La maggioranza degli Europei e degli Italiani vuole flessibilità

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Lo spiega un sondaggio commissionato da New Economics Foundation (NEF)

Limiti di spesa e indebitamento, tassazione Europea e sostenibilità: tutti elementi trattati dal sondaggio commissionato da Nef, New Economics Foundation, un gruppo di esperti Britannico che opera per trasformare l’economia e metterla al servizio delle persone e del pianeta. Il sondaggio ha interessato diversi Paesi Europei (Francia, Germania, Irlanda, Danimarca e Italia), ed è stato collegato alla pubblicazione del “Manifesto per un’economia Europea verde, giusta e democratica”. Per comprendere meglio i contenuti del sondaggio, che interessa tutti i cittadini Europei, e in particolare le imprese, analizziamo in maggiore dettaglio gli argomenti di cui si è trattato.

Limiti di debito e spesa

Secondo la maggioranza degli intervistati Italiani (65%) il fissare i limiti di debito e spesa dovrebbe restare flessibile per i Paesi membri della UE, dal momento che la pandemia da COVID-19 e, di recente, la guerra in Ucraina hanno colpito in particolare l’economia Europea. Se aggiungiamo i problemi legati ai cambiamenti climatici e agli impegni assunti nel corso dell’ultimo COP 36 di Glasgow, che impongono il raggiungimento dell’obiettivo di “impatto zero” nelle emissioni di anidride carbonica in atmosfera entro il 2050, si comprendono gli ostacoli che si trovano ad affrontare la UE e i governi nazionali per continuare a sostenere le imprese. Per questo, il 64% degli intervistati del sondaggio Nef a livello Europeo hanno dichiarato che le regole finanziarie UE devono essere adattate alle nuove esigenze, a partire da quelle fissate con il Trattato di Maastricht del 1992 che ha istituito l’Unione Europea, che prevedono che il deficit di bilancio di ogni Paese membro sia inferiore al 3% del Pil (Prodotto interno lordo), mentre il debito nazionale non può superare il 60% del Pil. Questo 64% sale al 68% per gli Italiani intervistati e al 93% considerando unicamente gli “over 55”.

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In proposito, Frank Van Lerven, responsabile dei programmi economici Nef, ha affermato che: «Gli eventi degli ultimi due anni hanno determinato un cambiamento di paradigma nella politica e nella società europee. Come ha dimostrato questo sondaggio, anche gli europei più conservatori dal punto di vista fiscale sanno che non ha senso cercare di riportare l’orologio al 1992. Piuttosto è il momento di prepararsi al futuro con un nuovo modello di spesa per una crescita sostenibile».

Inoltre, il sondaggio è stato lanciato in concomitanza con la pubblicazione del Manifesto su ricordato, firmato da accademici, think tank e organizzazioni della società civile di tutta Europa, che sostiene che le politiche economiche devono “ridurre le disuguaglianze socio-economiche, intergenerazionali e di genere, realizzando i diritti sociali e proteggendo clima e ambiente”.

Aggiunge Valeria Ronzitti, segretario generale di SGI Europe (Services of General Interest, uno dei tre partner sociali della UE che sostiene le imprese Europee e i fornitori di servizi d’interesse generale): «Sia la pandemia da COVID-19 che la guerra in Ucraina spingono la UE ad accelerare e consolidare le transizioni in corso (quella digitale e quella ecologica, ndr), rafforzando la nostra autonomia strategica. Per fronteggiare questa situazione, occorre riformare le regole fiscali esistenti e ripensare le nostre politiche economiche per consentire investimenti produttivi che stimolino la crescita».

Il sondaggio della New Economics Foundation è stato condotto da Censuswide, che ha intervistato 5.000 consumatori di età superiore ai 18 anni, ovvero 1.000 consumatori per mercato in Germania, Francia, Italia, Danimarca e Irlanda, dal 18 al 23 febbraio 2022. Censuswide rispetta e impiega membri della Market Research Society, che si basa sui principi ESOMAR.

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«Questo sondaggio dovrebbe incoraggiare il Presidente del Consiglio a spingere per una riforma a livello europeo – ha dichiarato infine Maurizio Albrizio, direttore dell’Ufficio Europeo di Legambiente. – Gli italiani conoscono fin troppo bene l’effetto di limiti di spesa e indebitamento inutili e draconiani, e nessuno vuole un ritorno all’austerità».