Dal Fisco digitale a Genya, tre decenni di innovazione

Dal Fisco digitale a Genya, tre decenni di innovazione

Dati, processi gestionali, cloud e intelligenza artificiale. L’evoluzione digitale contabile in Italia sotto il segno di Wolters Kluwer Tax & Accounting. L’espansione grazie all’ecosistema Genya e il ruolo chiave della fatturazione elettronica nella trasformazione digitale del Paese

Dematerializzazione, digitalizzazione dei processi, fatturazione elettronica. Il settore contabile, in Italia, ha ricevuto negli scorsi anni un boost di innovazione che ha saputo recepire in maniera veloce e concreta. Non è un’eresia affermare come il nostro Paese, rispetto a tanti altri in Europa, sia stato quello che più di altri ha creduto alle potenzialità del digitale per rinnovare alcuni flussi rimasti, per decenni, sempre uguali a sé stessi. La spinta, a favore di tale adozione, è stata doppia. Da un lato l’incalzare della pandemia, che ha obbligato il remote working ad adattarsi con repentinità al cambiamento; dall’altra la normativa, con la necessità, a partire dai professionisti, di abbracciare soluzioni avanzate di gestione della produttività.

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«L’Italia, come Paese, è stato uno dei primi che ha imposto un’automazione dei processi fiscali, negli anni 90, con il famoso Fisco digitale» – spiega Pierfrancesco Angeleri, managing director di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia. «L’obiettivo, allora, era contenere l’evasione, con la conseguenza, per i professionisti, della ricezione di una serie di sollecitazioni verso l’uso di software dedicati. Quindi è evidente che entro i nostri confini, lo scenario sia molto avanzato, seppur “imposto” dall’alto». Un panorama che si è sviluppato nel tempo. I tool sono diventati sempre più complessi e sofisticati, per rispondere alle nuove esigenze di studi commercialisti, professionisti e consulenti del lavoro.

Alla fine dello scorso decennio, Wolters Kluwer Tax & Accounting ha avviato un nuovo percorso della sua storia trentennale, costruendo una piattaforma con cui permettere ai clienti di utilizzare il meglio della tecnologia a disposizione. «Il suo nome è Genya. Questa si basa su un cloud multi-tenant, ed è disegnata capovolgendo il paradigma progettuale degli anni 90, focalizzato sugli adempimenti» – sottolinea Angeleri. «I singoli verticali dell’epoca erano molto lineari, ossia sviluppati per seguire filoni specifici, senza una base solida. La nostra idea è stata invece quella di “governare” il mondo delle tasse, facendolo poggiare su un ERP, un ambiente per la gestione dello studio, su cui costruire le varie verticalizzazioni. Insomma, non più un applicativo votato all’adempimento, ma un sistema gestionale per il professionista a tutto tondo, aperto a tante integrazioni».

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Il cloud come abilitatore

Oggi, gli studi professionali diventano sempre più grandi e complessi. Come le aziende hanno avuto bisogno di evolversi per sopravvivere, così i professionisti hanno capito di dover gestire le loro attività in modalità end-to-end. «Sicuramente, abbiamo operato uno switch mentale, aiutando il commercialista a vedere il proprio studio come un’azienda e a gestirlo come tale». Seguendo questo stimolo, come risponde il “mondo” con cui Wolters Kluwer Tax & Accounting ha a che fare? «Una gran parte di clienti ha ben accettato il passaggio che l’organizzazione ha seguito, nell’aggiornamento delle soluzioni e la centralità di Genya.

La stessa user experience del tool è concepita per riprendere tante tipologie di uso moderno delle tecnologie a cui siamo più abituati. C’è sicuramente una fetta più resistente al cambiamento, ma questo fa parte del gioco». Wolters Kluwer Tax & Accounting registra una risposta molto positiva del mercato, con spazi di miglioramento verso un’adozione più ampia. Angeleri vede una costante accelerazione verso un’evoluzione naturale, che prima o poi porterà tutti a dover aggiornare i propri modelli di business e di servizio al cliente. «Quello che facciamo è aiutare i professionisti nel loro percorso di evoluzione. Nel giro di pochi anni, siamo passati dalla contabilità cartacea a quella digitale. Capire che l’automazione può liberare le operazioni più dispendiose, in termini di tempo e risorse, permette di concentrarsi meglio su altre iniziative. È un po’ come tornare all’alba dell’affermazione dello specialista contabile, quando questa figura era il braccio destro dell’imprenditore, in grado di consigliare sugli acquisti da fare e sulle migliori azioni da seguire. Genya, per noi, è il tassello per abilitare una serie di elementi propedeutici alla consulenza del commercialista ai clienti finali. Lavorare con uno strumento moderno consente di dare più valore alle proprie capacità, che se usate con nozione di causa aprono a una maggiore marginalità».

Sviluppo gestionale

Lo sviluppo degli ERP segue, molto da vicino, la crescita dell’azienda. Man mano che l’impresa cresce, ci si rende conto che la dipendenza dal solo consulente può rappresentare un vincolo. Maggiore è la capacità del professionista nel guidare questo processo di digitalizzazione, maggiori sono le garanzie per il proseguimento del suo lavoro, beneficiando appieno dell’innovazione. «Tra l’ERP e il professionista c’è la fatturazione elettronica. Nella catena del valore vediamo questi tre elementi interdipendenti e legati dalle rispettive crescite. Nella PMI, la mancanza della considerazione di un ERP che vada oltre la gestione dei conti, ha creato delle difficoltà, soprattutto in periodo Covid. L’imprenditore più attento e lungimirante è stato spinto all’adozione di uno strumento di gestione allargata del proprio business. La vitalità del mercato è continuata anche successivamente, favorendo la comprensione che la voce dell’IT non è più un costo, ma un investimento nel budget annuale». C’è da dire che quello italiano è un mercato dell’ERP che arriva da lontano. «Dopo una prima ondata di interesse c’è stato un rallentamento, tanto che molte PMI hanno ancora applicazioni tecnologicamente superate. C’è bisogno di un cambiamento su larga scala, sia su lato applicativo che infrastrutturale, che nessuna azienda può più evitare».

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Tornando alla fatturazione elettronica, la sua adozione è quasi completa, anche grazie all’allargamento della platea alle ditte individuali. «Il mercato ha risposto molto bene, in termini di target, sia lato professionisti che lato imprese. Tutto l’ecosistema si è mostrato maturo e idoneo a fornire strumenti di qualità. È stato fatto un ottimo lavoro, da parte di chi ha deciso di forzare il suo utilizzo e dei fornitori, che hanno lanciato le piattaforme per semplificare il flusso di contabilità. La fatturazione elettronica, digitale per natura, ha eliminato quel restante residuo di carta che rimaneva negli studi, soprattutto i più piccoli. In questo, l’Italia come front-runner ha rappresentato un esempio per l’Unione Europea, che dovrebbe allinearsi a quelle nazioni che già l’hanno adottata».

Dati e intelligenza artificiale

Dati e intelligenza artificiale sono i due grandi cantieri su cui Wolters Kluwer Tax & Accounting sta già costruendo il proprio futuro. Come ricorda Angeleri, il grande potenziale dell’AI risiede nella capacità di aggregare il vasto patrimonio informativo a disposizione. Questa enorme quantità di informazioni potrebbe essere utilizzata in futuro da qualsiasi studio professionale per offrire ai clienti servizi altamente personalizzati, sfruttando insights e nuove correlazioni nascoste tra i dati. «Vogliamo rilasciare strumenti che permettano ai professionisti di fornire ai propri clienti servizi sempre più trasparenti e veloci, oltre che sicuri. Dati e AI sono un binomio imprescindibile e lo saranno sempre di più domani. Punti cardinali di un’evoluzione della quale vediamo emergere solo alcuni tratti, ma quanto basta per comprendere il potenziale di trasformazione per l’intero settore».