Aumentano le prove secondo cui Pegasus è stato usato dai governi autoritari a livello globale
Già in passato, sono emerse prove di come vario software sviluppato dall’azienda NSO sia stato utilizzato impropriamente per colpire professionisti e attivisti in tutto il mondo. Oggi, a constatazione di ciò, un’ennesima scoperta rivela l’entità di tale uso improprio. Il Washington Post ha condiviso un’indagine secondo cui il software Pegasus di NSO è stato utilizzato per hackerare con successo 37 telefoni, tra cui giornalisti, attivisti e le due donne più vicine al giornalista saudita assassinato Jamal Khashoggi.
Le vittime erano su un elenco dell’era 2016 di 50.000 numeri di telefono di paesi che si ritiene conducano sia un’ampia sorveglianza che l’uso di strumenti NSO, come Ungheria e Arabia Saudita. LA lista includeva 1.000 persone che ovviamente non corrispondevano agli obiettivi criminali previsti dal software, tra cui oltre 600 politici, 189 giornalisti, 85 attivisti per i diritti umani e 65 dirigenti aziendali.
NSO in precedenza aveva affermato che Pegasus non poteva essere utilizzato per curiosare sui dispositivi americani. Il gruppo ha sostenuto che le informazioni non avevano “nessuna base fattuale” e ha respinto l’idea che il programma fosse usato per prendere di mira Khashoggi o i suoi associati. Ha sostenuto di aver bloccato l’accesso “più volte” a causa di abusi passati e che l’elenco era troppo ampio per concentrarsi esclusivamente sui numeri che i suoi paesi clienti avrebbero preso di mira.
La società è arrivata al punto di assumere un avvocato per diffamazione, Thomas Clare, che ha accusato i partner delle indagini di aver “interpretato e caratterizzato male” i dati facendo “ipotesi speculative e prive di fondamento”.
Il rapporto arriva un anno e mezzo dopo che Facebook ha citato in giudizio NSO per aver presumibilmente consentito attacchi di exploit di chiamate contro WhatsApp, e pochi mesi dopo che Citizen Lab ha affermato che il software NSO è stato utilizzato per hackerare gli iPhone dei giornalisti di Al Jazeera, utilizzando un difetto di iMessage.