ed enti governativi, i cui nomi (o alcuni) li conosciamo tutti.

Al livello più banale delle aziende tradizionali di dimensioni piccole, medie e persino grandi, sta diventando evidente che la trasformazione digitale riguarda meno l’intelligenza artificiale, gli analytics e gli algoritmi che rilevano insights rari e nuovi in volumi infiniti di scorie digitali, promettendo vantaggi da questi. Sebbene rimanga un elemento di verità in questo tipo di pensiero, i vantaggi sono spesso più difficili da identificare del previsto e difficili da applicare in produzione. Ciò di cui il business digitale ha bisogno è reinventare i processi operativi e gestionali sottostanti per creare proposte di valore cross-business completamente nuove. Ciò suggerisce che dobbiamo avviare la trasformazione digitale dai data warehouse invece che dai data lake. La base fondamentale per il data warehousing è creare e consentire la comprensione interfunzionale e la riconciliazione dei dati per un supporto decisionale di qualità. Dati significativi e coerenti da ogni aspetto delle operazioni e della pianificazione aziendale sono la conditio sine qua non per la trasformazione digitale. Se non si riesce a ottenere una visione affidabile di come tutti gli ingranaggi e le ruote del proprio business stanno girando insieme (o meno), qualsiasi informazione che si potrebbe ottenere dal panorama digitale, sia interno sia esterno, probabilmente rimarrà nell’aria sopra il business, evidenziando fallimenti invece di consentire miglioramenti.

Conclusioni

La trasformazione digitale inizia dal rinnovamento dei sistemi IT esistenti. Il data warehouse è già il luogo in cui la maggior parte delle aziende si è sforzata in precedenza di diventare data-driven. C’è quindi la base per essere guidati dalle informazioni e, di fatto, ispirati dagli insights. Naturalmente, le modifiche non sono limitate all’ambiente informativo. Le loro radici affondano anche nei processi operativi e nei dati. Tale cambiamento è davvero impegnativo, anche se i 747 non offriranno più un’analogia.

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Questa sfida può essere affrontata più facilmente quando l’azienda deve reinventarsi solo per sopravvivere. È in questo caso che i manager sono insolitamente ricettivi al cambiamento, e la necessità di tale cambiamento è più ampia e profonda. Ed è sempre in questo caso che i sistemi IT vengono aperti, esaminati e rinnovati per soddisfare circostanze ed esigenze completamente nuove. In questo ambiente, la trasformazione digitale diventa più naturale, più probabile, più possibile. In un’epoca di pandemia il business è “tutto cambiato, completamente cambiato: è nata una terribile bellezza”.


Barry Devlin

Fondatore di 9sight Consulting, è tra i più autorevoli esperti mondiali di business insight e data warehousing. Consulente e speaker di fama internazionale, è autore del famoso libro “Data Warehouse, from Architecture to Implementation”. Gli interessi di Barry Devlin oggi spaziano verso un business completamente integrato, coprendo ambienti informativi, operativi e collaborativi per offrire una esperienza olistica del business attraverso l’IT.

Barry Devlin presenterà per Technology Transfer i seminari “Dalla Business Intelligence al Digital Business: Architettura e Tecnologie” e “Dagli Analytics all’Intelligenza Artificiale: Trasformare il Decision Making nel Digital Business” nella primavera 2021.