Gli editori tedeschi si oppongono al piano di Google di eliminare i cookie di terze parti

Gli editori tedeschi si oppongono al piano di Google di eliminare i cookie di terze parti

Entro il 2023 siti e giornali non potranno ottenere le preferenze di navigazione dei lettori su Chrome

Google sta affrontando una nuova denuncia da parte dei maggiori editori e inserzionisti tedeschi, che chiedono che l’UE intervenga sul piano del gigante della ricerca di fermare l’uso di cookie di terze parti. Axel Springer, l’editore di titoli come Bild e Politico, è tra le centinaia di editori, inserzionisti e gruppi di media che sostiene come Google stia violando la legge con la sua mossa. Entro il prossimo anno infatti, Big G vorrebbe eliminare gradualmente i cookie di terze parti dal suo browser Chrome. La decisione impedirà a inserzionisti, editori e intermediari di analizzare le preferenze degli utenti mentre navigano online, un duro colpo per il modo in cui il settore genera ricavi.

Axel Springer è stato raggiunto da altri organismi del settore, come l’associazione federale tedesca degli editori digitali, per la firma di un reclamo di 108 pagine visto dal Financial Times e inviato a Bruxelles. In questo si sostiene che le modifiche pianificate da Google danneggeranno le loro attività, consentendo al gruppo della Silicon Valley di raccogliere grandi quantità di dati degli utenti in modi che non influiranno sulla propria attività di ricerca basata sugli annunci. 

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La denuncia è l’ultimo sforzo per cercare di costringere l’UE ad aprire un’indagine formale che può portare a multe fino al 10% dei ricavi globali. Il gigante della tecnologia ha già ricevuto più di 8 miliardi di euro di multe in tre diversi casi antitrust negli ultimi dieci anni. “Gli editori devono rimanere in una posizione in cui sono autorizzati a chiedere ai propri utenti il ​​consenso al trattamento dei dati, senza che Google acquisisca questa decisione. Google deve rispettare il rapporto tra editori e utenti senza interferire” afferma il documento.

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Il programma di Big G è stato ritardato di quasi due anni, dopo che la società della Silicon Valley ha dichiarato di essere in trattative con rivali e autorità di regolamentazione per il cambiamento, per evitare di “mettere a repentaglio” l’attività degli editori web. Un rapporto dell’organismo di controllo della concorrenza del Regno Unito ha rilevato che gli editori online rischiano di subire perdite di entrate fino al 70% del totale.