Numeri, acquisizioni e strategie di crescita: il futuro roseo di Passepartout

Numeri, acquisizioni e strategie di crescita: il futuro roseo di Passepartout

Come ci spiega il vice presidente Mauro Franceschini, il gruppo amplia gli orizzonti, guardando alle nuove opportunità di sviluppo

Ripartire con slancio. Questo è lo slogan che, meglio di altri, si lega alla storia recente di Passepartout, impegnata con i suoi partner al rilancio delle imprese che si affidano alle sue soluzioni software, soprattutto in settori messi a dura prova dalla pandemia. Pensiamo alla ristorazione: in un momento molto difficoltoso, con i lockdown generalizzati che hanno limitato l’uscita dei consumatori, il gruppo è riuscito a migliorare, ottenendo numeri da record, la suite che ha permesso a piccoli e grandi locali di sfruttare il delivery, per raggiungere i loro clienti in casa. Oppure la piattaforma per il retail, che ha realizzato quell’ibrido tra vendita fisica e online di cui si parla da tempo, quando le uscite sono diventate una realtà ma con il trend dell’e-commerce ancora molto forte.

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Una visione ‘allargata’ che, di fatto, sta portando Passepartout ad abbandonare le sembianze di un’azienda famigliare, verso una composizione più idonea a un soggetto multinazionale, che oramai opera con compagnie di settori variegati e dislocati sul territorio. «Il nostro primo incontro post-pandemico, Convent1on Island 2021, ci ha dato l’opportunità di riprendere il filo del discorso con quanto successo prima» ci spiega Mauro Franceschini, vice presidente di Passepartout. «Il nostro gruppo ha ottenuto un incremento di fatturato complessivo, dal 2019 al 2020, del +2,5%. Parliamo di un +3% nel comparto aziende, e di un +7% in quello dei professionisti. Nel segmento PMI, la crescita del 17% si deve alle soluzioni retail, sebbene la sorpresa sia il +24% portato a casa dalla soluzione per la ristorazione, conseguenza del boom del delivery. Welcome, per l’hospitality, ha segnato un buon +4% nel 2020, sul 2019 anche se oggi guarda già oltre, grazie alle rimozioni delle limitazioni e al ritorno al viaggio, sia per turismo che per lavoro».

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Il bilancio positivo del fatturato riguarda anche i servizi cloud (+16% rispetto al 2019), sospinti dalla forte domanda di soluzioni gestionali accessibili ovunque, per attuare politiche di lavoro a distanza. Ma cos’è che ha permesso a Passepartout non solo di eguagliare il periodo pre-Covid ma addirittura di migliorarlo nei mesi difficili? «La nostra grande squadra, composta sia dal team interno che dalla rete di partner» continua il vice presidente. «Solo in questo modo siamo riusciti a raggiungere le 31mila installazioni, 92mila utenti e a ottenere, nel primo semestre del 2021, il +3% di ricavi».

Ma se cambio di rotta deve essere, il supporto delle pubbliche istituzioni non deve mancare. Per questo, Passepartout vede di buon occhio il piano nazionale di resilienza, che mira ad aumentare l’innovazione tecnologica delle imprese italiane, soprattutto le PMI. «Si tratta di difficoltà sottolineate anche dall’indice comunitario di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) che pone l’Italia al quart’ultimo posto nell’eurozona. L’innovazione digitale diventa così il primo pilastro del recovery plan nazionale che mette a disposizione delle aziende produttive oltre 18 miliardi di euro grazie al piano Transizione 4.0 (evoluzione del precedente programma Industria 4.0). Noi di Passepartout, con i partner commerciali, siamo da sempre impegnati nel processo di digitalizzazione delle aziende nostrane, con l’opportunità adesso di cogliere la domanda di trasformazione, a cui rispondere con i fondi europei, sotto forma di credito di imposta. Per questo, come strategia futura abbiamo individuato due direttive. La prima riguarda l’efficientamento del modulo di produzione, insieme alla possibilità di dialogare con i macchinari connessi. E poi l’ampliamento delle funzioni per la logistica, integrando nel nostro gestionale la rete commerciale».

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Le acquisizioni

Ma non è finita qua: Passepartout ha infatti avviato un piano di crescita per linee esterne, acquisendo le quote di maggioranza di due società, l’emiliana IF Technology e la barese Zerodo. La prima si occupa di innovazione tecnologica per le smart factory proprio nell’ambito del piano Transizione 4.0. Zerodo è invece impegnata, da più di dieci anni, nel campo delle sales automation e logistica, con un ventaglio di soluzioni mobile, in grado di facilitare la gestione delle operazioni di vendita e magazzino. «L’offerta Passepartout si arricchisce così di nuovi applicativi per la raccolta ordini, tentata vendita e assistenza ma soprattutto, di un avanzato WMS mobile che permette di gestire ogni fase operativa del transito di merci in magazzino». Infine, per la prima volta, il gruppo ha scelto di svolgere un’operazione particolare anche nella gestione di un partner commerciale costretto a cessare la propria attività. È nata così la prima esperienza di investimento diretto nella rete, con la creazione di PassBari, rivenditore indipendente per la Puglia.