FSE 2.0, la trasformazione dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria

FSE 2.0, la trasformazione dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria

Con SAS Viya per governare il dato e metterlo al servizio di medici, infermieri e pazienti

Una delle principali innovazioni degli ultimi anni in campo sanitario è, almeno per quanto riguarda l’Italia, il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. Il cambio di passo, rispetto allo strumento già in essere, riguarda la possibilità, per fruitori e gestori, di creare un vero e proprio ecosistema sanitario digitale nazionale, così da offrire ai cittadini un servizio migliore, sia in termini di velocità che di completezza, anche dal punto di vista di presa in carico sul lungo periodo.

Si tratta di un percorso rivoluzionario, non esente da criticità. Di fatto, il FSE 2.0 è una vera e propria sfida, a cui le strutture sanitarie devono rispondere, affidandosi a partner competenti. E così è successo per l’Azienda Ospedaliera di Alessandria, che ha scelto SAS Viya per abbracciare una nuova gestione del dato e al contempo seguire le linee guida del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. Come noto, ogni Regione ha il suo FSE (Fascicolo Sanitario Elettronico) e i propri repository e registri locali di dati e documenti. Sebbene ci sia una attivazione del FSE pari al 100% (tutte le Regioni ormai l’hanno attivato), la percentuale di effettivo utilizzo oscilla tra il 20% ed il 30%.

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Come spiega Dario Ricci, Direttore Area ICT dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, tecnologie avanzate come quelle di SAS basate sull’IA permettono di sfruttare algoritmi in grado di processare autonomamente milioni di dati, documenti e informazioni e trovare automaticamente elementi di transcodifica e identificare un vocabolario comune, che l’Azienda poi andrà ad inserire all’interno dei suoi sistemi applicativi e del sistema informativo ospedaliero. “Noi stiamo sfruttando avanzate tecniche di analisi, anche di Machine Learning e di Intelligenza Artificiale, per ripulire dati, documenti e informazioni affinché siano già pronti per la nuova Infrastruttura Nazionale di Interoperabilità” continua Ricci.

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“Stiamo lavorando per riordinare completamente tutta la codifica delle prestazioni e dei quesiti diagnostici per renderli coerenti con i cosiddetti dizionari di codifica ossia gli standard a livello nazionale e livello internazionale (che sono poi quelli definiti nelle linee guida per l’FSE 2.0). Le prestazioni di laboratorio, per fare un esempio, negli anni sono state codificate un po’ a discrezione dell’Azienda, un po’ secondo le indicazioni regionali, un po’ secondo alcuni standard internazionali. Molto dipendeva dalla sensibilità dei singoli operatori. Ora è fondamentale ricondurre tutto a uno standard unico e condiviso”.

L’interoperabilità delle informazioni si basa, in gran parte, sull’utilizzo di un “dizionario” comune. Per questo, l’Azienda Ospedaliera di Alessandria sta collaborando con SAS proprio per avviare un primo assessment dello stadio iniziale del livello di codifica delle prestazioni, dal quale sviluppare poi il vocabolario unico, secondo gli standard definitivi dal FSE 2.0, che consentirà di inviare i dati al gateway del Sistema FSE nazionale.

Fronte comune

Non a caso, l’uso del dato sanitario, codificato tutte le varie attività cliniche, fa parte della mission istituzionale dell’Azienda, perché è attraverso le informazioni correttamente codificate che medici e operatori riescono anche ad essere più efficaci. “Ad esempio, i dati sono elementi di grandissimo valore a supporto dei medici nell’identificare le dimissioni ospedaliere e i criteri di appropriatezza prescrittiva, ossia per verificare le prestazioni tra le patologie in ingresso, l’esito della diagnostica, il percorso terapeutico e la certificazione in uscita”. Informazioni fondamentali per governare un ospedale, affinché medici e operatori possano accedere a dati corretti, per collaborare in sintonia e offrire un servizio puntuale e personalizzato. “Dal punto di vista tecnologico le innovazioni in campo sanitario sono davvero moltissime. La vera grande innovazione sarà ribaltare il paradigma, passando da un approccio di cura ad una strategia di prevenzione, obiettivo tutt’altro che in conflitto con l’attuale missione di una Azienda Ospedaliera il cui obiettivo finale è sempre far stare bene le persone”.

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