Il futuro dell’intelligenza artificiale: nuovi orizzonti di una società post-pandemica

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Intervista ad Antonio Simeone speaker Future Investment Initiative

Non può esistere un futuro prosperoso per l’umanità se i leader mondiali e i grandi investitori non lavoreranno insieme alle nuove generazioni con le stesse aspirazioni.

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È sulla base di questa idea che è stato fondato il FII Institute, l’organizzatore della Future Investment Initiative, spesso soprannominata la Davos nel deserto.

L’agenda della quinta edizione dell’evento, che avrà luogo tra un mese ancora una volta a Riyadh, sarà “Impact on Humanity”, vale a dire l’impatto che i presenti potranno avere sull’umanità.

La conferenza farà nuovamente da palcoscenico a numerose figure di fama internazionale per poter trattare di vari temi strumentali alla missione dell’Istituto, tra i quali la sostenibilità ecologica, l’healthcare, la robotica e l’intelligenza artificiale. Uno dei pochi ospiti italiani presenti sarà Antonio Simeone, fondatore di Euklid e CEO di Stoneprime. Già presente nelle edizioni precedenti, abbiamo avuto modo di intervistarlo in vista della sua partecipazione all’evento tra un mese.

Di cosa parlerai ai presenti? Su quali dei temi ti concentrerai?

Ovviamente di Intelligenza Artificiale.

Nelle precedenti edizioni dell’evento mi sono concentrato su un approccio puramente quantitativo come quello che usiamo in Euklid, mentre quest’anno ho intenzione di esporre le logiche dell’AI prettamente qualitativa come quella che utilizziamo in Stoneprime.

Abbiamo fondato questa nuova società proprio per andare ad analizzare dati come i curriculum, le molecole, la concorrenza delle aziende, i paper, le citazioni dei ricercatori, i congressi, il grado di innovatività e così via.

In estrema sintesi l’Intelligenza Artificiale si sostituisce al lavoro di diversi ricercatori scientifici nell’ambito dell’healthcare. Noi chiaramente ci concentriamo sulle aziende quotate e i loro farmaci in fasi di approvazione da parte dell’FDA.

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Le stesse logiche potrebbero però essere utilizzate da governi, fondazioni e imprese per investire con maggiore efficienza nella ricerca. L’intelligenza artificiale potrà appunto ridurre gli elementi di hype che possono generare inefficienze, un po’ com’era accaduto con Theranos, e concentrarsi maggiormente sui fondamentali scientifici.

Così come già oggi nel mio lavoro di tutti i giorni è un continuo scambio di idee tra il nostro team scientifico e l’intelligenza artificiale, penso che i progressi nelle neuroscienze ci porteranno a un nuovo paradigma “artificiale” in cui umani e AI lavoreranno insieme costruendo ponti invece che barriere. Umani e AI dovranno lavorare e sopravvivere insieme per poter evitare l’estinzione.

Il mondo è sicuramente cambiato molto da quando sei stato fisicamente a Riyadh l’ultima volta, non è un caso se l’FII ha aggiunto l’healthcare tra i temi caldi dell’evento. L’FII Institute ha anche annunciato nei giorni scorsi di aver sviluppato un indice per tracciare le malattie infettive a livello globale con l’aiuto di sistemi di Intelligenza Artificiale. Come pensi cambierà il mondo rispetto agli anni prima della pandemia, ora che pare si stia tornando verso la normalità?

Subito dopo la pandemia affermai che ci avrebbe dato tanto modo per riflettere su noi stessi e sull’ambiente circostante. Ha accelerato alcuni processi obsoleti e la tecnologia, l’innovazione e la ricerca scientifica ne sono usciti invece alla grande.

La pandemia la vedo come un’opportunità per rilanciare i temi della sostenibilità e dell’ambiente. Non siamo eterni, questa è la lezione che abbiamo imparato, e dobbiamo fare di tutto affinché il nostro presente possa essere vissuto nella maniera migliore possibile senza arrecare danno al nostro ambiente e soprattutto al futuro delle nostre generazioni.

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Come potrà l’Intelligenza Artificiale assisterci?

In Interstellar, si cerca un nuovo mondo – esplorando lo spazio – dove poter sopravvivere, ed è un robot a dare la mano ai nostri protagonisti. Mi immagino un futuro analogo. L’AI è già una parte di noi, anche se oggi è un mero strumento che ci aiuta soprattutto a risolvere determinati task relativamente basilari. In un futuro neanche troppo lontano magari avrà anche una coscienza, e dovremo aiutarci a vicenda per portare avanti la nostra comune sopravvivenza.

L’FII Institute ha anche voluto sottolineare che baserà i propri impegni sui principi ESG per arrivare a vivere come una società a zero emissioni. È un’ambizione realistica? Come possono gli investimenti e l’intelligenza artificiale aiutare a raggiungere questo obbiettivo?

Assolutamente sì. Nello scorso anno abbiamo visto come, movimentando il mondo scientifico e quello economico nella stessa direzione, abbiamo quasi completamente stanato il coronavirus. Sarebbe bello replicare lo stesso per arrivare una società a zero emissioni. Magari ci vorrà più tempo ma non è che abbiamo tante altre scelte. O facciamo come in Interstellar, mettendoci ad esplorare nuovi orizzonti lontani, oppure dovremo trovare delle alternative qua.

Credo che la pandemia abbia davvero creato un solco profondo nella nostra coscienza. E magari le AI le abbiamo create proprio per questo, per darci una mano a fare questo ulteriore step evolutivo. La mia speranza è proprio che questa accelerata tecnologica e scientifica portata dalla pandemia ci aiuti come specie a superare queste grandi sfide con una marcia in più.