L’architettura per leggere la complessità

Ubaldo Occhinegro, mobilità, rigenerazione urbana e nuove strategie di sviluppo sostenibile per la città di Taranto. La città-rete come nuova architettura sociale. La città come ponte digitale che collega comunità territori e imprese

L’architettura come capacità di costruire e ricostruire spazi e relazioni, con un’idea nuova di futuro, capace di mettersi in ascolto del presente e dell’eredità del passato, quella stessa eredità che quando parliamo di sistemi informatici dentro le aziende chiamiamo legacy. Abbiamo bisogno di una nuovo concetto di architettura che deve essere multipla, agile, neutra, capace di adattarsi al cambiamento. Un’architettura non monolitica ma distribuita. Abbiamo bisogno di un nuovo contratto per concepire lo spazio delle città.

In un contesto di divisioni politiche e disuguaglianze economiche crescenti, chiediamo agli architetti di immaginare spazi in cui possiamo vivere insieme. Si tratta di una questione tanto sociale, quanto tecnologica e politica. L’architettura ci fa individui più consapevoli dello spazio che abitiamo e che usiamo, ci aiuta a essere non solo consumatori, ma cittadini, ci stimola a considerare gli effetti indiretti delle nostre azioni, ci aiuta a comprendere meglio l’importanza dei beni pubblici e dei beni gratuiti. Taranto ha avviato un percorso senza precedenti di trasformazione urbana, sociale, culturale, digitale ed energetica. Una transizione dal modello produttivo e sociale di matrice novecentesca alla prospettiva di sostenibilità che coinvolge l’intera comunità. “Ecosistema Taranto” è il piano di transizione economica, ecologica ed energetica varato dall’amministrazione Melucci. Protagonista alla diciassettesima edizione della Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, la testimonianza di Taranto sancisce quanto la città abbia camminato negli ultimi anni, tanto da diventare un caso di studio. «Taranto rappresenta la più grande sfida dell’Europa. Il cantiere più grande del Sud Italia. La sfida di una città che risorge e coniuga sostenibilità e resilienza» – spiega l’architetto Ubaldo Occhinegro, conosciuto per la sua attività a livello internazionale, che dal 2018 fino al 13 ottobre 2021, ha ricoperto la carica di assessore all’Urbanistica e all’Innovazione del Comune di Taranto, contribuendo a disegnare la nuova Taranto.

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COME GOVERNARE LA COMPLESSITÀ

L’innovazione tecnologica disarticola la dialettica classica tra centro e periferia. Tutto diventa centrale se è collegato. Tutto diventa periferia se non è connesso. Alla malta e ai mattoni si aggiunge un impasto di fibre ottiche, nuovi materiali, nuovi modi di costruire, capacità di calcolo, sensori e big data per utilizzare meglio le risorse della città, dove confluiscono reti di telecomunicazione, reti di dati e reti di trasporto. Proprio questa complessità, determina nuove condizioni per il progetto architettonico e urbano, poiché significa lavorare con qualcosa di parzialmente obsoleto e contraddittorio. La città-rete come nuova architettura sociale. La città come ponte digitale che collega comunità territori e imprese. Secondo Ubaldo Occhinegro, l’architettura diventa condizione necessaria per governare la complessità dalla progettazione alla pianificazione. L’attenzione sull’economia dei luoghi permette di capire non solo gli ingredienti necessari, ma anche i modelli più adatti per stimolare la crescita.

«La città di Taranto – spiega Occhinegro – sta ripensando il proprio futuro. Lo sta facendo attraverso l’investimento nella pianificazione urbanistica e un generale riassetto territoriale, gettando le basi per una processo di cambiamento di lungo periodo, che va oltre la naturale vita di una amministrazione locale. Già prima del Governo nazionale, Taranto ha puntato l’asticella più in alto con una chiara visione strategica verso gli obiettivi prefissati dall’Agenda ONU 2030».

LA CITTÀ È UN PAESAGGIO IBRIDO

Dal sistema di raccolta dei rifiuti alla mobilità urbana, le sue infrastrutture, fisiche e digitali, hanno assunto una scala diversa. Dopo Bari, Taranto è la seconda città della Puglia per numero di abitanti. Negli ultimi quarant’anni, la grande industria dell’acciaio ha condizionato il suo sviluppo. E questa eredità rischiava di compromettere anche il suo futuro». Negli ultimi due anni, l’Amministrazione municipale di Taranto ha intrapreso azioni concrete per affrontare sistematicamente le principali vulnerabilità della città. «A partire dalla dipendenza economica dal suo impianto siderurgico che, nonostante la riduzione dei livelli di produzione, è ancora il più grande in Europa, e uno degli stabilimenti più inquinanti d’Italia. Per realizzare la rinascita ambientale e socio-economica della città, l’amministrazione ha immaginato trasformazioni urbane ambiziose e ha lavorato per aggiornare o completare gli strumenti di pianificazione urbanistica e strategica necessari per attuarle».

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LA RESILIENZA COME PARADIGMA

Resilienza è parola chiave dei fondi strutturali che dovranno servire alla rinascita dei territori italiani, che Taranto ha assunto come paradigma. «Taranto deve rinascere e per farlo ha bisogno di una radicale trasformazione del territorio» – afferma Occhinegro. «Trasformazione che è prima di tutto culturale, in un percorso di affrancamento della economia della città dalla grande industria. Da circa un decennio, la città è salita alla ribalta nazionale per la nota questione ambientale, da cui sono scaturiti straordinari finanziamenti pubblici in seno al Tavolo interistituzionale permanente (Tip) e incardinati nel CIS Taranto (Contratto istituzionale di sviluppo) per sostenere le necessarie trasformazioni urbane utili al rilancio economico del capoluogo ionico». L’innovazione tecnologica è un alleato di questa trasformazione. «Attualmente, la città di Taranto sta agendo per dimostrarsi città resiliente attraverso una transizione economica, ecologica ed energetica per creare un nuovo “ecosistema” di opportunità commerciali, culturali e di riscatto sociale. Taranto è una delle prime città del Sud che punta alla mobilità sostenibile con l’obiettivo in dieci anni di abbattere il traffico veicolare del 50%. Il piano di raccolta differenziata integrata le ha permesso di passare dal tre per cento degli ultimi dieci anni al 30% degli ultimi due. Tra le maggiori azioni di rigenerazione urbana pianificate e in via di attuazione, particolare importanza assume il Piano Isola Madre, per il recupero Architettonico e sociale della Città Vecchia, il Piano di Ambientalizzazione del Quartiere Tamburi, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile e i diversi programmi di rigenerazione urbana delle periferie legati ai Giochi del Mediterraneo 2026».

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