Parler torna online dopo il ban da Amazon

Parler torna online dopo il ban da Amazon

La società ha affermato che il suo nuovo sito è basato su una tecnologia “indipendente e sostenibile”

Più di un mese dopo essere stato tagliato da internet a mezzo Amazon, il social network della destra americana, Parler, ha annunciato di essere di nuovo online. In un comunicato stampa, la società ha affermato che il suo nuovo backend è “costruito su una tecnologia sostenibile e indipendente ed estranea ai big del tech per le operazioni”. Il sito è operativo anche se funzionalità come la creazione di account non sono ancora completamente a regime. Niente da fare invece per l’app mobile, visto che né Apple né Google hanno consentito alla società di tornare sui rispettivi store. All’indomani della rivolta del Campidoglio del 6 gennaio, Amazon aveva sospeso l’accesso ad AWS a Parler, per aver violato i suoi termini di servizio.

Cosa accadrà adesso

Amazon, Apple e Google hanno iniziato a prendere le distanze da Parler dopo che sono emerse le prove che i rivoltosi dell’attacco al Campidoglio, che ha provocato la morte di cinque persone, avevano utilizzato la piattaforma per organizzare l’incidente. Nel tentativo di tornare online, Parler aveva citato in giudizio la società per motivi antitrust, chiedendo ad un tribunale federale di costringere Amazon a ripristinare il suo servizio; il giudice ha poi negato la richiesta. La vicenda legale non è l’unico elemento che contraddistingue il momento particolare per il social network estremista. All’inizio di febbraio, è emerso che il consiglio di amministrazione di Parler aveva licenziato l’amministratore delegato John Matze per volere del donatore politico repubblicano Rebekah Mercer, senza dare ulteriori spiegazioni sul caso. Non è chiaro su quali server si appoggi ora Parler, ma secondo quanto riporta la CNN, il sito indirizza il traffico ad un indirizzo IP collegato ad un provider di servizi cloud con sede in California chiamato SkySilk.

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