SAP, la digitalizzazione aiuta le imprese durante la pandemia

SAP, la digitalizzazione aiuta le imprese durante la pandemia

Un’indagine condotta dall’azienda insieme a Pepe Research ha rivelato che le aziende hanno reagito alle difficoltà per gestire meglio la situazione puntando su tecnologie e flessibilità

La pandemia e il conseguente lockdown hanno influito fortemente sulla vita delle imprese nel 2020. Molte società hanno però reagito con una spinta improvvisa, e in alcuni casi pionieristica, verso la digitalizzazione. Ora lo smart working resta una modalità lavorativa molto praticata dalle aziende, ma ci si chiede cosa rimarrà di tutto questo e ci si interroga su come sono cambiate, e continueranno a mutare, le attività dirette anche verso clienti e prospect. SAP Italia, in collaborazione con Pepe Research, ha deciso di indagare su questi aspetti realizzando uno studio dal titolo “L’effetto dell’emergenza Covid-19 sulla digitalizzazione delle imprese”.

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La ricerca, che si è avvalsa di interviste personali dirette semistrutturate, ha avuto come universo di riferimento aziende di diversi settori con un fatturato annuo compreso tra i 30 e i 500 milioni di euro, in prevalenza impegnate in attività di tipo b2b. Cento sono state le persone coinvolte, tutte attive in ruoli manageriali. Secondo gli intervistati, flessibilità e sofferenza sono le due parole chiave che hanno contraddistinto il vissuto del lockdown. Le aziende hanno dovuto diventare flessibili per poter gestire al meglio la situazione con velocità. La sofferenza, invece, si riferisce al contesto di grande fatica, con stress e ore di lavoro indefinite, in cui il personale si è trovato.

In questa situazione è stato necessario assumersi responsabilità di scelte importanti; decidere se attivare o meno la cassa integrazione o l’obbligo di ferie, scegliere se tenere aperta o chiudere la sede aziendale con rischi, da un lato, per la sicurezza dei lavoratori e, dall’altro, per l’andamento del business. Ogni scelta, che ha implicato riflessioni etiche ed economiche, ha portato con sè un peso e un senso di responsabilità importanti, da gestire in tempi rapidi.

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Far fronte alla pandemia

Riguardo al grado di perdite tra lavoro e fatturato subito a causa della pandemia, il 43% degli intervistati ha evidenziato un calo in entrambi i contesti, con un livello che va da molto (19%) ad abbastanza (24%), mentre il rimanente 57% ha dichiarato di aver sofferto poco o nulla per questa situazione perché il tipo di gestione ha permesso di lavorare in modo continuato (53%) o ridotto (7%).

Dal punto di vista aziendale, il lockdown è stato caratterizzato da tensione reattiva. È stato necessario adattarsi in modo estremamente rapido a uno scenario completamente nuovo e questo ha implicato, per il 57% degli intervistati, una riorganizzazione importante del lavoro e delle infrastrutture.

Il cambiamento si è verificato soprattutto in ambito organizzativo e ha coinvolto, nel 77% delle aziende, la gestione del personale. Molte imprese sono ricorse allo smart working. Quando, per la tipologia di attività svolta, non è stato possibile usare questa modalità lavorativa, hanno riorganizzato il lavoro in sede, per esempio con l’adozione di dispositivi di protezione individuale, distanziamenti, controllo accessi. Sono stati anche riesaminati i propri modelli di business e sono stati progettati servizi per venire incontro alle esigenze emergenti del mercato, rivedendo la gestione dei processi (38%) e la supply chain (42%).

Il ricorso alla digitalizzazione è stata la decisione più diffusa per fronteggiare l’emergenza da Covid-19, con il 70% delle aziende che ha messo in campo più progetti in contemporanea. Nel 64% dei casi, la strategia è stata quella di accelerare immediatamente processi previsti per il futuro prossimo, talvolta con un orizzonte temporale passato da 2 anni a 2 mesi, in alcuni casi attivando scelte rimandate da tempo.

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L’80% degli intervistati ha indicato che la pandemia ha dato la giusta spinta alla digitalizzazione. Le principali innovazioni introdotte si riferiscono a strumenti di collaborazione, quali videocall e webinar. Non è mancato il potenziamento, espresso dal 67% delle aziende, di strumenti di digital marketing ed e-commerce. Centrale è stato l’uso dello smart working, spesso diventato home working. Tra le novità sono state segnalate la dematerializzazione dei contratti e la virtualizzazione di prodotti e servizi. Oltre a quanto è stato fatto durante l’emergenza, diversi sono i piani di digitalizzazione in programma per il 69% delle aziende. Secondo i top manager intervistati è avvenuto un cambiamento culturale: si è innescata una rivoluzione, che non si fermerà.

Superare le criticità

La maggior parte degli intervistati ha ritenuto di avere un buon livello di digitalizzazione al momento del lockdown. Nonostante questa particolarità, tuttavia, sono state riscontrate criticità nelle infrastrutture. In particolare sono state rilevate carenze di hardware, come l’assenza (e la difficoltà di reperimento nell’immediato) di notebook e sistemi che permettessero il lavoro da remoto; problemi di connessione dovuti a reti domestiche, non sempre adeguate, o alla dotazione per connessioni Wi-Fi; sistemi sottodimensionati anche dove erano presenti soluzioni per il lavoro da remoto, raramente pensato per supportare il carico contemporaneo di molti accessi. Sono state evidenziate anche alcune carenze culturali dei dipendenti nel lavoro di rete, come il dover usare software di cui non si conoscevano bene le funzionalità, e il bisogno di imparare a lavorare insieme senza esserlo.

«Quello che ha colpito di più durante questo periodo è stata la capacità di reazione di aziende e persone che, dopo un primo momento di smarrimento, hanno ripreso in mano la situazione per dare una nuova direzione e impulso alle loro attività», ha dichiarato Adriano Ceccherini, direttore mercato Piccola e media impresa di SAP Italia. «Come SAP ci siamo subito messi a disposizione dei nostri clienti e abbiamo offerto risposte e indicazioni per aiutarle a ripartire in fretta, rendendo più efficienti i processi aziendali, assicurando business continuity e creando nuovi modelli di people e customer engagement. Solo così si possono raggiungere quei livelli di resilienza ed efficienza richiesti dal nuovo scenario e che un perfetto connubio tra persone e innovazione tecnologica possono garantire».

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