La Pandemia ha guidato la digitalizzazione delle PMI

La Pandemia ha guidato la digitalizzazione delle PMI

Fabio De Lucia, Direttore Marketing & Co-Founder di Deraweb, fa il punto sulle prospettive di questa rivoluzione digitale

La Pandemia ha indubbiamente dato una velocizzata ai processi di digitalizzazione delle PMI. Il lockdown e le varie limitazioni introdotte dai DPCM hanno costretto gli imprenditori a ripensare il loro approccio alle vendite, alla promozione e alla gestione stessa della vita in azienda.

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Un’innovazione che, se inserita in modo strategico all’interno di un business plan strutturato, potrebbe consentire ad aziende e imprese non solo di sopravvivere alla crisi, ma di ottenere maggiori profitti e un miglior posizionamento.

Facciamo il punto della situazione, analizzandone le prospettive future, con Fabio De Lucia, Direttore Marketing & Co-Founder di Deraweb, brand del gruppo SunDera S.r.l. che si occupa della creazione di siti web e della fornitura di servizi digitali a liberi professionisti e microimprese.

Quindi, le aziende italiane hanno finalmente capito che devono digitalizzarsi? Ci voleva una pandemia per convincerle?

Sono sincero: nel mese di marzo 2020, in un grande momento di difficoltà che nessuno poteva prevedere, c’è stata una reazione positiva e un desiderio di approfondire i temi legati alla digitalizzazione. Poi, però, come spesso accade, il mondo delle partite iva si divide in due grandi famiglie, secondo la legge di Pareto dell’80/20.

Un 80% preso dalla quotidianità e dal lamento: dopo le riaperture tra maggio e giugno 2020, presi dal fare giornaliero si sono dimenticati che la priorità era creare il business parallelo facendolo viaggiare online. E oggi, in questo difficile autunno, si ritrovano in difficoltà. Al contrario, un restante 20% ha lavorato sviluppando e programmando il business online che non si limita all’e-commerce, ma si estende anche servizi quali consulenza, prenotazioni, formazione online. Abbiamo affiancato decine e decine di commercianti, professionisti e artigiani che hanno modellato il loro business con siti web e applicativi volti a consegnare servizi online portare redditività alla loro azienda in un anno così difficile.

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Ma, a suo avviso, gli imprenditori hanno davvero capito le potenzialità del digitale o vi si sono rifugiate in modo confuso e senza una adeguata preparazione?

Anche qui la legge dell’80/20 è maestra: il 20% ha agito tracciando la via del business dividendola tra offline (quanto facevano prima della pandemia con azioni “via terra”) e online (con quanto il mondo web e digitale può portare). Ha compreso che il mondo online non è moda, non è fortuna, ma è una via di fare affari che non risiede semplicemente nel “fare click”: al contrario è l’insieme di strategie operative volte a portare risultati positivi sul bilancio aziendale. Ad alcuni l’online ha “salvato” l’anno: ad altri ha portato benessere economico.

La confusione è presente in Italia perché è difficile trovare, per il possessore di partita iva, un fornitore completo in ambito di marketing che sia strategico, operativo e digitale. È un settore complesso e articolato dove il fai da te non è mai consigliato e dove bisogna valutare il partner sulla base dei risultati ottenuti con altri clienti.

Ci può raccontare qualche esempio?

Con molto piacere: abbiamo decine di casi vincenti.

Parrucchieri che hanno creato una via parallela di business effettuando consulenza a distanza alle clienti relativa alla “cura dei capelli in periodo di pandemia”, ma anche centri fisioterapici che hanno effettuato formazione da remoto per la prevenzione di cervicalgie. Senza dimenticare le agenzie viaggio che hanno spostato l’attività dalla strada a piattaforme online e gli educatori cinofili che hanno istituito corsi di addestramento sul web.

E ancora, divulgatori scientifici abituati a girare l’Italia in lungo e in largo per convegni che non hanno fermato il business ed hanno spostato la propria attività su piattaforme digitali.

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Da rivenditori di alimenti surgelati nel settore ristorativo che hanno creato vendita diretta a domicilio per privati a rivenditori di acqua che hanno permesso ai clienti di ordinare online e ricevere direttamente a casa.

Potrei raccontarne decine per ogni categoria: il successo risiede in un titolare d’impresa che non si arrende e nel riuscire a trovare un partner in grado di ispirare.

La “Rivoluzione digitale” può essere legata in qualche modo alla “Rivoluzione industriale”? Anche in quel caso molti vecchi modelli di business finirono per fallire ma si aprì una fase nuova che contribuì a costruire una società nuova. Quali trasformazioni sociali ed economiche secondo lei ci aspettano?

La rivoluzione digitale è l’innovazione che porta con sé strategia e buone maniere. I portali digitali porteranno alcuni modelli di business a diventare obsoleti ma potranno trasformarsi in punti fermi solo se ci saranno 3 elementi: soddisfare un bisogno risolvendo i problemi di un consumatore; una strategia valida; buone maniere. Quest’ultimo punto non è da sottovalutare: il 93% delle transazioni online passa da un contatto umano, che si tratti di un messaggio, una telefonata, una richiesta di chiarimento. Se quel passaggio relazionale sarà propulsore di serenità, rassicurazione ed emozione, il successo è assicurato.

Una azienda che volesse comprendere e sfruttare adeguatamente questa “rivoluzione”, cosa dovrebbe fare? Ci può dare 3 consigli essenziali per l’imprenditore che vuole iniziare bene?

Potrei creare un vademecum molto ampio per aiutare chi ne ha bisogno. Intanto, i primi 3 consigli che mi sento in dovere di consegnare sono i seguenti:

  1. Non improvvisare: valutare potenziali fornitori sul mercato facendo un cernita tra le diverse tipologie, abbandonare il fai da te.
  2. Non comprare nulla se non è chiaro dove si sta andando: esiste una regola nel commercio, ossia “non comprare ciò che non comprendi”. Il mondo digitale è ampio, complesso e ricco di trappole. È per questo motivo che il partner deve tracciarvi un piano di 12 mesi (diviso in blocchi da 3) su quella che sarà la direzione da seguire per raggiungere i vostri obiettivi a breve e lungo termine.
  3. Lavorare con un piano di controllo relativo a risultati monitorati: il bello del web è che è monitorabile. Motivo per il quale il partner che sceglierete per sviluppare il business dovrà fornire periodicamente dati e risultati derivanti dalle attività svolte.
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È inutile spendere un patrimonio: bisogna creare un piano specifico in linea con gli obiettivi da conseguire.