Avanti con l’azione di Governo per restituire centralità al Paese. Sul PNRR, entro agosto le modifiche. Con la messa a punto degli obiettivi del nuovo capitolo dedicato al piano REPowerEU da aggiungere al Piano nazionale di ripresa e la resilienza, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni dichiara assoluto ottimismo, intervistata da Bruno Vespa in apertura della tre giorni del Forum “L’Italia che verrà” alla Masseria Li Reni di Manduria (Ta), giunto alla sua terza edizione, quasi una prova generale per il prossimo G7 in Puglia. «Riusciremo ad avere la terza rata del PNRR, stiamo facendo un lavoro molto lungo e preciso con la Commissione. Sono stati già verificati gli obiettivi, ma sono assolutamente ottimista».

La nuova centralità dell’Italia

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L’obiettivo è rafforzare l’autonomia strategica dell’Ue, diversificando le catene di approvvigionamento energetico e ponendo fine alla dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili russi: «In questa strategia, l’Italia deve giocare un ruolo di primo piano».

giorgia meloni intervistata da bruno vespa

Giorgia Meloni pone l’accento sul controllo e la resilienza delle supply chain – «per essere padroni del nostro destino». Tra i grandi obiettivi strategici, quello di trasformare l’Italia nell’hub energetico europeo: «Siamo la porta dell’Europa nel Mediterraneo. Dobbiamo liberare le risorse dove ci sono per metterle dove servono. Da qui, la necessità di affinare la messa a terra del PNRR».

Senza controllo delle supply chain globali e delle filiere non ci possono essere neppure i campioni del Made in Italy. Dopo l’approvazione del DDL Made in Italy, dotato di un fondo sovrano di un miliardo di euro, il governo sta lavorando sul Piano nazionale per la Microelettronica, atteso per giugno, che sarà coerente con il Chips Act europeo e il nuovo assetto del Piano Transizione 4.0.

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Reduce dall’incontro con il cancelliere tedesco Scholz e già in partenza per la Tunisia dove si incontrerà con il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la premier Meloni rivendica il cambio di paradigma sul dossier migranti con il nuovo accordo di Bruxelles e incassa il sostegno europeo: «I confini dell’Italia sono i confini dell’Europa».

Nessun cambiamento di rotta, invece, sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Meloni dichiara di volere spostare il dibattito in Europa dal tema della ratifica a quello dell’utilità del Mes: «L’Italia è l’unico paese a non averlo ancora ratificato. Il Mes rischia di bloccare le risorse del Paese».

La riforma costituzionale come riforma economica

Per Meloni anche la riforma costituzionale è la più grande riforma economica che si possa fare. «Il dialogo è aperto con tutti. Non ci sono modelli preconfezionati. L’Italia è la patria del diritto, possiamo inventarne uno nostro». Due i punti fondamentali: Elezione diretta e stabilità. «I governi sono decisi dagli elettori. La stabilità è il prerequisito per fare bene. Perché nello spazio di un governo che dura un anno e mezzo, non si possono fare scelte strategiche, ma solo spesa corrente, in vista delle elezioni successive». Sull’autonomia differenziata delle regioni, si tratta di stabilire i livelli essenziali di assistenza, basati sui risultati: «Non ci sono regioni di serie A e regioni di serie B». La regola è una sola: «La buona governance, che richiama il principio di responsabilità e di capacità di spesa dei fondi, compresi quelli europei» – e qui il riferimento implicito è diretto all’indirizzo del governatore della Regione Puglia Michele Emiliano.

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L’innovazione è di destra o di sinistra?

La questione se l’innovazione sia di destra o di sinistra è un argomento dibattuto e complesso.

L’innovazione è un motore di sviluppo economico ed è la leva per rimuomere le disuguaglianze sociali, migliorando la qualità della vita per tutti. Giorgia Meloni dimostra un interesse crescente per l’innovazione e il suo ruolo nella crescita economica e sociale dell’Italia, evidenziando l’importanza di mettere sul tavolo i temi chiave dell’innovazione, come l’intelligenza artificiale, la robotica, la biotecnologia e le energie rinnovabili. Ma anche i rischi connessi. Dall’agricoltura alla salute, dalle infrastrutture all’ambiente con un’attenzione particolare allo sviluppo e all’attuazione dei progetti del PNRR.

Per Meloni, l’innovazione è uno strumento fondamentale per il progresso, la competitività e la sicurezza del Paese. Ma servono regole e rivendica il ruolo della destra nell’aver compreso prima degli altri i rischi della globalizzazione senza regole. Nella strategia di governo di Meloni, l’innovazione è una «forza trasversale» che può essere plasmata e indirizzata in base alle priorità politiche, soprattutto nel contesto della transizione energetica e digitale per lo sviluppo sostenibile. In questo modo, spegnendo anche le ultime polemiche sulle deleghe distribuite e la mancanza di ministero dell’Innovazione. Soprattutto se si considera che il primo ministro dell’Innovazione risale al governo Berlusconi del 2001, con Lucio Stanca alla guida.

«L’economia sta andando bene» – spiega Meloni. «Il governo al fianco delle categorie produttive. Lavoriamo per favorire l’occupazione, agendo sulla fiscalità delle imprese. Nei prossimi cinque anni, vogliamo restituire centralità all’Italia in Europa, difendendo la libertà di famiglie dei cittadini e delle imprese. Dobbiamo favorire le imprese che assumono, che creano lavoro e che investono in innovazione».

Dopo il via libera del Parlamento europeo del regolamento sull’intelligenza artificiale (AI Act) e alla vigilia della prossima votazione in programma tra il 12 e il 15 giugno, Meloni riprende le posizioni già espresse al G7 di Hiroshima. «La globalizzazione ci ha insegnato che all’aumento della produzione non corrisponde necessariamente un aumento dell’occupazione. Sulla globalizzazione ci siamo svegliati tardi, rischiamo di fare lo stesso sull’Intelligenza artificiale, che non è un tema per addetti ai lavori ma di democrazia. Dobbiamo governare l’intelligenza artificiale perché corre più veloce delle regole».

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