Massimo Rosso, come leggere la complessità

La tecnologia non è mai neutra. Massimo Rosso, CIO di RAI, fisico di formazione, anima rock e instancabile camminatore. «Analizzare il presente per guardare al futuro»

Come nella lezione di Popper, il futuro deve essere costruito. «Su cosa costruire e su come farlo, c’è ancora molto da discutere». Parola di Massimo Rosso, direttore ICT di RAIRadiotelevisione Italiana. Piemontese di nascita e di residenza, 57 anni, è sposato, ha un figlio e una laurea con Lode in Fisica teorica in tasca. Oltre al suo lavoro in RAI, è attivo a livello associativo come presidente di CIONET Italia. La lettura è una delle sue più grandi passioni, con un occhio sempre attento ai cambiamenti dettati dai nuovi strumenti e le tecnologie trasformative della realtà. «La tecnologia non è mai neutra e porta sempre in maniera intrinseca lo sguardo di chi l’ha sviluppata». Per Massimo Rosso, comporre la frattura tra cultura umanistica e cultura tecnico-scientifica è più di un esercizio accademico, ma una modalità operativa per leggere la complessità.

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Come gestisci la tua vita quotidiana al di fuori della sfera professionale?

«La giornata inizia presto: e-mail e notifiche notturne critiche. Poi continua in modo non standard, essendo necessario fornire soluzioni in ambiti oramai sempre più diversi e specifici a interlocutori differenti, adottando per ciascuno l’approccio più corretto. A metà giornata, non di rado rinunciando alla pausa pranzo, cerco di concedermi una passeggiata, per immergermi nel “mondo reale”, ascoltando musica, spesso ad alto volume in cuffia, prevalentemente rock: Queen, The Beatles, AC/DC, Pink Floyd, Led Zeppelin, The Rolling Stones, Red Hot Chili Peppers Guns N’ Roses. La cena è un momento importante da salvaguardare per ritrovarsi con la famiglia, anche se le telefonate a fine giornata non mancano mai. In inverno, la serata è dedicata all’intrattenimento, utile per alleggerire la mente: film e fiction in prevalenza. In estate, con le temperature più miti e le giornate che si allungano, preferisco concedermi una seconda camminata per boschi e sentieri, letteralmente dietro casa, avendo la fortuna di abitare in provincia. Mi addormento molto tardi, non prima dell’una. Dedico almeno un’ora e mezza alla lettura, esperienza che vivo nel completo silenzio, quando in casa tutti dormono e dall’esterno non giunge alcun rumore. Il fine settimana è dedicato allo svago per visitare una mostra o per una cena. È il tempo per la famiglia e gli amici, quest’ultimi pochi ma di lunghissima data».

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Sei uno sportivo?

«Non seguo lo sport ma mi piace sentirmi in forma. Amo molto camminare. Per anni, ho praticato lo sci escursionistico e alpino, oggi preferisco le ciaspole. In estate, uso spesso anche la bicicletta, soprattutto la mountain bike per percorrere i sentieri della mia valle, la Val di Susa».

Qualche volta però bisogna staccare la spina

«La vacanza canonica è dedicata al viaggio itinerante in Europa e America con la famiglia e gli amici. Un momento per condividere momenti ed esperienze anche con mio figlio che ha già 22 anni. Ai lunghi viaggi, spesso si aggiunge la settimana al mare di assoluto riposo. Nel fine settimana o durante i ponti festivi, l’Italia con le sue città d’arte è la destinazione prediletta. Frequento molto la Valle D’Aosta, avendo una casa a 1500 metri, che mi permette di frequentare la montagna tutto l’anno».

Il viaggio è anche una metafora della vita. Qual è la tua prossima destinazione?

«A parte un primo periodo dedicato alla ricerca scientifica in fisica teorica, ho sempre lavorato in RAI. La carriera e il potere non mi hanno mai appassionato o dato grande soddisfazione personale. Essendo a cavallo tra i Boomers e Millennials, sento il bisogno di dare un senso a tutti questi anni trascorsi nell’ICT. Sono molto interessato e incuriosito dalle nuove generazioni, dalla loro energia, dal loro modo di vedere il futuro. Ma anche dalle nuove dinamiche sociali e dall’uso e abuso della tecnologia. Le “monadi” che non comunicano sono un problema sociale di cui dobbiamo occuparci. Mi piacerebbe, compatibilmente agli impegni di lavoro, portare la mia esperienza nelle scuole e le università, per svolgere anche attività di tutoraggio e coaching, perché la conoscenza si trasmette attraverso lo studio e l’esperienza, e in cambio c’è sempre qualcosa da imparare. Il dialogo è il luogo dell’incontro e della conoscenza per contribuire a sviluppare un pensiero critico come antidoto alla manipolazione e all’uso non consapevole della tecnologia».

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Luciano Guglielmi CIO, direttore comitato di Indirizzo per la Fondazione per la Sostenibilità Digitale – senior advisor di PwC – Board member and ambassador di CIO AICA Forum