Mozilla lancia una startup per sviluppare un’IA più aperta

Mozilla lancia una startup per sviluppare un’IA più aperta

La fondazione pensa che la guerra dei chatbot non stia andando nel verso giusto. Ecco perché

Mozilla ha creato una nuova startup chiamata Mozilla.ai, che ha l’obiettivo di “costruire un ecosistema AI open source affidabile e indipendente”. Moez Draief, ricercatore e scienziato di lunga data nel campo dell’intelligenza artificiale, guida la nuova startup su cui l’organizzazione ha investito 30 milioni di dollari. La mossa arriva in un momento cruciale, con prodotti come ChatGPT, Bing, Dall-E e Stable Diffusion che sono diventati estremamente popolari ma con la nascita di numerosi problemi in termini di disinformazione e violazione del copyright. Mozilla non è nuova ad analizzare un contesto del genere. Già nel 2020 pubblicava lo studio “Creating Trustworthy AI”, rimanendo però ai margini del vero e proprio sviluppo di un’intelligenza artificiale. Ma adesso è il momento di entrare in gioco. L’azienda ha una lunga storia nel mercato della tecnologia, specialmente con Firefox, che non è nemmeno lontanamente tra i browser più usati al mondo ma abbastanza popolare da porre ciò che lo sviluppatore fa dal punto di vista della tecnologia all’interesse dei più.

L’annuncio di Mozilla.ai è poco dettagliato ma fa riferimento alla costruzione di “un ecosistema AI open source affidabile”, con la spiegazione di voler creare strumenti di sicurezza e trasparenza per gli sviluppatori e non tanto sulle mire di business di competere con nomi come GPT-4. A Mozilla piace parlare della costruzione di comunità ed ecosistemi più ampi, ma è chiaro che l’azienda vede anche l’intelligenza artificiale come parte del futuro di Firefox. Il CEO Mitchell Baker ha dichiarato sul podcast Decoder di The Verge di come Firefox (o qualche altro browser) possa riconquistare una quota di mercato sfruttando proprio l’IA. Non a caso, gente come Opera ha deciso proprio di integrare una barra laterale con dentro ChatGPT per agganciare nuovi utenti (o riportare in casa i vecchi). Un contesto su cui si dovrà ragionare visto che la stessa OpenAI, che ha sempre puntato sull’essere un ecosistema aperto, ha iniziato a condividere molte meno informazioni sui suoi modelli e sui dati di addestramento, guarda caso da quando Microsoft ha investito pesantemente sul suo sviluppo.

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